La Ricerca diventa Arte – Una nuova vita per le compositrici del tempo di Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura della pianista professoressa Antonietta Cappelli – Josepha Barbara Auernhammer:

VI Variazione (!) per il clavicembalo della Opera Molinara Nel cor piu non mi Sento composte dalla Signora Auernhammer.

Josepha Barbara Auernhammer nacque il 25 Settembre 1758 a Vienna, undicesima figlia di Johann Michael Auernhammer ed Elisabeth Timmer.

Studiò con Georg Friedrich Richter, Leopold Anton Kozeluch e dal 1781 con Mozart, di cui — si narra — si innamorò perdutamente. Il 27 giugno 1781 Mozart scrisse: “Fast jeden Tag nach dem Abendessen bin ich bei H: v: Auernhammer’s – Die Miss ist ein Monster! – spielt wunderbar, aber ihr fehlt die echte feine und beruhigende Qualität von Cantabile; sie zupft zu viel. “ “Quasi ogni giorno, dopo cena, mi reco dagli Auernhammer. – La signorina è un mostro! – suona deliziosamente anche se, tuttavia, le manca un po’ di qualità fine e genuina e nei “cantabile” strappa troppo “.

Quell’anno Mozart le dedicò le sue Sonate per violino K. 296 e K. 376–80.

Josephine divenne la copista di Mozart e ne corresse diverse sonate per preparale per alla pubblicazione a stampa. Il suo modo di suonare il pianoforte assieme al genio di Salisburgo fu descritto con entusiasmo dall’abate Stadler. Il 23 novembre 1781 suonò con Mozart la Sonata per due pianoforti K. 448 di Mozart e il Concerto per doppio K. 365. Ulteriori performances ebbero luogo nel gennaio 1782 e il 26 maggio 1782.

Nel 1786 Josephine sposò Johann Bessenig (c. 1752-1837), dal quale ebbe quattro figli. La sua carriera di virtuosa non si arrestò col matrimonio, e partecipò sia a concerti in locali privati ​​che pubblici, sino ad arrivare a suonare al celebre Burgtheater.

Il 25 marzo 1801 suonò il Concerto per pianoforte in do maggiore Opus 15 di Ludwig van Beethoven, appena composto. Il suo ultimo concerto pubblico fu il 21 marzo 1813, assieme alla figlia Marianna Auenheim, nota insegnante di canto e pianista.

La Auernhammer scrisse prevalentemente musica per pianoforte, in particolare variazioni, che sono caratterizzate da una vasta conoscenza delle tecniche pianistiche e dall’uso abile dello strumento.

Morì a Vienna il 30 gennaio 1820 e riposa nel cimitero di St. Marx.


Il tema di Paisiello è presentato in modo molto chiaro e semplice. Tempo binario a suddivisione ternaria, fedele all’originale. Sono presenti alcuni abbellimenti che rendono più femminile il suo lavoro. Molto attenta a marcare le chiusure.
La scrittura armonica appare semplice e lineare, meno quella tecnica.
Il basso procede in questo modo
I  V  I  III  IV  V  I  II  III IV  V  I  progressione modulante che porta al RE maggiore  e prosegue con  V  I  IV  V  I.
La struttura si conserva, tranne nella coda che appare libera e si chiude con una danzetta saltellando in 2/4.Già dalla prima variazione si avvertono difficoltà tecniche che si rendono sempre più evidenti proseguendo lo studio.
Josepha appare determinata e padrona della tecnica clavicembalistica, sfoggia le sue conoscenze.
Come compare scritto nella pagina online del sito www.sophiedrinkerinstitute.de, i vari editori che hanno pubblicato le sue composizioni,  principalmente a Vienna, varia.
Schilling osservò, nel 1835: “Per inciso, tutte le sue composizioni richiedono meno destrezza meccanica che sottigliezza e delicatezza nell’esecuzione  , precisione e massima delicatezza in attacco, motivo per cui possiamo raccomandarle meno ai principianti che a musicisti veramente istruiti”  (Schilling, p. 333 ).

Il recensore dell ‘“Allgemeine Musikische Zeitung” prende chiaramente in giro Josepha:  “La 63a opera? – Ehi, ehi, questo è un po ‘troppo per la professione esterna di una signora, anche di tante professioni interne legate alle  arti della musa ! ” Tuttavia, ammette anche che le variazioni sono  “molto piacevoli da suonare e da ascoltare”  . E anche se gli   manca la “natura artificiale e il coinvolgimento dell’argomento” , è dell’opinione che  “gli  piaceranno comunque” (AmZ 1799, Col. 90s.).
Il “giornale per il mondo elegante” giudica dopo una critica molto positiva all’interpretazione di una loro opera:  “ciò che Mad. Auernhammer compone, può essere suonato solo da Mad. A.” (Zeitung for the elegant world 1804, p. 284).

Quanto scritto dai contemporanei risulta calzante al modo di comporre della Aurnhamer.
Il mondo artistico, a quel tempo, dev’essere stato duro per una donna. Prima di iniziare a studiare con Mozart era quasi una sconosciuta e infatti non si conosce tanto. Sappiamo che sua madre era una musicista aristocratica e questo spiega la sua alta istruzione musicale (ricordiamo Richter e W.A. Mozart) ma, non la conosciamo come una grande virtuosa. Amadeus ne parla spesso nelle sue lettere e ne elogia la bravura. Dev’essere stata molto ammirata e stimata dai contemporanei. Lo dimostra il fatto che ha tenuto molti concerti e anche in coppia col suo Maestro Mozart.

Tra le note del tema e variazioni in questione, si intravede il suo carattere forte e determinato e la voglia di imporsi al pubblico.
Tutte le variazioni sono dedicate ad artifici tecnici che anticipano il virtuosismo romantico: arpeggi spezzati, accordi aperti rivoltati che volteggiano leggeri, scalette cromatiche alla sinistra e alla destra che corrono leggiadre, salti alla Listz, incrocio (tipico di Mozart), ottave spezzate ecc…
In particolare, risultano molto difficili le variazioni n.2 e n.3. Precisione d’attacco al tasto, pulizia, tecnica del polso e agilità nelle due mani. Nelle varianti n.4 e n.5 si sente molto l’influenza di Mozart: leggerezza e pulizia nella scrittura (n.4) e il cantabile- malinconico che rimproverava alla sua allieva (n.5).
Sicuramente sono brani non indicati per principianti anche se l’inserimento in repertorio del giovane pianista può essere un ottimo veicolo di sviluppo tecnico. Segnalo alcune incongruenze di scrittura. La variante n.2 presenta, alla fine dell’ultima battuta, mi# che suppongo sia un do#, per chiudere correttamente. L’idea che mi son fatta è quella di una trascrizione frettolosa, ultimi due ottavi scritti in chiave di violino anziché di basso.
La variante 3 presenta, all’inizio della terza battuta, un sol# alla destra e un sol naturale alla sinistra. Poiché il sol# non risolve e non vi è nessuna modulazione in atto posso supporre che si tratti di un errore di copiatura e pertanto l’ho suonato naturale. Un’altra osservazione va fatta per l’ultima battuta in cui compaiono i diesis che ho considerato appoggiature, di cui Josepha ne fa largo uso, e non alterazioni di passaggio.
Antonietta Cappelli

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