Opus 80 Fantasia in do minore per pianoforte, orchestra e coro
1. Adagio
2. Finale: Allegro – Meno Allegro – Allegro molto – Adagio – Marcia assai vivace – Allegretto ma non troppo – Presto
Opus 80 – Fantasia in do minore per pianoforte, orchestra e coro op. 80, prima metà di dicembre 1808 – seconda metà 1809, dedicata al re Maximilian Joseph di Baviera, pubblicata in parti di coro e d’orchestra a Lipsia, Breitkopf e Härtel, luglio 1811; in partitura ibid., giugno 1849. GA. n. 71 (serie 9/8) – B. 80 – KH. 80 – L. III, p. 188 -N. 80 – T. 142.
Il manoscritto originale è perduto; una partitura del coro è conservata nella Beethovenhaus. Gli abbozzi si trovano nel quaderno di cui si è già detto al Biamonti 456 e in alcuni fogli sparsi pervenuti egualmente alla Beethovenhaus da altre parti. Secondo quello che dice Czerny, a chiudere il concerto del 22 dicembre 1808 era stata in origine destinata la Quinta Sinfonia (egualmente in prima esecuzione); ma il timore che alla fine di un programma già tanto lungo il pubblico fosse troppo stanco, indusse Beethoven a cambiare idea, spostando la sinfonia al principio della seconda parte e mettendo invece in suo luogo, come ultimo pezzo, un’altra opera, di minore impegno e di successo più facile, sulla base del tema della canzone Gegenliebe WoO 118 da lui composta nel 1794-1795 e con partecipazione, oltre che dell’orchestra, del pianoforte e di un coro finale.
Gli abbozzi del quaderno suddetto sono numerosi, ma non risalgono ad epoca troppo anteriore al concerto. La Fantasia, quale venne presentata allora al pubblico, era priva dell’attuale introduzione pianistica (Adagio), che fu composta soltanto nella seconda metà dell’anno successivo. In suo luogo Beethoven eseguì probabilmente una improvvisazione. Il motivo musicale del Gegenliebe ha una evidente analogia con quello posto a base dell’ultimo tempo della Nona Sinfonia, che è però di ben altra ampiezza e solennità.
Con la Nona, la Fantasia ha in comune anche l’idea madre della partecipazione della voce umana, che interviene alla fine a celebrare uno stato d’animo tripudiante di cui le parole danno la ragione e la musica vuol rendere il carattere emotivo.
Dall’amore scambievole fra uomo e donna del Gegenliebe passiamo nella Fantasia alle «armonie della vita nel gusto della bellezza, in cui si compone ogni contrasto, e l’incanto magico dei suoni è consacrato dalla voce»; e nella Nona alla celebrazione di un sentimento universale di gioia che infrangendo ogni barriera sociale unisce tutti gli uomini nella bontà e nella fratellanza.
Ma nella Fantasia l’introduzione della parola costituisce, più che altro, un elemento esterno valorizzatore della composizione destinata ad interessare per l’originalità solistico-strumentale-vocale dell’impostazione e la facile comunicatività della musica. Il testo fu improvvisato o quasi dal poeta Chrisoph Kuffner (immagine a lato) o suggeritogli, sembra, dallo stesso Beethoven. Esiste un abbozzo del tema musicale con parole tutte differenti, di autore ignoto (Vedere Biamonti 486) L’introduzione pianistica è di un carattere insieme solenne e brillante, come di una grande cadenza che voglia affermare fin dall’esordio l’autorità del solista.
L’episodio che segue con il tema circospetto, pianissimo, degli archi e le brevi risposte del pianoforte fa pensare, pur nell’assenza di ogni impostazione drammatica, all’inizio del secondo tempo del Quarto Concerto per pianoforte e orchestra; ma si tratta soltanto di un preambolo ché, dopo alcuni tipici appelli in quinta dei corni e poi degli oboi, il solista entra subito nel cuore dell’argomento, esponendo il tema. Questo successivamente passa, in trasparenti variazioni, al flauto, poi agli oboi, accompagnato dal pianoforte; ai clarinetti, accompagnato dal fagotto; infine all’intera orchestra. Dopo un breve sviluppo segue, in figurazioni più rapide (Allegro molto alla breve, mi bemolle maggiore – do maggiore), una variazione divisa fra il pianoforte e l’orchestra, anch’essa con un ulteriore sviluppo.
Chiudono la serie altre due variazioni, più interessanti: una molto dolce (Adagio non troppo, 6/8 la maggiore) nei clarinetti e fagotti (poi nelle viole e violoncelli) a cui s’intreccia il pianoforte, l’altra in un risoluto movimento di marcia (Assai vivace, 2/4, fa maggiore). prevalentemente negli strumenti a fiato. Un Allegretto non troppo, quasi Andante con moto, 2/4 do maggiore, introdotto da un ritorno abbreviato del tema degli archi, ripete, sullo sfondo di volteggianti passaggi pianistici, l’annuncio in quinta; su questo poi subito dopo entra la voce umana (soli, o poche voci di coro) con le parole iniziali del testo: “Schmeichelnd hold”. In un primo momento Beethoven aveva pensato di introdurre il canto con qualche parola che facesse da collegamento fra la parte strumentale e quella poetica vocale (analogamente a quanto poi ha fatto, in forma molto più ampia, nella Nona Sinfonia con il recitativo del basso: “O Freunde, nicht diese Töne” [O amici, non questi suoni] ecc.).
Alcuni abbozzi portano sotto gli appelli in quinta, invece delle parole suddette iniziali del testo, la frase “Hort ihr wohl!” (Ascoltate bene!) con l’annotazione: “Hier erst die Singstimmen” (Qui — entrano — primieramente le voci). Ma l’idea fu poi abbandonata. Il canto, introdotto così direttamente, si svolge sul fedele modello della prima esposizione strumentale, intonato da gruppi di voci (prima soprani e contralti, poi tenori e bassi), accompagnato con leggerezza, ripreso e sviluppato brevemente dalla intera massa corale sostenuta dalla piena orchestra, e concluso in una specie di stretta finale che si ripete due volte. Un passaggio in mi bemolle maggiore, sostenuto, in fortissimo, dalla piena del coro e degli strumenti alle parole: “Wenn sich Lieb und Kraft vermahlen” (Quando amore e la forza si uniscono), preannuncia sorprendentemente quello della Nona: “Überm Sternenzelt! Über Sternen muss er wohnen!” (Sopra la volta stellata! Sopra le stelle egli deve abitare!).
Poiché abbiamo parlato più volte di analogie con la Nona, crediamo utile di riportare anche il testo poetico della Fantasia: “Schmeichelnd hold, und lieblich klingen unsers Lebens Harmonien, und dem Schöneitssin entschwingen Blumen sich, die ewig blühn”. (Lusingando blandamente e dolcemente risuonano le armonie della nostra vita, e dalla bellezza sbocciano fiori che fioriscono sempre). “Fried’und Freude gleiten freundlich wie der Wellen Weschselspiel; was sich drängte rauh und feindlich, ordnet sich zu Hochgefühl”. (La pace e la gioia si susseguono come l’avvicendarsi delle onde; quanto di ostile e di amaro si agitava in noi si compone ora in nobili sentimenti). “Wenn der Töne Zauber walten und des Wortes Weihe spricht, muss sich Herrliches gestalten, Nacht und Stürme werden Licht”. (Quando i suoni creano incanti e sante sono le parole, si maturano eccelse cose; la notte e la tempesta si cangiano in luce). “Auss’re Ruhe, inn’re Wonne herrschen für den Glücklichen. Doch der Künste Frühlings sonne lässt aus beiden Licht entstehn”. (Pace all’esterno e diletto interiore regnano per la nostra felicità. Ma il sole primaverile dell’arte fa nascere da ambedue la luce).
“Grosses, das in’s Herz gedrungen, blüht dann neu und schön empor, hat ein Geist sich auf geschwungen, hall’t ihm stets ein Geisterchor”. (Quanto di grande c’è nei nostri cuori torna a fiorire più bello; non appena uno spirito si innalza, risuona sempre a lui d’intorno un coro di spiriti). “Nehmt denn hin, ihr schönen Seelen, froh die Gaben schöner Kunst. Wenn sich Lieb’ und Kraft vermählen, lohnt dem Menschen Götter Gunst”. (Prendete lietamente, o belle anime, quello che la bella arte vi dona. Quando Amore e Forza si uniscono, il favore di Dio ricompensa gli uomini).
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Titolo ufficiale: Opus 80 Fantasie (c-moll) nach einer Textvorlage von Christoph Kuffner für Klavier, Chor und Orchester Widmung: Maximilian Joseph I., König von Bayern NGA X/2 AGA 71 = Serie 9/8 SBG X/4 (Hess 16, nicht authentisch) Beiname: Chorfantasie
Composizione e pubblicazione: Beethoven elaborò il finale con coro e orchestra nel dicembre 1808 a Vienna, poco prima della prima esecuzione del 22 dicembre. La scrittura definitiva della Fantasia introduttiva, che in questa rappresentazione era probabilmente per lo più improvvisata, non fu realizzata dal compositore per la stampa fino alla fine dell’estate/autunno del 1809. L’edizione originale londinese fu pubblicata da Clementi & Co. nell’ottobre 1810, l’edizione originale di Lipsia seguì nel luglio 1811 edita da Breitkopf & Härtel. Beethoven scrisse a Breitkopf & Härtel che „der text wie die Musik das werk einer [gestrichen: Nacht war] sehr kurzen Zeit war, so daß ich nicht einmal eine Partitur schreiben konnte“ (BGA 465). Ciò è confermato anche da Carl Czerny, dai cui resoconti abbiamo il rapporto più dettagliato sulla creazione dell’op. 80: „Als Beethoven 1809 [recte: 1808] das große Concert im Theater an der Wien geben wollte, wo zum erstenmal die Pastoral- u C mol Sinfonie so wie das G dur Concert etc aufgeführt wurde, kam ihm kurz vorher die Idee, ein glänzendes Schlußstück für diese Akademie zu schreiben. Er wählte ein schon viele Jahre früher componirtes Lied-motif, entwarf die Variationen, den Chor, etc: und der Dichter Kuffner mußte dann schnell die Worte /: nach Beethovens Angabe :/ dazu dichten. So entstand die Fantasie mit Chor op. 80. Sie wurde so spät fertig, daß sie kaum gehörig probiert werden konnte. Beethoven erzählte dieses in meiner Gegenwart, um zu erklären, weshalb er bey der Aufführung noch einmal wiederholen ließ. ,Einige Instrumente hatten sich verpausirt‘, sagte er,,hätte ich noch einige Takte weiter spielen lassen, wäre die gräßlichste Disharmonie entstanden. Ich mußte unterbrechen“. Di questo tipo di canzone, usata per l’op. 80, fa parte della canzone WoO 118, già scritta nel 1794/95. I risultati degli studi sugli abbozzi mostrano che Beethoven scrisse la parte per pianoforte dell’op. 80 nella sua forma definitiva solo nella tarda estate/autunno del 1809, cioè diversi mesi dopo la prima rappresentazione dell’opera nel dicembre 1808. I pochi schizzi sopravvissuti per un’introduzione, annotati nel dicembre 1808, non hanno nulla in comune con la versione definitiva. Presumibilmente Beethoven improvvisò completamente la parte di pianoforte all’Accademia o forse aveva davanti a sé solo poche note guida. L’unica cosa che è sopravvissuta autografa è una partitura per le parti vocali, che non fu creata sino al 1810, durante i preparativi per la pubblicazione ed era probabilmente necessaria per la produzione dei modelli di incisione. Finora non è stata trovata né una partitura completa autografa né una parte per pianoforte annotata da Beethoven.
Ciò che è sopravvissuto, invece, è il modello di incisione della parte del pianoforte corretto dal compositore per la prima edizione tedesca, una parte isolata del materiale della prima esecuzione (Violino 1) con le correzioni di Beethoven, e le copie delle parti dei fiati e dei timpani, che tornano direttamente alle parti della prima esecuzione ma non mostrano correzioni di Beethoven. Per una ulteriore variante con una parte di archi introduttiva, vedere Hess 16.
Testo: Nella relazione di Carl Czerny sulla composizione dell’op. 80 l’ autore è menzionato per nome, e questa attribuzione è supportata da una recensione anonima della prima rappresentazione nell’Intelligenteblatt der Annalen der Literatur und Kunst del febbraio 1809. Qui dice: „Ausser der schon […] gespielten Phantasie, machte noch eine zweyte der. Beschluss des Ganzen, mit allmähligem Eintreten des Orchesters und einiger abwechselnder Singstimmen, die dann nach jeder Strophe von einem vollen Chor unterstützt wurden. Die schönen Worte hierzu, schrieb der durch mehrere ästhetische Arbeiten längst schon rühmlich bekannte Hr. C. Kuffner, und sie enthielten das Lob der Tonkunst, als der Erhöherinn unserer Lebensfreuden.“ (Citato da Kopitz/0p80).
Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it
Qui in calce i PDF, MIDI ed Mp3 della Fantasia Corale; in più la trascrizione per pianoforte mutuata dal lungo abbozzo conservato alla Beethoven Haus. Willy Hess riporta inoltre al numero 16 del suo catalogo (Supplemente zur GA, volune X,1967 pagina 75) di una parte per archi introduttiva alla Fantasia che consta di tre righi per violino, viola e violoncello, da eseguirsi assieme alla parte per pianoforte, ovvero affiancandola al preludio improvvisato come introduzione alla fantasia. Per ulteriori dettagli vi rimandiamo alla suddetta pagina.
Gli esempi musicali in MIDI di questa pagina sono curati da Pierre-Jean Chenevez. Chi volesse consultare o richiedere questi file, può contattare l’ autore tramite il nostro modulo di contatto.