ATTO TERZO
Vasta foresta , che si ‘vede a traverso d’ un’ ampia grotta.
Dal più lontano fondo della selva alcuni soldati Gettuli cautamente vendono per esplorare ; e trovando deserto il luogo ritornano indietro per far avanzare il loro Re Jarba , il quale comparisce sopra un carro preceduto da Araspe, e seguito da numerosa schiera di soldati armati. Giunti alla volta della grotta , si arrestano , ed il Re discende dal suo carro. Depone in fretta le insegne reali, ed al romoroso suono di alcuni strumenti , e all’ abbajar de’ cani prende per quel momento altra direzione. Giungono in gran numero i cacciatori e le cacciatrici , chi di picche armati, e chi di zagaglia; altri con reti, ed altri con cani, cui il suono dei corni rende impazienti e sdegnosi al guinzaglio che li doma. I principali Tirj stretti in sella precedono la Regina , che montata sopra il suo ginnetto si avanza. I Frigi , ed il bell’Ascanio avanti a lei cavalcano ; ma di beltà feroce e grazioso Enea colla sua schiera le viene a lato simile in tutto al biondo Apollo. Tosto che i primi cacciatori sono penetrati nel più folto della selva, ecco uscire dai covili diverse fiere , che a torme fuggono spaventate dai balzi alla pianura scendendo. Arditamente i cacciatori su fervidi destrieri per la campagna le inseguono, mentre più lenti i pedoni piantano negli agguati le reti, onde chiuderne i passi, ed arrestarne l’ impeto. In un momento , e per tutta la selva chi questa belva investe , chi quell’ altra trafigge : il giovinetto Ascanio pure di molti colpi e molte prede ha l’ onore. Finalmente di sì lungo esercizio stanca essendo Didone, vuole a se stessa e agli altri tutti dare riposo e rinfresco. Ad un suo cenno il suono dei corni rimbomba per tutta la foresta, e tutti al suo volere aduna sotto la volta dell’ ampia grotta. Immantinente sono distesi al suolo molti drappi di porpora e molte pelli di tigri e di leoni , e la Regina la prima sopra vi si adagia in mezzo ai più distinti personaggi , e presso ad Enea. Tutti i cacciatori e le cacciatrici portando le loro prede in guisa di trofeo passano innanzi alla Regina in bell’ ordine distribuiti. Ascanio aneli’ esso è in questo trionfo , e depone ai piedi di lei le belve di sua mano uccise. Qui vengono portati e distribuiti molti vasi di squisiti liquori, molte vivande , e canestri di frutta , e , mentre ciascuno se ne ciba e si ristora , Ascanio disfida a tirare al segno le Tirie donzelle , delle quali è vincitore , ed ottiene in premio una corona.
Qui fattosi Didone un vaso porgere D’ oro grave e di gemme , ov’ era solito Né conviti, e né dì solenni e celebri Ber Belo , e gli altri che da Belo uscirono , Di fiori ornollo, e di vin vecchio empiendolo Oro così dicendo ; Eterno Giove , Priegoti ; che a’Fenicj ed a’ Trojani Fausto sia questo’ giorno , e memorando Sempre a’ posteri loro Voi co’ vostri favori e Tirj e Peni Prestate a’ prieghi miei di voto assenso. Ciò detto riversollo , e lievemente Del sacrato liquor la mensa asperse, Poscia ella in prima con le prime labbia Tanto sol ne sorbì , quanto n’ attinse. Indi con dolce oltraggio , e con rampogne A Bizia il die , che valorosamente A piena bocca infino a l’ aureo fondo vi si si tuffò col volto, e vi s’ immerse; Ciò seguir gli altri Eroi.
E quindi le danze leggiadrissime intrecciate dalle più belle e graziose donzelle , in cui non meno delle altre la Regina pure si esercita, tutta nel suo pensiero intenta a piacere all’ ospite suo prediletto. In questo si riempiono i vasi e le coppe.
Un novo plauso incominciano i Tirj, Seguiro i Teucri ; e l’ infelice Dido Che già fea dolce con Enea dimora Quanto bevesse amor non s’ accorgendo a lungo ragionar seco si pose.
Frattanto dal fondo della foresta pel suono degli stromenti ricevono i cacciatori nuovo invito e desio , e già tutti solleciti ad impugnar le armi Veloci al còrso s od agili a gettarsi sopra i cavalli andar si vedono tutte in molo le schiere. Ma in questo si turba il cielo , e mormora , diluvia e grandina fra continuo scoppio di saette ; ciascuno fugge , e cerca ricovero né più prossimi asili. Enea diviso fra la paterna tenerezza , ed il pendere dell’ avvenente Regina , per la quale già occultamente sente palpitare il suo cuore, ora dell’ uno, ora dell’altra ne va in traccia smanioso per sottrargli al periglio. Didone però che immensamente desia di piacere al caro Duce , sfuggire non si lascia niuna occasione per rendersi a lui gradita, e perciò più che a se stessa pensando al fanciullo Ascanio, lo raggiunge , e sovra le sue braccia tutto smarrito lo mena salvo nell’antro: ivi lo colloca su di una pelle di tigre , e con tenere carezze confortandolo.
Ella con gli occhi, Col pensier tutto lo contempla , e mira , Lo palpa , e ‘l bacia , e in grembo lo si reca.
È questo il luogo , ove l’ infelice Regina trova la prima origine delle sue sventure. Divampando d’ amore per Enea , ella gli dichiara la sua passione , che divieti maggiore pei giuramenti scambievoli d’ inviolabile fedeltà. Ella si chiama già moglie di Enea , e lui suo sposo. Questa scena di sentimento viene troncala dagli arcieri, dalle donne , e dai fanti che di mano in mano sopraggiungono per rintracciare la Regina ed Enea. Universalmente giubilando di vederli salvi, tutto il convoglio di caccia riunito fa ritorno alla città.