Antonio Salieri e la sua scuola di canto
Articolo originale di Rudolph Angermüller in “Beethoven Studien” Österreichische Akademie der Wissenschaften – 1970
Nella tesi di laurea intitolata “Antonio Salieri. Sein Leben und seine weltlichen Werke unter besonderer Berüksichtigung seiner großen Opern” Rudolph Angermüller documenta oltre 60 allievi di Salieri. Alcuni di composizione, altri di canto. Tra gli allievi di Salieri vi furono molte personalità che raggiunsero grande importanza a Vienna tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Tra quelli di composizione si trovano nomi come Beethoven, Czerny, Hüttenbrenner, Hummel, Liszt, Moscheles, , Weigl, Franz Xaver Wolfgang Mozart, Schubert, Süßmayer, Umlauf, così come tra quelli di canto si trovano Catarina Cavalieri, Julius Cornet, Maria Anna Fux-Gaßmann, Pauline Anna Milder Hauptmann e Maria Therese Rosenbaum-Gaßmann.
Anselm Hüttenbrenner descrisse dettagliatamente il metodo di insegnamento del suo maestro – per quanto riguarda la composizione – in un resoconto dal titolo “Kleinen Beytrag zu Salieri’s Biographie “. Hüttenbrenner sottolinea che Salieri non seguiva un libro di testo quando insegnava l’arte della composizione. La ratio et via docendi di Salieri sembra essere stata molto adattata ad una singola persona. Si dice che non abbia mai prescritto ai suoi allievi cosa dovessero comporre. Tuttavia, il maestro dell'”Axur” era estremamente preciso nelle sue correzioni e ogni violazione delle regole musicali era per lui come una spina nel fianco. Salieri amava particolarmente la musica vocale. Come sappiamo da molte fonti contemporanee, insegnò ai suoi allievi un’immensa quantità di musica in questo genere. Ad esempio, Salieri insegnò a Beethoven in particolare il trattamento delle melodie nei brani vocali e l’impostazione dei testi italiani. Prestò particolare attenzione all’enfasi, all’espressione, al ritmo, alla struttura metrica, alle sezioni di pensiero e all’umore. Attribuì inoltre grande importanza alla cantabilità e alla linea melodica.
Mentre i principi di insegnamento della composizione ci sono stati tramandati solo attraverso gli appunti dei suoi allievi e dei suoi contemporanei, abbiamo la fortuna di conoscere le sue opinioni sulle lezioni di canto e sul suo metodo per cantare; difatti furono messe per iscritto nella sua “Scuola di Canto”.
In una lettera del 27 aprile 1816, Salieri scrisse a Ignaz von Mosel: “Nel momento in cui sto per mettere in ordine le promesse Regole onde formar una scuola fondamentale di Canto ad uso della compagnia dei Dilettanti”. Come si evince dalla frase citata, la scuola di canto fu dunque composta nella primavera/estate del 1816 e scritta per la “Musikalische Dilettantengesellschaft” viennese. Come si evince dalle osservazioni preliminari di Salieri alla sua “Scuola di Canto”, il libro di testo fu scritto per la gioventù tedesca. Il fatto che la scuola di canto fosse molto utilizzata è dimostrato dalle domande d’esame di quest’opera per il conservatorio dello Stato imperiale austriaco, inaugurato a Vienna il 1° agosto 1817.
La “Scuola di Canto in versi/e i versi in musica a 4 voci/il tutto composto da me Ant. Salieri” si trova oggi nella biblioteca della Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna. Il libro di testo è una curiosità unica nella storia della musica: le regole per l’apprendista non sono solo esposte in forma di testo, ma sono anche messe in musica. Secondo Salieri, questo metodo dovrebbe facilitare la memorizzazione delle regole da parte dell’allievo. Questo è l’unico motivo per cui Salieri ha concepito la messa in musica del materiale didattico in modo così semplice. Salieri perseguiva l’obiettivo pedagogico di utilizzare melodie semplici ma molto orecchiabili per aiutare gli allievi a ricordare meglio queste aride dottrine. Faceva spesso eseguire i truismi delle regole in canoni; un esempio lampante è il canone “Chi vuol cantare non dee ballare”.
Salieri costruì i suoi principi di canto in modo bilaterale: li concepì prima in italiano, poi li tradusse (invero molto maldestramente) in tedesco.
Le riflessioni scritte a mano da Salieri stesso sulla “Scuola di Canto” – molto istruttive per l’opera – si trovano – come una sorta di concetto – su fogli sciolti, che sono inclusi nel libro di testo autografo. Questi vengono qui riprodotti integralmente.
Per la Prefazione della Scuola di Canto
Si troverà che si voglia insegnare cantando i precetti del Canto, avanti che lo scolaro abbia almeno qualche cognizione detti primi elementi della musica. In risposta di ciò si prega di far imparare a orecchio le prime Lezioni nella scuola proposte, ed il resto, non se dubiti, verrà di giorno in giorno da se facilmente.
Gran vantaggio ha portato per imparare a suonar il Pianoforte, ed altri stromenti, lo scriver sulle note per li principianti le dita colle quali si devono pigliare. Grand’utilo porterà col tempo il Metronomo per chi avrà il giudizio di servirsene per suonar o cantar in misura. Forse che faciliterà l’imparar presto a cantar bene la presente Scuola. Si è sempre detto ars longa, vita brevis: ma se i Maestri delle Arti e anche dette Scienze cercheranno solidi, chiari e sicuri fondamenti, il provverbio perderà a poco a poco la sua scoraggiosa verità. Perchè sono così rari li buoni cantanti in Germania? Ecco intanto una della ragioni principali: La fatale ostinazione nei maestri nazionali d’insegnare a nominar le note cantando c, cis, dis, fis, gis, as, etc. In fatti, come, pretender che la voce sorta chiara, pure, sonora pronunziando sillabe simili? Si dia la preferenza dunque al do, re, mi, fa, sol, la, si crede l’antica detti sole sei sillabe do, re, mi, fa, sol troppo difficile per la musica moderna, come realmente lo è. Questa Scuola essendo fatta per la gioventù tedesca, l’autore ha creduto fra alcune denominazioni poter scegliere quelli che maggiormente s’approssimano alle più comuni della s[c]uola musicale della Germania.
S’invita li Scolari a imparare a memoria, la prefazione per aver un’esercizio doppiamente utile al loro studio. E’noto che di tutte le lingue, l’italiana è la più favorevole al Canto. Si è dunque data la preferenza a questa le presenti Regole, e l’autore prega di farne diligentissimo studio. L’uso, in parte buono in parte cattivo, ha introdotto alcune convenzioni che si staccano dalle antiche Regole: per esempio, la Stanghetta anticamente divideva non solo la battuta, ma rimetteva in valore li diesis o li Bemolli del modo, ossia Tuono, che potessero esser stati levati nelle battute antecedenti. L’uso dunque ha introdotto presso alcuni Compositori che, se una nota che finisce una battuta e simile alla nota che comincia la battuta seguente, resti dello stesso suono, se anche, secondo l’antica Regola, abbisognasse di diesi di Bemollo e di Bequadro.
Imparate che avranno li Scolari in pieno le Regole soprascritte in versi etc. Dovanno poi passare ciascuno particolarmente, sotto la scuola di un Maestro che insegnerà a loro le Regole di cantar a solo, cioè render regolatamente agile la voce, e studiar le altre parti del canto come il trillo, li mordenti etc. Ma è più che certo, che istruiti delle prime Lezioni sopradette, troveranno la più gran facilità per imparare il restante. — Non si tralasci però con la scuola di canto, di far imparar a ogni principiante d’ambo i sessi a suonar il P.f. prima regolatamente il genere di galanteria per il portamento di mano, e poi dopo tre o quattro mesi il Bassogenerale. Uno studio deve ajutar l’altro. Ma una cosa necessaria trovo per questi Scolari di Canto, che imparano a suonar il P.f. Se non tengono un Leggio, che proporzionatamente alla loro statura li obblighi legger la musica colla testa alquanto alzata, il tempo che consumeranno nello studio di tale istromento, sarà svantaggioso al petto loro perchè ogni persona che si dedichi al canto, deve cercar tutti i mezzi affinchè lo studio d’altro genere non istanchi la parte del suo corpo la più necessaria per cantare: anzi consiglio li Scolari d’ambo i sessi a metter in pratica tal consiglio, e ai maestri loro di farlo continuatamente osservare.
Per la scelta d’un maestro di lingua etc. Questi, non solo deve esser Italiano di nascita e di educazione, ma deve esser di paese dove si parla l’italiano pure e osservare in quanto è possibile il proverbio: Lingua toscana in bocca romana. In fine su tal punto sì deve pensare che altra cosa è l’insegnare e insegnare una lingua per semplicemente marcanteggiare ed altro è l’insegnare e l’impararla per farne uso in pubblico.
Chi canterà bene in italiano, canterà bene anche in altre lingue, parlo soltanto di ciò che riguarda il Canto.
Si darà forse ancora che queste Regole in versi si ponno più facilmente declamare senza causarli. Rispondo, che per li principianti della lingua italiana sarà molto più facile di pronunziar bene cantando, che parlando semplicemente. Si provi obbligar uno scolaro imparar a pronunziar bene senza musica per esempio l’articolo: Per ben cantar son queste le necessarie Regole, e ad un secondo scolaro si faccia cantar lo stesso articolo. Si vedrà che il primo appena in otto giorni sarà capace di dir qualche verso senza errore, ed il secondo in due buone lezioni canterà e pronunzierà bene il tutto. Ne ho fatto la prova. E poi il mio fine d’insegnar al giovine discepolo tedesco di parlar bene cantando più che parlar senza musica. La Nota facilita la sillaba, e la sillaba ben pronunziata rinforza e schiarisce la voce, e a poco a poco accostuma a cantar con espressione e forza in tutti i generi. E’ noto che la lingua italiana è di tutte la più amena e facile per il Canto, e perciò la prescelta in tutta l’Europa per tal genere di musica. Per la stessa ragione si raccomanda tale scuola alla gioventù tedesca se vuole procurarsi il vantaggio di cantar per tutto in italiano, senza far rider la gente con difetti di lingua. Credo che sarà fino vantaggioso di far imparare a memoria atti scolare, informa di Lezione di lingua tutta questa prefazione, perchè contiene ancora dei precetti di Canto.
E credo, inevitabile un poco di noja nello studio d’una scuola così indispensàbilmente complicato. Per diminuire dunque tal noja ho pensato d’intrecciar molti articoli con piccioli Coretti di parole o morali, o decentemente allegre: e prego gli Scolari, quando saranno fuori della Scuola, di non cantarne mai d’altro genere.
Anche la scelta dei Ragazzi e Ragazze che vogliono imparare il Canto è una cosa degna di riflessione. Sanita e perfezione di corpo in generale, petto forte e largo: Voce intuonata a priva dei difetti di gola e di naso: Agilità e trillo naturale. Queste due ultime qualità, se mancano, manca molto, ma nella Scuola presente si troverà la regola per renderle il male meno sensibile. Si trova alle volte delle voci belle estese e molto forti ma appunto perchè molto forti, difficili a muoverle non si estendino però potendo esser di grande effetto nel genere parlante: ma si cherchi[ 1] di guadagnar con l’arte, parlo almeno di ciò che negato la natura.
Perchè manca quasi sempre qualche cosa fino ai più celebri compositori, cantanti o suonatori? Quel compositore ha bellissime idee, ha dell’espressione, ma le sue composizioni mancano di purità d’armonia; i generi non sono abbastanza distinti o rispettati. L’altro scrive benissimo secondo le regole grammaticali della musica, ma è secco; modula senza gusto, senza necessità, o quando dovrebbe modulare resta monotono, ha un solo stile di musica per tutti li generi di poesia. Quel cantante ha un bella voce, agile, intuonata: ma il tempo e quasi sempre ad libitum, li passaggi o sono contro l’accompagnamento o contro le parole, e spesso contro l’uno e l’altro punto: strascina la voce in luogo di portarla, rompe il senso delle parole o del canto per prender fiato, o lo piglia convulsivamente; declama falso.
Il suonator di stromento d’arco cade in molti simili errori riguardo il tempo, l’applicazione dei passaggi, la maniera di portar il tuono del suo istromento etc. Il suonatore di stromento di fiato fa pena sempre a presso a poco per le stesse ragioni. Credo dunque che la Scuola presente prudentamente studiata potrà esser utile a’principianti come pure a persone avanzate nell’arte.
Dopo aver ben pensato ho risolto di servirmi della Solmisazione moderna, come la meno difficile ora che la musica è piena di continue modulazioni e d’intervalli, se non poco cogniti almeno pochissimo usati degli antichi.
Tutti li miei Canoni serviranno alla stessa Scuola. Niente di più utile particolarmente alli Soprani che un’esercizio di composizioni simili. Si sa che un duetto, terzetto, o quartetto et la parte più alta è la più facile ad eseguirsi perchè la cantilena è la più naturale, ma non è, ne può esser lo stesso con le altre parti; perciò . . .
Già fino nelle parole di alcuni di questi Canoni si trovan dei precetti di Canto, come in quello che dice: Chi vuol cantare non dee ballare etc.
Ciò che si chiama Recitativo Ha le sue Regole Ma un poco oscure.
Quello che devesi però sapere Si è che di raro Si canta in tempo,
Che non la Nota, mà la parola,
Dà il movimento.
Oltre di questo Le appoggiature,
Se non son scritte,
Sono arbitrarie E sol dipendono Dal proprio gusto.
Ma per intendersi Più chiaramente Passiamo adesso a qualche esempio.
Dal punto di vista metodologico, la “Scuola di Canto” può essere suddivisa in 13 paragrafi.
Il paragrafo 1 fornisce una semplice descrizione del pentagramma, delle note, delle chiavi, delle chiavi e dei tempi. È importante l’ estensione che Salieri richiede a ciascuna voce:
Soprano c3-a2,
contralto g-c2,
tenore c-a1,
basso fa-f1.
Si può notare che Salieri esigeva un’ estensione relativamente ampia dai suoi allievi, che erano allievi e non cantanti professionisti finiti. Salieri consiglia ai soprani di studiare il contralto e ai tenori il basso, poiché la voce diventa più profonda con il tempo.
Il paragrafo 2 tratta della battuta, della legatura, del sostegno (corona) e dell’appoggiatura.
Leggiamo sulla linea di battuta: La battuta divide i punti di ogni battuta, toglie i bemolle e i diesis che si presentano accidentalmente e richiama quelli che sono prescritti per la tonalità nella chiave; sulla legatura: La Ligatura è doppia: sopra due Note unisone forma una sol nota, ma serba il lor valore: se lega due o più Note di scala oppur di salto e segno d’espressione; sull’appoggiatura leggiamo e sentiamo:
Dal punto di vista metodologico, la “Scuola di Canto” può essere suddivisa in 13 paragrafi.
Il paragrafo 1 fornisce una semplice descrizione del pentagramma, delle note, delle chiavi, delle chiavi e dei tempi. È importante l’ estensione che Salieri richiede a ciascuna voce:
Soprano c3-a2,
contralto g-c2,
tenore c-a1,
basso fa-f1.
Si può notare che Salieri esigeva un’ estensione relativamente ampia dai suoi allievi, che erano allievi e non cantanti professionisti finiti. Salieri consiglia ai soprani di studiare il contralto e ai tenori il basso, poiché la voce diventa più profonda con il tempo.
Il paragrafo 2 tratta della battuta, della legatura, del sostegno (corona) e dell’appoggiatura.
Leggiamo sulla linea di battuta: La battuta divide i punti di ogni battuta, toglie i bemolle e i diesis che si presentano accidentalmente e richiama quelli che sono prescritti per la tonalità nella chiave; sulla legatura: La Ligatura è doppia: sopra due Note unisone forma una sol nota, ma serba il lor valore: se lega due o più Note di scala oppur di salto e segno d’espressione; sull’appoggiatura leggiamo e sentiamo:
Alla fine di questo paragrafo Salieri dà il seguente consiglio: chi canta nel coro può cantare solo ciò che è scritto, non si ha mai il diritto di aggiungere ornamenti.
Il § 3 contiene le istruzioni per l’esecuzione delle vocali. Fate attenzione, dice Salieri, affinché la voce sia la stessa per ogni vocale: in forte e piano, nei registri acuti e bassi appare più chiara.
Il § 4 descrive la forma di ogni nota con il suo valore e il suo sostegno. In questo paragrafo Salieri spiega il valore di una nota, dalla nota corale di due battute [brevis] sino al 64esimo.
Il § 5 spiega il significato dei diesis e dei bemolli e il significato del si bemolle e del doppio si bemolle.
Il § 6 spiega il segno di ripetizione e la fermata in cui il canto deve indugiare un po’.
Il § 7 parla di due note che devono essere cantate su una sola sillaba:
Il § 8 indica il senso della sincope. E Sincopa vuol dire un vacillante canto, o contro-quarto espresso. Salieri fornisce il seguente esempio:
Il § 9 tratta il problema dei doppi diesis e dei doppi bemolle B e le loro possibili risoluzioni.
Il § 10 sono le Regole per il Solfeggio.
Il § 11 dà istruzioni per un canto eccellente. Salieri stabilisce le seguenti regole:
Si deve rimanere in piedi, con le membra libere e non trattenute: il petto deve essere in fuori e il viso un po’ sollevato. La bocca deve essere ben aperta, ma con decenza e grazia. La voce deve essere portata sulla nota, non sforzata; e in tutte le voci deve uscire il più chiaramente possibile. L’orecchio deve essere attento all’intonazione più pura. Il fiato deve essere tirato al suo posto, bisogna saperlo lasciare uscire con ragione e riprenderlo con forza in un punto critico. Il tempo e il movimento sono tenere sempre a mente: Comprendere esattamente il significato delle parole, pronunciarle in modo puro e comprensibile e rivestire il tutto con un’espressione. Chi osserva queste cose è il cantante più perfetto e chi non le osserva è il peggiore. Secondo Salieri, il fiato viene incavato in tre modi, chiamati intero, quarto e mezzo. – Salieri continua dicendo che solo la ragione fornisce la regola per distinguere dove e come. Tuttavia, troviamo alcuni esempi:
Salieri aggiunge un canone a tre parti come lezione:
Sui trilli nella “Scuola di canto” scrive:
Nel seguente canone a due voci troviamo un saggio consiglio: