WoO 70 Variazioni (6) in sol maggiore per pianoforte su “Nel cor più non mi sento” della “Bella Molinara” di Paisiello
Thema – Andante
Composizione e pubblicazione: composte probabilmente nella seconda metà del 1795, al più tardi all’inizio del 1796. L’edizione originale: marzo 1796 Traeg, Vienna. La ripresa dell’opera di Giovanni Paisiello “L’amor contrastato ossia La Molinara”, avvenuta il 2 giugno 1795 al Kärntnertortheater di Vienna e la pubblicità dell’edizione originale delle variazioni WoO 70 pubblicata da Traeg il 23 marzo 1796 sulla Wiener Zeitung segnano il probabile periodo di origine. Gerhard Wegeler forniscono informazioni sulle circostanze che spinsero Beethoven a scrivere questa composizione:
„Beethoven war mit einer sehr werten Dame in einer Loge, als eben La Molinara aufgefiihrt wurde. Bei dem bekannten: Nel cor più non mi sento sagte die Dame: sie habe Variationen über das Thema gehabt, sie aber verloren. Beethoven schrieb in der Nacht die VI Variationen hierüber und schickte sie am ändern Morgen der Dame mit der Aufschrift: Variazioni usw. Perdute per la — ritrovate per Luigi van Beethoven. Sie sind so leicht, daß die Dame sie wohl a vista sollte spielen können.“
“Beethoven era in un loggione in compagnia di una gran dama quando venne eseguita La Molinara. Quando si arrivò alla nota aria “Nel cor più non mi sento”, la dama disse “avevo delle variazioni sul questo tema, ma le persi”. Durante la notte Beethoven scrisse sei variazioni su questo tema e il mattino successivo le inviò alla signora accompagnate dalla scritta: Variazioni ecc. Perdute per la – ritrovate per Luigi van Beethoven. (In italiano nel testo) Sono così facili che la dama dovrebbe essere in grado di interpretarli a prima vista. “(Wegler / Ries pagina 80).
L’edizione originale fu pubblicata nel marzo 1796 da Traeg a Vienna come Opus 3. Da quando Artaria pubblicò a Vienna nella primavera 1797 il trio d’archi in mi bemolle maggiore, attribuendogli lo stesso numero di opus, Traeg non contò più le variazioni come “opus” nelle edizioni successive, ma semplicemente come “n. 3”. L’ accenno di un’edizione di Traeg con numero a stampa “302” sul catalogo Kinsky-Halm si riferisce all’edizione di Cappi & Diabelli.
Il soggetto è il duetto “Nel cor più mi sento” di Giovanni Paisiello (1740-1816) Per l’ opera “L’ amor contrastato” (Atto II, Scena 2, Andantino, Sol maggiore):
Nel cor più non mi sento brillar la gioventù;
cagion del mio tormento,
amor, sei colpa tu.
Mi pizzichi, mi stuzzichi,
mi pungichi, mi mastichi;
che cosa è questo ahimè?
Pietà, pietà, pietà!
Amore è un certo che,
che disperar mi fa.
L’ aria fu – ed è tuttora – soggetto di numerosi cicli di variazioni, da Paganini (Scena amorosa in sol maggiore, MS 44 – Introduzione e variazioni in sol maggiore per violino, composta attorno al 1821 ) per passare a Giovanni Bottesini (1821 – 1889) (variazioni per pianoforte e contrabasso Op.23) arrivando ad Henry Farmer (1819-1891) (Introduzione, Tema e variazioni) organista e misconosciuto compositore che andrebbe analizzato più approfonditamente. All’ epoca fu variata da G. Franchi (Pleyel, Parigi), C.A. Gabler (Breitkopf & Härtel Leipzig), dall’ Abate J. Gelinek (Cappi, Vienna), J.N. Hummel (André, Offenbach), F. Kauer (Maisch, Vienna), il conte Moritz Lichnowsky (Traeg, Vienna), J.C. Rieff (Gombart, Augsburg e Schott, Mainz) e J. Vanhal (Eder, Vienna). Le sei variazioni di Josepha Barbara Auernhammer sono state suonate dalla Professoressa Antonietta Cappelli per la rubrica La Ricerca diventa Arte – Le compositrici del tempo di Beethoven. e, assieme a quelle dell’ Abate J. Gelinek, nel articolo “Le variazioni sul tema “Nel cor più mi sento” di Giovanni Paisiello – Uno studio comparativo – , sempre a cura della nostra collaboratrice Antonietta.
La prima esecuzione non è nota.
Non sono noti schizzi per l’ opera; Hans Schmidt identifica un abbozzo nella Miscellanea “Kafka” come appartenente a WoO 70 (SV 185; GB-Lbl, Add. Ms. 29801, foglio 50r. Tuttavia, né Joseph Kerman né Douglas Johnson confermano questa speculazione (Kerman / Kafka volume 2 pagina 202; Johnson / Fischhof volume 1 p. 55, 58, 253f).
WoO 70 fa parte del progetto “La ricerca diventa Arte”
Una nuova vita per le opere sconosciute di Ludwig van Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura della pianista professoressa Antonietta Cappelli
Il tema di quest’opera è di Paisiello. Beethoven, come tanti suoi contemporanei, assiste alla rappresentazione dell’opera buffa “Amor contrastato”, detta la Molinara. La scelta di questo tema, aria “Nel cor più non mi sento”, descrive la bella e maliziosa Rachelina (padrona del mulino) che lusingata dalle attenzioni di due uomini (il nobile Calloandro e il notaio Pistofolo) è indecisa su quale dei due corteggiatori scegliere. Gioco ammiccante e seduttivo, reso elegante dall’orchestra, vero e proprio personaggio aggiuntivo.
Beethoven è molto abile nel giocare con le variazioni che descrivono molto bene Rachelina. Dalla prima all’ultima variazione si descrive la Molinara come un “furbetta” e divertita dalla situazione. Sa di essere bella e desiderata dai due spasimanti e gioca con entrambi.
Il tema e tutte le variazioni sono scritte in tempo binario. a suddivisione ternaria e tutte presentano ritmo anacrusico. La tonalità d’impianto è SOL maggiore, ad eccezione della variante n.4 che modula in sol minore. L’armonia utilizzata è semplice e lineare.
Il tema, 20 battute, è presentato in modo molto semplice: melodia affidata alla mano destra e accompagnamento dato alla mano sinistra. Le acciaccature e le corone sono elementi che sottolineano la psicologia di Rachelina: il tempo risulta elastico e seppur la partitura non riporti molti segni dinamici, tra le note si avverte un certo senso di libertà. Le stanghette stanno un po’ strette, tengono in gabbia le note che chiedono libertà non rigore classico.
Ogni variazione adotta tecniche differenti che ho associato a stati d’animo del personaggio in questione:
VAR.1 e VAR.2 esercizi per la mano destra e sinistra su scale e arpeggi: Rachelina si diverte a far ingelosire i due corteggiatori.
VAR.3 tecnica delle mani alternate e arpeggi: danza contadina. Richiama il punto in cui i due corteggiatori si travestono da giardiniere e da mugnaio e ballano sotto gli occhi della baronessa (fidanzata di Calloandro) e del governatore Rospolone.
VAR.4 polifonia e cantabile: Rachelina è pensierosa e presa dal rimorso decide di sposare chi dei due spasimanti deciderà di diventare mugnaio. Si sentono i sospiri della molinara e una “quasi”sofferenza interiore.
VAR.5 scalette cromatiche ascendenti e discendenti: Rachelina e gli altri personaggi corrono su e giù nella foresta, alla ricerca di Calloandro che preso dal panico (gli è stato chiesto di diventare mugnaio) è in giro senza meta.
VAR.6 arpeggi spezzati e mani incrociate: finalmente Rachelina decide chi sposarsi e l’incrocio delle mani sottolinea proprio il dialogo amoroso tra lei e il notaio. La coda finale mette un lieto fine: anche la baronessa sposa il suo Calloandro.
Antonietta Cappelli
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