WoO 26 Duetto in sol maggiore (Allegro e minuetto) per due flauti

I) Allegro (con brio) – II) Minuetto (quasi allegretto)

WoO 26 – Duetto in sol maggiore (Allegro e minuetto) per due flauti, dedicato «all’amico J. M. Degenhardt, 23 agosto 1792», pubblicato dal Thayer-Riemann, I, appendice, pag. 524. Edizione in parti staccate: Lipsia, Breitkopf e Härtel, 1902; edizione moderna: ibid. Wiesbaden, stessa casa, a cura di W. Hess, settimo fascicolo dei Supplemente zur GA., 1963. B. 294 – H. 17 – KH. (WoO)26 – P. 39 – Sch. 218/41 -T. 17.

J. M. Degenhardt, figlio di un funzionario di Bonn e «candidatus juris», come egli stesso si chiama in una supplica del 1787 per il mantenimento in suo favore di una pensione già goduta dalla madre, apparteneva alla cerchia dei buoni amici di Beethoven. A lui ed alla vedova Koch, madre della celebrata Babette (di cui parla il Wegeler, Notilen, pag. 58) e proprietaria di un albergo ristorante molto frequentato da artisti, studenti, letterati, e quindi anche dal giovane maestro, si deve la prima idea dell’album d’addio offerto a Beethoven in occasione della sua partenza per Vienna, avvenuta il 2 o 3 novembre 1792. Il manoscritto originale del Duetto si trova nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. La data «23 agosto / sera / 12» non è scritta da Beethoven: fu aggiunta probabilmente da Degenhardt.

Titolo ufficiale: WoO 26 Duo (G-dur) für zwei Flöten Widmung: -NGAVI/1 AGA-SBGVII/1 (Hess 17).

Composizione e pubblicazione: Secondo datazione autografa, composta a Bonn nel 1792, probabilmente prima o il 23 agosto. La prima edizione della partitura fu pubblicata postuma nel 1901 come supplemento alla biografia di Beethoven di Alexander W. Thayer.

Beethoven compose il duo di flauti „für Freund Degenharth“. L’avvocato di Bonn Johann Martin Degenhart (1768-1800) lavorò come notaio e tutore privato e apparteneva alla cerchia di amici di Beethoven che si riuniva nel salotto di Babette Koch (1771-1817) e forse – all’ epoca – fu uno degli amici più stretti di Beethoven a Bonn (Braubach/Stammbuche p. 141f, 149). Nel quaderno di ricordi di Beethoven, che fu creato in previsione della sua imminente partenza per Vienna, Degenhart scrisse la dedica più lunga, in data 30 ottobre 1792, in cui Beethoven è descritto come il „Mächt’ger Meister der Tonkunst!“ (Braubach/Stammbuche p. 21f, 141f). Forse il duo è nato come „ein Erinnerungszeichen bei dem nahenden Abschiede“ (TDR I p. 311). Nella primavera del 1793, Degenhart scrisse una petizione all’elettore Maximilian Franz per nome e conto di Beethoven, che firmò proprio a Beethoven (BGA 7). Non è noto se lo stesso Degenhart suonasse il flauto.

La data e l’ora sulla partitura autografa “d 23n / august / Abends 12” furono forse integrate da Degenhart dopo l’anno “1792” annotato da Beethoven (Bartlitz/catalogo p. 17). Prima esecuzione non conosciuta, forse il 23 agosto 1792 a mezzanotte a Bonn. Abbozzi non documentati. Partitura: Re-Sib, Mus. SM. autogr. Beethoven Artaria 135. Datazione: “1792”.

Titolo: „für Freund Degenharth von L. v. Beethoven / 1792.“, integrato da mano sconosciuta (Degenhart?) “„d 23n [23 aus 22 verbessert] / august / Abends 12“. 2 fogli; 4 pagine in partitura  1r-2v. Carta: formato orizzontale, 23 x 31,5 cm, 10 righe.

Provenienza: non identificabile nel catalogo dell’asta del 1827. – Verlagsarchiv Artaria, Vienna. – Erich Prieger, Bonn, dal 1897. – Acquisito nel 1901. Facsimile: SBB. Descrizioni: Bartlitz/Catalogo P. 17. – Johnson/Fischhof Vol. 1 P. 259-263. – Voss/NGA VI/1 p.361. Partitura: 1901. “Allegro und Menuetto / für 2 Flöten.“ In 8°, 4 pagine. – Supplemento a: TDR I (2a edizione). 2 parti: 1902. Lipsia, Breitkopf & Härtel, EB 4138, PN 23281. A cura di AG Kurth. Lettere: BGA 7. Letteratura: Braubach/Stammbuche p.21f, l4lf, 149. — Voss/NGA VI/1 p.361.

O

Es bedarf nicht der Inschrift;

Daß wir, einer des anderen, in Liebe gedenken:

Freundschaft grübe mit Feurschrift Dich mir tief, unauslöschlich in’s Herz; und wie würd’ ich dich kränken,

Dächt ich anders von deinem gleichfühlendem Herze?

Ja, stäts denk’ ich mit Innbrunst An dich Theurster! bald, wie du die Liebe, dem Zorn und die feinere Scherze Mächt’ger Meister der Tonkunst!

Leidenschaften nach Willkühr Und mit Wahrheit der Saite entlockest; daß Feinde Selbst dich schätzen; ich denk’ mir Bald, wie du vom berauschenden Beifall im traulichen Kreise der Freunde Ausschnaufst. – Bringst du ein Thränchen dem nahen uns heiligen Sarge;

Dan gar denk’ ich mich mit dir Am Arm wandelnd zum Hügel, der bisher den edlen bärge Unbesuchet vom Freund. Hier

Seufz’ ich mit dir, bis K – hört Und erhörend im lichtnen Gewände hernieder sich schwinget.

Er kömmt schwebend daher; stört Das Todblümchen auf, das hingebücket ein Opfer der Trauer ihm bringet. -Sieh: es richtet sich auf. Das Epheu, und, was bisher getrauert,

Lebt. Ob seinem Hinabschwung Bor

Weht das Laub, so ein liebliches Lüftchen I: sein Athem:l durchschauert.

Horch auf: die Unterredung Beginnt. Sein ist die Sprach, die da stöhnt mit Zypreßengeknister.

Ich antworte mit Seufzen; und Du mit dem schmelzendsten Lautegeflüster.

Bonn den 30n 8^er 1792. Degenhart

Per gentile concessione della  Staatsbibliothek zu Berlin Preußischer Kulturbesitz)

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