WoO 92a – No, non turbarti, scena ed aria per soprano e orchestra d’archi
I) Recitatico (Allegro ma non troppo) – II) Aria (Andante)
WoO 92a – “No, non turbarti”, scena ed aria per soprano e orchestra d’archi, 1801 circa, pubblicata parzialmente (recitativo e basso numerato d’accompagnamento, con le correzioni di Salieri) da Nottebohm, St., pagg. 222-225; integralmente (recitativo ed aria per canto e orchestra d’archi, con le correzioni di Salieri e in più una riduzione per pianoforte della parte orchestrale a cura del revisore) da Willy Hess, Wiesbaden, Bruckner Verlag, 1948 (oggi Alkor-Edition, Kassel); poi ancora dallo stesso, canto e orchestra d’archi, nel secondo fascicolo dei Supplemente zur GA., 1960. B. 332/23 – H. 119 – KH. (WoO)92/a – T. 264/23.
In margine al manoscritto originale, che è conservato nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino, si trova questa annotazione autografa: “Eserciti, da Beethoven”. Ed infatti la composizione rientra, come le numerose Canzoni italiane a due, tre e quattro voci, nel numero di quelle scritte dal maestro per la pratica della prosodia e dello stile di canto italiani sotto la guida di Salieri. Un’aria di carattere melodrammatico, del genere, ma non dell’importanza, di quelle “Ah, perfido!” e “Primo amore piacer del Cielo”, composte qualche anno prima, del terzetto “Tremate, empi, tremate!”, abbozzato nello stesso periodo di tempo ed eseguito, e forse ritoccato, molti anni dopo, e del duetto “Nei giorni tuoi felici” composto nel 1802-1803: opere, queste, per le quali però non si può più parlare di esercizi e che non portano traccia di correzioni di Salieri. Il Recitativo è di tipo comune e segue musicalmente le inflessioni della declamazione parlata. L’orchestra d’archi si adegua all’espressione vocale e non manca d’accentuare con qualche spunto imitativo i riferimenti, di cui il testo poetico abbonda, alla tempesta che si avvicina, al cielo che s’oscura, all’alzarsi del vento, al volo sbandato degli uccelli, al folgorare del lampo, al rumoreggiare del tuono. Il tema dell’aria ricorda quello della Sonata per pianoforte e corno op. 17. Alcuni abbozzi, citati da Nottebohm, rivelano che Beethoven in un primo momento aveva pensato di introdurre nella cadenza qualche vocalizzo. Il testo poetico fa parte della cantata “La tempesta di Metastasio”. I versi: “Ma tu tremi ecc.” sono stati musicati da Beethoven anche nella canzone italiana per soprano, contralto e tenore di cui al n. 60.
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Il testo completo
O non turbarti o Nice io non ritorno
A parlarti d’amor so che ti spiace
Basta così vedi che il ciel minaccia
Improvvisa tempesta alle capanne
Se vuoi condurre il gregge io vengo solo
Ad offrir l’opra mia. Che non paventi
Osserva che a momenti
Tutto s’oscura il ciel che il vento in giro
La polve inalza e le cadute foglie
Al fremer della selva al volo incerto
Degl’augelli smarriti a queste rare
Che ci cadon sul volto umide stille
Nice io preveggo ah non tel dissi o Nice
Ecco il lampo ecco il tuono o che farai
Vieni senti ove vai non è più tempo
Di pensar alla greggia in questo speco
Riparati frattanto io sarò teco.
Ma tu tremi o mio tesoro
Ma tu palpiti cor mio
Non temer con te son io
Né d’amor ti parlerò.
Mentre folgori e baleni
Sarò teco amata Nice
Quando il ciel si rassereni
Nice ingrata io partirò.
Siedi sicura sei nel sen di questa
concava rupe infin’ ad or giammai
Fulmine non percosse
Lampo non penetrò l’adombra intorno
Folta selva d’allori
Che prescrive del ciel limiti all’ira
Siedi bell’idol mio siedi e respira
Ma tu pure al mio fianco
Timorosa ti stringi e come io voglia
Fuggir da te per trattenermi annodi
Fra le tue la mia man rovini il cielo
Non dubitar non partirò bramai
Sempre un sì dolce istante ah così fosse
Frutto dell’amor tuo non del timore
Ah lascia o Nice, ah lascia
Lusingarmene almen chi sa mi amasti
Sempre forse fin’or fu il tuo rigore
Modestia e non disprezzo e forse questo
Eccessivo spavento
È pretesto all’amor parla che dici?
M’oppongo al ver tu non rispondi abbassi
Vergognosa lo sguardo
Arrossisci sorridi intendo intendo
Non parlar mia speranza
Quel riso, quel rossor dice abbastanza.
E pur fra le tempeste
La calma ritrovai
Ah non ritorni mai
Mai più sereno il dì
Questo de giorni miei
Questo è il più chiaro giorno
Viver così vorrei
Vorrei morir così.
Titolo ufficiale: WoO 92a No, non turbarti Szene und Arie (C-dur) nach einem Text von Pietro Metastasio für Sopran und Streichorchester Widmung: — NGA X/3 AGA-SBG II/1 (Hess 119)
Creazione e pubblicazione: Aria composta probabilmente nell’inverno del 1801/02. La prima edizione della partitura (con una riduzione per pianoforte sottolineata) fu pubblicata postuma nel 1948 da Brucknerverlag a Wiesbaden. La composizione fu realizzata al termine delle lezioni di Beethoven con Antonio Salieri (titolo “Esercizii” sulla partitura autografa). Dopo aver abbozzato la composizione, i manoscritti autografi rivelano tre fasi di sviluppo: prima trascrizione della partitura, una ove vi sono stati inseriti i miglioramenti di Salieri, e una notazione ripetuta della parte cantata, che in parte tiene conto delle correzioni di Salieri, ma mostra anche cambiamenti indipendenti. Poiché le note sui fogli 1-23r del quaderno di abbozzi detto “Keßler”, che contengono anche l’ultima fase di sviluppo, furono „bis spätestens Februar 1802 niedergeschrieben worden“ nell’inverno del 1801/02, l’intero processo compositivo documentabile è avvenuto probabilmente in questo periodo. Il 5 giugno 1822 Beethoven offrì alla casa editrice CF Peters di Lipsia, oltre alla Missa solemnis, numerose opere precedenti per esser pubblicate, tra cui „mehrere ausgeführte Gesänge mit Klawier, für jeden derselben 12 Ducaten worunter sich auch eine kleine italienische Kantate befindet mit Recit.“ (BGA 1468). Come si evince dalla bozza del relativo listino prezzi, la “cantata” era WoO 92a (Nr. 5: „No, non torbarti o Nice mit accomp von 4 Stimmen“; BGA 1468). Beethoven intendeva probabilmente l’ aria in una versione con pianoforte. Le trattative contrattuali, tuttavia, non portarono a una conclusione e l’aria rimase non stampata durante tutta vita di Beethoven. Otto Tahn fece una copia del listino prezzi citato, che è riprodotto nella biografia di Alexander W. Thayer, ma con il titolo errato “Odorata … O Nice” (TDR III p. 619). Willy Hess incluse il titolo distorto come n. 138 nella sua lista di opere non pubblicate nell’AGA (Hess/Green pp. 80, 90). Testo: è tratto dalla cantata “A Nice” di Pietro Metastasio (1698-1782) — questo è il titolo nell’edizione di Milano 1765, nell’edizione di Parigi 1780-82 era “La Tempesta”. Non è possibile dimostrare quale modello abbia utilizzato Beethoven e se si trattasse effettivamente di un’edizione stampata o se il suo maestro Salieri gli abbia consegnato i testi in forma manoscritta. Le diffusissime stampe Milano 1765 e Parigi 1780-82 erano d’ uso limitato, in quanto non contenevano tutti i testi metastasiani che Beethoven mise in musica nelle sue lezioni con Salieri. Beethoven mise in musica solo la prima metà della cantata. Gli abbozzi di composizione nel taccuino “Keßler” con gli ultimi due versi dell’aria “E pur fra le tempeste” che conclude la cantata indicano che originariamente intendeva mettere in musica l’intera cantata (per l’ edizione completa dei canti italiani a cappella, a cura di Graziano Denini, vedere WoO 99). Prima esecuzione sconosciuta. Secondo Willy Hess, la prima rappresentazione postuma ebbe luogo durante il Bonn Beethoven Festival nel 1949 (Salieri korrigiert Beethoven. Eine Beethoven-Uraufführung auf dem Bonner Beethovenfest).
Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it
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