Opus 16 Quintetto in mi bemolle maggiore per pianoforte, oboe, clarinetto, corno e fagotto
I) Grave – Allegro non troppo – II) Andante cantabile – III) Rondò allegro ma non troppo
Opus 16 Quintetto in mi bemolle maggiore per pianoforte, oboe, clarinetto, corno e fagotto op. 16, dedicato al principe di Schwarzenberg; il primo tempo è stato composto verosimilmente verso il 1794, gli altri due alla fine del 1796 – principio 1797; pubblicato a Vienna, Mollo, marzo 1801, con il titolo “Grand Quintetto pour le fortepiano, avec oboe, clarinetto, basson et cor, ou violon, alto et violoncelle” (otto parti staccate per ciascuno dei detti strumenti); la partitura (per pianoforte e i quattro strumenti a fiato) a Francoforte, Dunst, 1830 circa. GA. n. 74 (serie 10/1) – B. 16 – KH. 16 – L» I, p. 157 – N. 16 – P. 89 – T. 54.
Titolo ufficiale: Opus 16 Quintett bzw. Quartett (Es-dur) für Klavier, Oboe, Klarinette, Fagott und Horn bzw. Klavier, Violine, Viola und Violoncello Widmung: Joseph Johann Nepomuk Fürst zu Schwarzenberg NGA IV/1 AGA 74 = Serie 10/1
Il manoscritto originale è perduto. Abbozzi del secondo e terzo tempo sono riportati dal Nottebohm e dallo Shedlock. La prima esecuzione ebbe luogo a Vienna il 6 aprile 1797, in una «Accademia» organizzata dal violinista Schuppanzig; una seconda ebbe luogo il 2 aprile dell’anno successivo nella stessa città, in un concerto di beneficenza.
In ambedue la parte del pianoforte fu tenuta dallo stesso Beethoven. Si cita frequentemente come «modello» di questa opera, il Quintetto K. 452 in mi bemolle maggiore di Mozart per il medesimo complesso, composto nel 1784; e sta bene per quanto riguarda la struttura generale ed anche, fino ad un certo punto, la concezione e la condotta strumentale dell’insieme e perfino qualche particolare letterale.
È facile anche trovare affinità melodiche con l’aria di Tamino del Flauto magico: “Dies Bildniss ist bedauernd schön” nel tema iniziale dell’Allegro, con l’aria di Zerlina “Batti batti bel Masetto” del Don Giovanni nel tema del secondo tempo; con l’aria di Papageno “Ein Mädchen oder Weibchen” del Flauto magico nel ritornello del Rondò.
Ma Beethoven rivela pur sempre il suo spirito, volto alla ricerca d’uno spazio vitale maggiore.
Notiamo la larghezza d’espressione del Grave introduttivo; la fisionomia popolarmente comunicativa, piuttosto che ricercata, dei due temi del primo tempo e l’interesse della loro trattazione strumentale; il vigore dello sviluppo; la melodiosa e un po’ melanconica dolcezza dell’Andante cantabile, che si fa più penetrante ad ogni rientrata del tema dopo i singoli episodi (anche questo tempo è in forma di rondò) e si rivela del resto altrettanto poeticamente in ciascuno di essi: nel primo con la melodia a solo dell’oboe ripresa e continuata flessuosamente dal fagotto, con la sua modulazione terminale in re minore; nel secondo con il canto triste e lontano del corno, che non si potrebbe pensare affidato ad altro strumento senza menomarne la fisionomia. Il terzo tempo è forse di aspetto più comune sia nel ritornello che negli intermezzi.
Origine e pubblicazione: probabilmente abbozzato durante il soggiorno di Beethoven a Berlino nel maggio e giugno 1796, forse ivi completato. L’edizione originale in parti per entrambe gli organici fu pubblicata da Mollo a Vienna nel marzo 1801.
Schizzi per tutti e tre i movimenti dell’op. 16 furono annotati su carta di Berlino, che contiene anche schizzi per le sonate per violoncello e pianoforte op.5, che furono eseguite sempre a Berlino. Sempre su questa carta berlinese (mus. ms. autogr. Beethoven 28, “Fischhof’, folio 16v, facsimile: Johnson/Tour 1796 pagina 37) esiste una bozza di una lettera a un destinatario sconosciuto: “[cancellato: „ich [gestrichen: schike] habe die Ehre ihnen hier das quintett, und sie werden mich sehr verbinden, wenn sie es als ein unbedeutendes Geschenk Von mir betrachten, die Einzige Bedingung, die ich ihnen machen muß, ist, es ja niemanden sonst zu geben“ (BGA 21 ). Douglas Johnson considera il destinatario Nikolaus Zmeskall, che possedeva il manoscritto del Quintetto di Mozart K. 452 con stessa strumentazione, che all’ epoca (1796) era ancora inedito (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 164f). I manoscritti dell’op. 16 avrebbero potuto essere inviati anche a Praga. Inoltre, all’inizio del 1796 Beethoven abbozzò un’opera per pianoforte e strumenti a fiato in sol maggiore (che non completò). (Johnson/Tour1796 p. 35f e Kerman/Kafka vol. 1 p. 287f). (Vedere sul nostro Centro Ricerche Musicali: Skizzenbuch Kafka – Parte 4 – Quartetto (?) in sol maggiore per pianoforte e strumenti a fiato (Allegro – Adagio – Finale: Variazioni su “Ah, vous dirai-je maman”) (Folio 84 recto, 85 recto/versus, – Pagina 134)
(file audio disponibile anche su questa pagina)
Al termine della lenta introduzione (parte pianistica, pagina 1, misure 20-21), le copie dell’edizione originale presentano evidenti tracce di drastici mutamenti avvenuti probabilmente prima della pubblicazione. Suggeriscono interventi di Beethoven con conseguenti ambiguità nel modello dell’incisione.
La versione per quartetto fu arrangiata dallo stesso compositore a detta di Ferdinand Ries (Wegeler/Ries p. 93f). Mentre Mollo nell’edizione originale e dopo di lui André, Broderip & Wilkinson e altri combinarono le versioni per quintetto e quartetto in un’unica edizione (quintetto), Simrock, Zulehner e dopo di lui Schott li separarono entrambi con titoli diversi, sebbene con la stessa parte pianistica. Hummel e Pleyel pubblicarono solo la versione per quartetto, Gambaro, specializzato in strumenti a fiato, solo la versione per quintetto. Per l’indipendenza di questa versione vedere Schwager/Arrangements, Schwager/Look, Raab/Editions e Kross/NGA IV/1.
Dedica: Joseph Johann Nepomuk Anton Karl Prince zu Schwarzenberg, nato il 27 giugno 1769 a Vienna, morto il 19 dicembre 1833 a Frauenberg (Hlubokä nad Vltavou), Boemia, figlio del principe Johann Nepomuk zu Schwarzenberg (1742—1789) e Maria Eleonore, nata contessa di Oettingen-Wallerstein (1741-1797), sposata con la principessa Pauline Karoline Iris von Arenberg-Archot (1774-1810). Sua sorella Maria Karoline era sposata con il principe Franz Joseph Maximilian Lobkowitz, patrono di Beethoven. Schwarzenberg era un grande e generoso amante della musica e organizzò concerti di oratori e musica da camera nel suo palazzo viennese sul Neuer Markt. Fu anche in questo luogo che ebbero luogo le prime rappresentazioni degli oratori „Die Schöpfung“ (1798) und „Die Jahreszeiten“ (1801) di Joseph Haydn, organizzate dalla „Associierten Cavaliers“ di cui Schwarzenberg era membro, nonché dal consorzio che dal primo gennaio 1807 aveva rilevato la gestione dei due teatri di corte “Theater-Unternehmungs-Gesellschaft” (o “Theater-Pachtungs-Gesellschaft)” e del Theater an der Wien e li aveva finanziati fino al 1810 (tra gli altri membri notiamo il principe Lobkowitz, Nikolaus Prince Esterhazy von Galantha, Franz e Franz Nikolaus von Esterhazy, il conte Ferdinand Pälffy von Erdöd, il conte Hieronymus von Lodron e il conte Stephan Zichy). Nel 1795 il principe, sua moglie e sua madre si abbonarono a un totale di otto copie dei Trii per pianoforte op.1. Nel 1810, la principessa perse la vita nel tentativo di salvare la figlia (che era già al sicuro) in un incendio. Questo atto di sacrificio fu glorificato in una poesia sulla Zeitung für die elegante Welt del 20 luglio 1810 (10, 1810, p. 1137), di cui Beethoven chiese una copia a Nikolaus Zmeskall (BGA 461). Nel 1813, dopo che suo cognato, il principe Lobkowitz, fallì, Joseph zu Schwarzenberg guidò la „freundschaftliche Administration“, che rilevò la sua gestione patrimoniale. In questa veste, Beethoven gli si rivolse in una pro memoria per ottenere il pagamento della quota rateale di Lobkowitz della sua pensione (BGA 663). La prima esecuzione della versione del quintetto avvenne il 6 aprile 1797 con Beethoven al pianoforte, in un’accademia di Ignaz Schuppanzigh nella Jahnschen Saal di Vienna (programma riprodotto in Landon/zeugnisse 1970 p. 53).
Ulteriori esecuzioni dell’op. 16 con la partecipazione di Beethoven ebbero luogo il 2 aprile 1798 nel secondo concerto della Tonkünstler-Societät (TDR II p. 46f), in aprile o all’ inizio del maggio 1801 nella casa della contessa Deym (LaMara/Brunsvik p. 17) e nel dicembre 1804 nel Palazzo del Principe Lobkowitz (Wegeler/Ries p. 79f e TDR II p. 436). L’11 febbraio 1816, prima del suo viaggio in Russia, Ignaz Schuppanzigh tenne un concerto d’addio in cui Carl Czerny ne suonò la parte pianistica (TDR III p. 548f e BGA 902).
Abbozzi: Tutti i tempi: GB-Lbl, Add. Ms. 29801 („Kafka“), folii 48, 49, 81r e 119v. Maggio/ giungnoi 1796 (Johnson/Fischhof volume 1 pagine 362-364), 1° movimento: Re-Sib, mus. SM. autogr. Beethoven 28 (“Fischhof”), folio I4r. Datazione: maggio/giugno 1796 (Johnson/Fischhof vol. 1 p. 362-364). Edizione originale (parti) 1801 (marzo). Vienna, T. Mollo et Comp., VN/PN 151. – Titolo: „GRAND QUINTETTO / pour le / Forte-Piano / avec Oboe, Clarinette, Basson, et Cor / où / Violon Alto, et Violoncelle / composé et dedié / A Son Altesse Monseigneur le Prince / Regnant de Schwarzenberg &. &./par / LOUIS VAN BEETHOVEN / Oeuvre 16.
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