Opus 117 Il Re Stefano, o il primo benefattore della Ungheria: ouverture e musiche di scena per voce recitante, coro e orchestra
Ouverture (Andante con moto) – I) Chor (Andante maestoso e con moto) II) Chor (Allegro con brio) – III) Siegsmarsch (Feurig und Stolz) – IV) Chor (Andante con moto molto grazioso alla ungarese) – V) Melodrama – VI) Chor (Vivace) VII – IX Melodarama – X) Geistlicher Marsch (Moderato) – XI Chor (Molto allegro e con brio – XII) Melodrama und Chor – XIII) Grave risoluto e ben marcato – XIV Andante con moto – XV) Agitato – XVI) Allegro – XVII) Maestoso – XVIII) Chor (Presto)
Opus 117 – Il Re Stefano, o il primo benefattore della Ungheria: ouverture e musiche di scena per voce recitante, coro e orchestra in celebrazione dell’apertura del teatro tedesco di Pest, op. 117, 20 agosto-metà settembre 1811, pubblicate: l’ouverture (partitura e parti d’orchestra, in due fascicoli) a Vienna, Steiner, luglio 1826; l’intera opera in partitura nella GA., 1864. GA. n. 270/è (serie 20/4) – B. 117 – KH. 117 – L. IV, p. 127 -‘ N. 117 – T. 167. I manoscritti originali si trovano nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino.
Per l’apertura del teatro tedesco di Pest ebbero ivi luogo nei giorni 9, 10 e 11 febbraio 1812 le seguenti rappresentazioni: un prologo (Vorspiel) intitolato “Kotiig Stephan oder Ungarns erster Wohlthater” (Il Re Stefano o il primo benefattore dell’Ungheria) per voce recitante, coro e orchestra, su testo di Kotzebue; un quadro storico in un atto: “Die Erhebung von Pesi zur Konig. Frejstadt” (L’elevazione di Pest a regia città libera), d’altro autore, e l’epilogo (Nachspiel): “Die Ruinen von Athen” (Le rovine d’Atene) pure per voce recitante, coro e orchestra, su testo egualmente di Kotzebue. La composizione della musica del prologo e dell’epilogo era stata affidata a Beethoven che assolse il compito, sembra, in poco più di tre settimane (20 agosto – metà settembre 1811) durante il suo soggiorno ai bagni di Toeplitz in Boemia.
E’ un’opera occasionale e questo non contribuisce sicuramente a farla considerare fra le creazioni maggiori del maestro; tuttavia è interessante per l’elemento coloristico — sulla base di temi e di maniere popolari ungheresi — che affiora tanto nella ouverture quanto in alcuni degli episodi scenici, e per l’uso di melodrammi (recitazione con commento strumentale) talora anche molto estesi; forma di musica teatrale a cui Beethoven aveva fino ad allora fatto ricorso — con molta parsimonia per quanto espressivamente — nella scena della prigione del Fidelio. Il testo poetico celebra alquanto ampollosamente le imprese di Stefano il Santo (997-1038) che, debellati i popoli ancora barbari confinanti e cristianizzata l’Ungheria, diede ad essa la consistenza di uno stato, divenendone il re e avviandola sulla strada di quel progresso che, attraverso l’opera dei suoi successori, avrebbe dovuto portarla (secondo l’idea celebrativa del poeta) alla grandezza attuale, sotto la sovranità dell’imperatore Francesco I d’Austria.
Ouverture. – Andante con moto. Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 2 trombe, timpani, archi. Non può essere paragonata alle ouvertures della “Leonora”, del “Coriolano” e dell'”Egmont”. Ha piuttosto un carattere festoso-brillante di colore. Nell’Andante, iniziato con una successione di appelli di quarte, come il saggio preliminare dell’accordatura di un qualche tipico strumento, è introdotto il tema che in una pagina successiva (n. IV: Andante con moto all’ongarese) sarà posto a base di un coro femminile. Il Presto si svolge su un tema sincopato che riapparirà nel coro finale, ed ha fisionomia di czarda. La forma generale è quella consueta classica.
I. Coro di uomini (tenori e bassi): “Ruhend von seinen Thaten“(Riposando dalle sue imprese). Andante maestoso e con moto. Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 3 tromboni, archi. I nobili ungheresi, riuniti a consiglio, rendono omaggio al principe Stefano e ne esaltano le benemerenze. Recitazione: Il principe risponde al loro saluto e celebra l’introduzione della religione cristiana in Ungheria.
II. Acclamazione del coro (tenori e bassi): “Auf dunkelm Irrweg in finstern Hainen wandelten wir” (Erravamo in oscure selve per una falsa strada). Allegro con brio Orchestra: flauto piccolo, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, 3 tromboni, archi. Recitazione: Un guerriero viene ad annunciare la caduta di Moglut con la cattura di numerosi prigionieri, fra cui il temuto capo Gyula.
III. Marcia di vittoria. Orchestra: flauto piccolo, 2 flauti, 2-oboi, 2 clarinetti. 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, trombone basso, archi. Caratteristica pagina di colore che, iniziata solo da pochi strumenti (fagotti, corni, timpani) in piano, giunge attraverso un crescendo ad un fortissimo di tutta l’orchestra, di spiccata accentuazione ritmica. Sfilano i vincitori; in mezzo a loro i prigionieri incatenati fra cui Gyula. Recitazione: Stefano scioglie le catene di Gyula e lo dichiara libero. Gyula si getta ai suoi piedi, professandogli riconoscenza e fedeltà eterne. Un messaggero annuncia l’arrivo di Gisella, figlia del re di Baviera e promessa sposa di Stefano.
IV. Coro di donne (Soprani I e II): “Wo die Junschuld Blumen streute” (Dove l’innocenza sparge fiori). Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, archi. Entra danzando una schiera di fanciulle seguite da Gisella, avvolta di veli e circondata dalle dame del suo seguito. La musica si basa sul tema dell’Andante introduttivo dell’Ouverture. Una fine trama orchestrale; da notare fra l’altro la figura d’accompagnamento degli archi in piccato, sostenuta con leggerezza anche da qualche strumento a fiato che si unisce alla melodia (prevalentemente del flauto), alla quale si innesta poi il canto ondulato del coro.
V. Melodramma: “Du hast dein Vaterland, dein Fürstenhaus verlassen” (Tu hai lasciato la tua patria, la tua casa principesca). Orchestra: archi, a cui poi si aggiungono 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni. Stefano e Gisella si scambiano affettuose promesse.
VI. Coro generale: “Eine neue strahlende Sonne” (Un nuovo raggiante sole). Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 fagotti, 4 corni, archi. Il popolo saluta gioiosamente Gisella e le rende omaggio.
VII. Melodramma – Recitazione – Episodi orchestrali Stefano: “Ihr, edlen Ungami” (O voi, nobili Ungheresi!). Maestoso con moto. Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, 3 tromboni, archi. Stefano si rivolge solennemente ai nobili ungheresi, consegnando loro le leggi scritte che dovranno governare il paese.
VIII. Marcia spirituale. Orchestra: archi, ai quali si unisce alla fine il corno. Entra una schiera di antichi Romani portando una corona d’oro. Recitazione. Uno dei Romani dice che l’Angelo di Dio li ha guidati a Stefano per portargli dalle sacre lontane mura di Roma questa corona; e tutti salutano Stefano come re. Coro: “Heil unserm König!” (Viva il nostro re!). Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 fagotti, archi. Melodramma: Stefano dichiara che la corona sarà da lui trasmessa ai suoi discendenti e che egli si dedicherà tutto al bene e alla gloria degli Ungheresi. Orchestra: archi. Coro: ripete: “Heil unserm Konig!” (Viva il nostro re!). Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, 3 tromboni, archi. Melodramma: Stefano ha la visione della futura grandezza dell’Ungheria sotto il regno dei sovrani che gli succederanno fino al regnante imperatore Francesco I d’Asburgo. Pagina musicale d’effetto per il crescendo della massa strumentale che commenta la declamazione, fino a raggiungere la piena sonorità orchestrale (2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, timpani, 3 tromboni, archi) con un ritmo sempre più serrato introducendo alla fine adeguatamente il
IX. Coro finale: “Heil unsern Enkeln!” (Viva i nostri nipoti!). Pagina di largo sviluppo, sostenuta egualmente dalla piena orchestra (come la precedente, esclusi i tre tromboni), in cui viene a riaffiorare anche il ritmo del Presto dell’ Ouverture.
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Titolo ufficiale: Opus 117 Musik zum Fest-Vorspiel „Ungarns erster Wohltäter“ („König Stephan“) von August Friedrich Ferdinand von Kotzebue für Chor und Orchester Widmung: — NGA IX/8 AGA 207b = Serie 20/4, Ouvertüre nochmals 23 = Serie 3/6
Composizione e pubblicazione: musiche di scena composte assieme all’op. 113 tra la fine di agosto e la metà di settembre 1811 a Teplice. La Siegesmarsch No. 3 è stato scritta forse dopo la metà del settembre dello stesso anno. L’edizione originale dell’ouverture in partitura e parti fu pubblicata attorno al luglio 1826 da Steiner & Comp. La partitura dell’opera completa non fu pubblicata che nel 1864 come parte dell’AGA da Breitkopf & Härtel a Lipsia. Probabilmente nel maggio 1811, dopo che Heinrich Joseph von Collin aveva rifiutato, August von Kotzebue fu incaricato di scrivere le commedie per l’ inaugurazione del nuovo teatro tedesco a Pest. Verso la metà di luglio 1811 consegnò i testi al teatro (lettera a Beethoven del 20 aprile 1812: „nun vor fast 3A Jahren schon die begehrten Stücke“ furono inviati a Pest; BGA 573). Kotzebue avrebbe dovuto scrivere una trilogia su argomenti della storia ungherese, che consisteva in „einem Vorspiele mit Chören, einem eigentlichen Drama und einem Nachspiele mit Gesängen“ (Der Sammler, 18 febbraio 1812). Il preludio era „Ungarns erster Wohltäter“, il postludio „Die Ruinen von Athen“. Mentre il preludio e l’epilogo furono finalmente rappresentati il 9 febbraio 1812, il dramma “Belas Flucht“ non fu rappresentato perché in esso si vedeva un parallelismo con le ripetute fughe dell’imperatore Francesco I da Vienna durante le guerre napoleoniche. Fu invece sostituito dal dramma storico „Die Erhebung von Pesth zur königlichen Freistadt“ di autore non ancora identificato. In una lettera a Breitkopf & Härtel datata 9 ottobre 1811, Beethoven descrisse come raggiunse l’incarico di comporre la musica di scena op.113 e 117 e come la eseguì: “indem [ich] in meinen Wagen steige Nach Tepliz zu reisen erhalte ich ein Paket von ofen, mit dem ersuchen für die pesther Eröfnung des Neuen Theaters etwas zu schreiben, nachdem ich 3 Wochen in T.[eplitz] zu gebracht mich leidlich befand, seze ich troz dem Verboth meins Arztes hin, um den Schnurbärten, die mir von herzen Gut sind, zu helfen, schicke am 13ten September mein paket dorthin ab, in der Meynung daß den lten 8ber die Sache vor sich gehn solle, derweil verzieht sich die ganze Sache nun noch über einen ganzen Monath, den Brief, worin mir dieses angedeutet werden sollte, erhalte ich durch Mißverständnisse erst hier [in Wien], und doch bestimmte mich doch auch dieses TheaterEreigniß wieder nach Vien zu gehen“ (BGA 523).
Poiché vi soggiornò dal 4 agosto al 19 settembre 1811, secondo l’“Ananzeiges-Protocoll” della città di Teplice, Beethoven compose probabilmente entrambe le opere tra la fine di agosto e la metà di settembre. Contrariamente a quanto affermato, il pacco a Pest non fu spedito venerdì 13 settembre, ma solo lunedì 16 settembre (BGA 525). L’apertura del teatro era originariamente prevista per l’onomastico dell’Imperatore, il 4 ottobre 1811, ma fu posticipata al 9 febbraio 1812. Nel marzo 1815 Beethoven (insieme a Johann Häring) si rivolse a George Smart chiedendogli di trovare un editore a Londra per un intero gruppo di opere. Tra queste c’erano le ouverture Op. 113, 115 e 117, che Beethoven inviò a Sigmund Anton Steiner e vendute a Vienna, per cui l’Inghilterra era esplicitamente esclusa dal contratto. Non furono pubblicate in Inghilterra, poiché Charles Neate acquistò le tre ouverture per la Philharmonie Society di Londra in luglio. In un certificato del 5 febbraio 1816, Beethoven si impegnava a non far stampare le parti o la partitura delle opere.
In tutti i casi si riservò il diritto di rinegoziare questo con la Philharmonie Society in un anno o due. Charles Neate presentò le aperture alla Società a Londra all’inizio di marzo 1816. Riferisce Ferdinand Ries: „Ja selbst, als ich nach vieler Mühe bei der philharmonischen Gesellschaft in London es dahin gebracht hatte, daß ich drei Ouverturen bei ihm für diese bestellen konnte, die ihr Eigenthum bleiben sollten, schickte er mir drei, wovon wir, bei Beethoven’s großem Namen und in diesen Concerten auch nicht eine aufführen konnten, weil Alles gespannt war und man von Beethoven nichts Gewöhnliches forderte. Er ließ alle drei einige Jahre nachher stechen und die Gesellschaft fand es nicht der Mühe werth, sich darüber zu beklagen. Die Ou-verture zu den Ruinen von Athen [Op. 113] war dabei, die ich seiner unwürdig halte“ (Wegeler/ Ries S. 125).
Testo: August Friedrich Ferdinand von Kotzebue (1761 — 1819). Il libretto fu stampato per l’inaugurazione del nuovo teatro tedesco a Pest il 9 febbraio 1812: „Ungerns erster Wohlthäter. / Ein Vorspiel mit Chören. / Zur Eröffnung des neuen Theaters / in Pesth / verfaßt / von / August von Kotzebue; / in Musik gesetzt / von / Ludwig van Beethoven. / Aufgeführt den 9. Febr. 1812. / Pesth 1812.“ Il testo era quindi a disposizione di Beethoven in forma manoscritta durante la composizione. Il contenuto patriottico del preludio si concentra sul re Stefano, patrono e santo nazionale dell’Ungheria, che introdusse il governo reale centralizzato e la chiesa di stato in Ungheria all’inizio del XI secolo. Kotzebue combina abilmente l’eroismo ungherese con un omaggio all’attuale potere statale, la monarchia asburgica. Il titolo alternativo “König Stephan” fu introdotto solo nelle edizioni stampate a partire dal 1822. Prima rappresentazione il 9 febbraio 1812 all’inaugurazione del nuovo teatro tedesco a Pest.
Gli esempi musicali in MIDI di questa pagina sono curati da Pierre-Jean Chenevez. Chi volesse consultare o richiedere questi file, può contattare l’ autore tramite il nostro modulo di contatto.