Trattato di armonia e composizione – Parte seconda
CAPITOLO VI – Della seconda specie del contrapunto semplice a tre parti.
Qui, come nella composizione a due parti, si scrivono due note contro una, e la terza voce o parte di ripieno, prende le note della sua durata. Si possono impiegare due ottave, due quinte o due unisoni, nella parte intermedia, quando esse sono separate da un salto terza; ma trova evitarle tra le voce superiore ed inferiore.
Si tollerano queste successioni viziose, quando cadono sul tempo debole.
Quanto a me, non prendo scusarle, perché mi offendono l’orecchio. Si può cominciare con una pausa. Una dissonanza può essere posta tra due consonanze della stessa denominazione. La nota del tempo forte debb’ essere sempre una consonanza: quella del tempo debole può essere una dissonanza per gradi congiunti. In questo tempo debole si può impiegare unisono: nell’altro non può essere collocato che come prima ed ultima nota della prima dell’ultima misura. Possono impiegare cadenza seguenti.
Come si vede da ciò che precede, dalla meglio impiegare invece delle cifre 13 11 10 le cifre 6,4, e 3, tanto più che la lontananza del basso non opera alcun cangiamento (nella natura degli intervalli)
Nella trasposizione del canto fermo la chiave di do (terza linea) deve cangiarsi in quella di sol, se la trasposizione si fa in alto, in chiave fa, se anche al ribasso, cioè che bisogna trasportare di una ottava. Un canto fermo dalla chiave di do la quarta linea, si traspone a dissolvere piano di do la prima linea, per la trasposizione del tenore passa basso, il canto fermo può rimanere al unisono.
L’ ultimo rivolto di questo canto fermo può essere altresì variato nrl modo che segue:
Pagina tratta da: Ludwig van Beethoven – Studi ossia Trattato di armonia e di composizione; prima versione italiana con note di F.G. Fétis (1784-1871) e L.F. Rossi (1805 – 1863) Milano, Luigi Ricordi & C. 1855, traduzione da Ignaz Xaver von Seyfried Ludwig van Beethoven’s Studien im Generalbasse, Contrapunkte und in der Compositions=Lehre , Wien, Tobias Haslinger, 1832. (traduttore Luigi Felice Rossi)