WoO 196 Es muss sein! (Deve essere!), scherzo o spunto di canone
WoO 196 “Es muss sein!” (Deve essere!), scherzo o spunto di canone, aprile 1826, pubblicato in fac-simile nella Zeitschrift für Deutschlands Musikvereine und Dilettanten. (Rivista per società musicali e dilettanti tedeschi) di Gassner (Karlsruhe), 1844, 3° parte, poi a suo tempo da Thayer, recentemente da M.A.F. (1957), e da Hess nel quinto fascicolo dei Supplente zur G.A., 1962. Bruers 331 – Hess 270 – KH. (WoO)196 – L., IV, pagina 353/h, 2 T. 261.
Del manoscritto originale il catalogo KH non dà notizia. Per le varie soluzioni vedere Thayer – R. e M.A.I. sopra citati. Secondo quanto racconta Holz, un ricco viennese amante della musica, lo Hofkrieger Dembscher, non essendogli stato possibile assistere alla prima esecuzione del Quartetto Opus 130 data dal Complesso Schuppanzig, aveva pensato di far ripetere l’opera privatamente presso di sé da altri artisti e cercato di procurarsene le parti. Beethoven in principio andò in collera, poi finì col chiedere in via di accomodamento una somma di 50 fiorini come indennizzo per Schuppanzig. Le parole con cui la richiesta venne accolta da Dembscher: “Wenn es sein Muss!” (Se così deve essere!), interpretate con un senso di fatalità umoristica avrebbero dato al maestro il primo spunto del canone scherzoso in oggetto: “Es muss sein! heraus mit den Beutel!” (Così deve essere! fuori con la borsa!).
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Titolo ufficiale: WoO 196 Es muß sein! Kanon (F-dur) nach einem eigenen Text Widmung: – NGAXII/2 AGA- SBG V/51 (2. Auflage: 52; Hess 270)
Origine e pubblicazione: scritto probabilmente tra il 31 luglio e il 3 agosto 1826. La prima edizione fu pubblicata postuma nel 1908 nella biografia di Beethoven di Alexander W. Thayer. Il ricco mecenate della musica e violoncellista Ignaz Dembscher (circa 1776-1838) organizzava spesso concerti per quartetto d’ archi presso la sua casa, principalmente con l’Associazione del quartetto di Joseph Mayseder. Beethoven gli aveva messo a disposizione in diverse occasioni parti dei suoi quartetti. Dembscher non aveva assistito alla prima esecuzione dell’op. 130 il 21 marzo 1826 , eseguita dallo Schuppanzigh-Quartett di Vienna, ma vantandosi di poter esibire artisti migliori a casa sua, aveva detto che sicuramente avrebbe ricevuto gli spartiti da Beethoven. Quest’ultimo ne fu sconvolto e rispose nell’aprile 1826 alla richiesta di Dembscher, che domandò il materiale per l’ esecuzione, chiedendo 50 fiorini per Schuppanzigh come risarcimento. Dembscher inizialmente non volle pagare e chiese a Karl Holz di mediare con Beethoven (cosa che Holz rifiutò). Secondo i ricordi di Holz, Dembscher avrebbe chiesto nel luglio 1826 „ob es seyn muß“, diventando l’ involontario generatore sia del canone che del tema del finale dell’op. 135. Dembscher pagò finalmente i 50 fiorini in occasione dell’onomastico di Schuppanzigh il 31 luglio 1826. Tra il 31 luglio e il 3 agosto 1826 Beethoven redasse una lettera in un quaderno di conversazione, cui doveva essere allegato il canone. Il 3 agosto Karl Holz scrisse nel quaderno di conversazione: „Den Canon möchte ich mir gerne abschreiben; ich will ihn machen lassen.“ Alla fine dell’ agosto 1826 riferì: „Mir liegt so wenig daran, daß ich ihn [Dembscher] nicht einmahl ärgern will. Wenn ich so gemein seyn wollte, wie er, so könnte ich mich leicht rächen; ich ließe den Canon drucken, mit einer Anekdote, daß man ihn mit Händen greifen sollte.“ Holz fece pubblicare l’ aneddoto solo nel 1843, quando pubblicò il canone come facsimile nel giornale della Gassners Zeitschrift für Deutschlands Musik-Vereine und Dilettanten assieme ad un „Original-Anecdote von Beethoven“. Se nel 1826 la rabbia contro Dembscher era ancora viva, il motivo della pubblicazione nel 1843 (Dembscher era morto nel 1838) risiede in una correzione del ricordo di Anton Schindler sulla vicenda e della sua origine (Schindler riferisce erroneamente che il motto „Muß es sein – Es muß sein“ nacque dalle discussioni settimanali di Beethoven con la sua governante), che Holz espone come „ganz unrichtig“ e „reine Erfindung“. Holz non menziona Dembscher per nome, ma lo descrive come „ein in Wien bekannter wohlhabender Musikliebhaber D***“.
Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it