Focus su … Benedetta Saglietti

Storica della musica, saggista, musicologa ….. e amica del Sito.

Benedetta Saglietti è dottoressa di ricerca in storia moderna, storica della musica ed esperta di iconografia musicale.

L’interesse e il successo di critica ottenuto col suo primo libro, Beethoven, ritratti e immagini (EDT-De Sono 2010, prefazione di Giorgio Pestelli), le è valso immediatamente un invito al Beethoven Festival di Chicago (2011). Ha poi curato Una visita a Beethoven di De Vienney (La Scuola di Pitagora 2014) e, in seguito, è stata invitata a contribuire al catalogo della grande mostra Ludwig van. Le mythe Beethoven (Gallimard 2016) organizzata alla Cité de la musique, Philharmonie de Paris. Sul versante editoriale ha quindi co-curato, con Giangiorgio Satragni, la nuova edizione dello Strawinski di Alfredo Casella (Castelvecchi 2016, prefazione di Quirino Principe), prima biografia del compositore russo.

Sul versante artistico, il suo progetto multimediale sul Pierrot lunaire di Schönberg, concepito assieme alla semiologa Valentina Manchia e basato sul lavoro del graphic designer francese Massin, ha debuttato nell’estate del 2018 a Verbania, nell’ambito del rinomato Stresa Festival.

Recentemente Donzelli ha dato alle stampe il suo più recente volume dal titolo La Quinta Sinfonia di Beethoven recensita da E.T.A. Hoffmann con la prefazione di Riccardo Muti. È tra i 92 autori di COndiVIDere (disegnodiverso 2020, a cura di Paola Gribaudo). Attualmente sta collaborando all’allestimento della sala beethoveniana della mostra Arte e musica dal Simbolismo alle avanguardie (Palazzo Roverella, Rovigo, 27 febbraio-27 giugno 2021 a cura di Paolo Bolpagni).

Ha dedicato le sue ricerche anche alla relazione tra musica e colore e ai radiodrammi di Glenn Gould e ha poi condotto, tra Germania e Italia, un ampio studio sulla rappresentazione autobiografica e sui viaggi dei musicisti di lingua e cultura tedesca.

È attiva come critica musicale e, avendo vinto la timidezza nel parlare in pubblico, ha tenuto conferenze in Italia, Svizzera, Francia, Austria, Inghilterra e U.S.A. Oggi, oltre a tradurre dall’inglese e dal tedesco, si occupa professionalmente di social media al servizio della musica (prevalentemente classica). Collabora (o ha collaborato) con istituzioni quali l’Orchestra nazionale sinfonica della Rai, il RIAS Kammerchor di Berlino, Emilia Romagna Festival, l’Unione musicale di Torino, il Ravenna Festival.

Benedetta è amica del Centro di Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it , e ci ha onorato con suoi scritti. Lasciamo la parola a Benedetta per un’ ulteriore presentazione in prima persona, tratta dal sito personale https://benedettasaglietti.com/:

Benedetta Saglietti

“Cosa faccio? In una parola: scrivo. In molte declinazioni:

  • saggi: l’amore per il mondo e la cultura tedesca mi ha condotta a studiare: Beethoven, la sua iconografia – scrivendo anche per Gallimard nel contribuire alla più grande mostra organizzata sul tema negli ultimi anni -; la ricezione della Quinta Sinfonia; i viaggi e le autobiografie dei musicisti germanofoni nel diciottesimo secolo; la musica e il rapporto con le altre arti; qui la bibliografia completa
  • in veste di traduttrice (DE/EN > IT)  e localizzatrice
  • come “stratega digitale” scrivo sui social media, in contesti istituzionali e non, legati alla musica classica. La mia specialità è Twitter
  • collaborando ai programmi di sala lavoro con diverse realtà musicali, tra cui: l’Unione musicale di Torino, il RIAS Kammerchor di Berlino, il Ravenna Festival, l’Orchestra da camera “Giovanni Battista Polledro”

Mi rappresenta l’agenzia Grandi & Associati.

E poi:

  • da quando ho vinto la timidezza parlo in pubblico, in sedi e per target diversi: qui i miei interventi

Infine:

  • didattica: ho curato progetti di educazione all’ascolto per alcune istituzioni musicali (tra cui l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e l’Unione musicale di Torino) e ho insegnato per cinque anni nella scuola primaria
  • sono stata marketing manager B2B per la filiale italiana di Sothys Paris, occupandomi anche di comunicazione e traduzione dall’inglese.”

Le sue pubblicazioni – Monografie

«Ogni passione, così come un’opera ce la presenta, è rivestita dalla musica con lo scintillio purpureo del Romanticismo, e ciò che sperimentiamo nella vita ci conduce fuori dalla vita nel regno dell’infinito. Così forte è la magia della musica, e sempre più potente il suo effetto, che dovrebbe affrancarsi da ogni altra arte. La musica strumentale di Beethoven ci schiude il regno del titanico e dell’incommensurabile. Raggi infuocati sfrecciano attraverso la profonda notte di questo regno: vi scorgiamo gigantesche ombre che s’allungano e si restringono, rinchiudendoci sempre più strettamente, annientano ogni cosa in noi, senza estinguere il dolore dello struggimento infinito, in cui ogni piacere, asceso rapidamente in suoni esultanti, s’inabissa e soccombe». E. T. A. Hoffmann

La Quinta sinfonia di Beethoven è una delle opere più importanti e celebri della storia della musica: appena è evocata, il suo incisivo motto iniziale risuona subito nella nostra mente. Eppure, come racconta questo libro, la composizione si è fatta spazio nelle orecchie e nei cuori degli ascoltatori in modo assai strano. La storia della Quinta ebbe inizio a Vienna il 22 dicembre 1808, quando fu eseguita per la prima volta, tra innumerevoli altri brani, in un concerto tanto famoso quanto sfortunato. La difficoltà delle composizioni, un numero insufficiente di prove, la lunghezza del programma e il freddo del teatro decretarono un mezzo fiasco. Nonostante la fama del compositore, un cronista scrisse: «Nessuno è profeta in patria». Beethoven si arrabbiò: «Malgrado qualche errore, il pubblico ha accolto tutto con entusiasmo. Ciò nonostante, gli imbrattacarte di Vienna non mancheranno certo di scrivere i loro velenosi articoli contro di me». Invece si sbagliava. Sette mesi dopo, infatti, il direttore della più importante rivista di musica tedesca spediva a Bamberga la riduzione della sinfonia per pianoforte a quattro mani, chiedendo di recensirla a un suo collaboratore, all’epoca sconosciuto, E. T. A. Hoffmann, che sarebbe presto diventato il più importante scrittore del Romanticismo tedesco. Fu proprio lui a rendersi conto per primo che la Quinta, senza ombra di dubbio, era un capolavoro, e a dichiararlo a gran voce in un ampio scritto, determinando così le sorti di quest’opera straordinaria. Finora inedita nella sua forma integrale, questa recensione, tra le più ispirate di tutti i tempi, appare finalmente in italiano – tradotta e commentata dalla storica della musica Benedetta Saglietti – insieme ad altre testimonianze circa la prima esecuzione e agli scritti di Johann Friedrich Reichardt e di Hector Berlioz. A inaugurare questo viaggio è Riccardo Muti, il quale conversando con l’autrice racconta, dalla parte dell’interprete, la sinfonia-capolavoro che, sin dal la prima esecuzione, continua ad affascinare chi la ascolta: un’opera capace ancora oggi di sorprendere e allo stesso tempo di scuotere le profondità dell’animo umano.

Nelle opere d’arte figurative e plastiche Beethoven ha assunto diverse sembianze, non tutte egualmente note poiché alcune sono più riprodotte di altre. Allineando in una galleria quei ritratti di natura eterogenea (olii su tela, incisioni e litografie, disegni, maschere facciali e busti) che furono realizzati durante la sua vita, emerge un profilo del compositore talvolta inedito e sorprendente.

I ritratti sono qui considerati innanzitutto per il loro valore documentale e per la prima volta vengono definite, secondo un nuovo criterio metodologico, le peculiarità materiali delle opere (genesi, caratteristiche iconografiche, trasmissione, attuale collocazione), oltre alla discussione di una vasta quanto inesplorata letteratura critica.

La vicenda iconografica procede parallelamente al racconto della biografia attraverso l’epistolario beethoveniano e le immagini letterarie che i contemporanei hanno tramandato sulla stampa dell’epoca e nella letteratura memorialistica. Ritratti e immagini forniscono così, integrandosi a vicenda, uno sguardo approfondito sulla figura e sulla vita del maestro. Completano il volume due appendici dedicate alle biografie degli autori dei ritratti e degli innumerevoli amici, mecenati ed editori che permettono la ricostruzione del complicato tessuto di relazioni sociali in cui Beethoven visse.

Collana De Sono Tesi – Pagine 232 – Data di uscita Gennaio 2011.

Le sue pubblicazioni – Curatele

Lo Strawinski di Alfredo Casella, che scriveva così il nome dell’ammirato collega, fu il primo libro in assoluto sul compositore russo: uscì in forma sintetica nel 1926, fu poi interamente rielaborato, ampliato e finito nel 1946. Edito nel 1947 dopo la scomparsa di Casella, ma con Igor’ Stravinskij ancora in attività, il testo passa in rassegna con mirabile sintesi ognuno dei lavori che Stravinskij aveva fino ad allora composto, attraverso la penna di un Casella scaltro nell’evidenziarne con limpidezza i caratteri basilari. In queste pagine appassionate è rappresentata la visione di un musicista attraverso gli occhi di un altro musicista: Casella conobbe personalmente Stravinskij, ma ciò non impedì un’indipendenza di giudizio che gli fece riscontrare anche nei lavori più avanzati tracce di strutture classiche, secondo un’estetica tipicamente caselliana.
Vienna, 1809. Mentre Napoleone ha occupato la capitale e si appresta a metter fine alle ostilità siglando la pace di Schönbrunn, un suo funzionario appassionato di musica, Louis Philippe Joseph Girod de Vienney, bussa alla porta di Beethoven. A Parigi ha chiesto lettere di presentazione ai musicisti più in vista della città. Come viatico ha in tasca una lettera del compositore Antonín Reicha. Vienney parla poco il tedesco e sa che Beethoven ha fama d’essere inavvicinabile per il suo carattere burbero e umorale. Il compositore invece lo fa entrare. “Mi aspettavo che, dopo aver letto la lettera, mi congedasse e che la nostra conoscenza finisse lì. Avevo visto l’orso nella sua gabbia, era più di quanto potessi mai sperare”, scrive Vienney. È l’uomo giusto al momento giusto. Beethoven è incuriosito dal giovane francese e ben disposto verso di lui. In seguito i due s’incontrarono più volte, progettando anche un viaggio in Francia, mai realizzato. Vienney, poi divenuto barone di Trémont, lascia fra le sue carte questo vivido resoconto di quei fatidici giorni.

Le sue pubblicazioni – Saggi e Recensioni scientifiche

“Il potere della parola: le prime autobiografie di musicisti germanofoni nella Grundlage einer Ehren-Pforte di Johann Mattheson (1740)”, pp. 335-346. In: Music and Power in the Baroque Era, ed. by Rudolf Rasch, Brepols, Turnhout, 2018

“Louis Bertrand Castel (1688-1757), la biografia intellettuale di un gesuita francese diviso fra scienza e musica”. In: Per una storia moderna e cosmopolita. Studi in onore di Giuseppe Ricuperati nel suo ottantesimo compleanno, a cura di Alessia Castagnino – Frédéric Ieva, Aracne, Roma 2017, pp. 61-76

“Reecritures perpetuelles du masque sur le vif de Beethoven”. In: Ludwig van. Le Mythe Beethovencatalogo della mostra, Gallimard, Paris 2016, pp. 38-45

“Le due maschere di Beethoven: iperrealismo, mitopoiesi e arte funebre”. In: L’immagine come pensiero, a cura di Chiara Sandrin, Trauben, Torino 2014, pp. 47-66

“Ritiro dalle scene, fuga per quartetto vocale, radio contrappuntistica: fugue ed escape in Glenn Gould”. In: «L’Analisi Linguistica e Letteraria», XXII, 2014, 1-2, pp. 185-192 (anche online)

“Ripensare l’iconografia beethoveniana oggi”. Italiano e spagnolo, trad. C. Aguilar – L. Vilei. In: «Síneris, Revista de musícologia» (online), 6, Nov.-Dez. 2012

“Dal clavecin oculaire di Louis Bertrand Castel al clavier à lumières di Alexandr Skrjabin”. In: Metamorfosi dei Lumi 6. Le belle lettere e le scienze, a cura di S. Messina – P. Trivero, Accademia University Press, Torino 2012, pp. 187-205 (pdf), abstract


F. Getreau, “Voir la musique”. In: «Music in Art», XLIII voll. 1–2 (2018), pp. 249-51 (Eng.)

L. Lockwood, “Beethoven’s Symphonies: An Artistic Vision”. In: «Ad Parnassum», vol. 15, XXX, pp. 159-160 (Eng).

D. Hunter, “The Lives of George Frideric Handel”. In: Notes, vol. 73, n. 4, June 2017, pp. 725-726 (Eng.)

“George Frideric Handel: Collected Documents”, ed. by Donald Burrows et. al. (review). In: Notes, vol. 73, n. 3, March 2017, pp. 564-565 (Eng.)

S. Bettermann, “Beethoven im Bild. Die Darstellung des Komponisten in der bildenden Kunst vom 18. bis zum 21. Jahrhundert”. In: «Ad Parnassum. A Journal of Eighteenth- and Nineteenth-Century Instrumental Music», vol. 11, XXII, pp. 174-179 (Eng.)

L. Bellofatto, “Alexander Wheelock Thayer, The Greatest Biographer of Ludwig van Beethoven”. In: «Ad Parnassum. A Journal of Eighteenth- and Nineteenth-Century Instrumental Music», vol. 10, XX, pp. 219-223 (Eng.)

“Romualdo Giani (1868-1931). La vita, il fondo musicale, le collaborazioni musicologiche e gli interessi letterari”. In: «Studi Piemontesi», Centro Studi Piemontesi Torino, 40, 1, pp. 297-298 (html)

K. Kropfinger, “Beethoven”. In: «Studi Filosofici», Bibliopolis, Napoli, 31, 2008-2009, pp. 327-330 (estratto)

F. Della Seta, “Non senza pazzia”. In: «Estetica», Il Nuovo Melangolo, Genova, 2, 2008, pp. 127-129 (estratto)

Le sue pubblicazioni – Traduzioni e una scelta di recensioni

Facebook e la scomparsa del Sé, di Rob Horning, EN > IT per Doppio zero

dal tedesco

Pierrot lunaire, libretto, agosto 2018 per lo Stresa Festival

Ein neues Wort in alter Sprache, Tatjana Frumkis, luglio 2018

…die Klänge des himmlischen Liedes, Tatjana Frumkis, luglio 2018

Valentin Silvestrov, testi della Cantata n. 4 per soprano, pianoforte e orchestra d’archi, luglio 2018

Johannes Brahms, da “Sieben Lieder”, op. 62, 2015, Accademia corale “Stefano Tempia”


Va in scena la rivoluzione del ’68 con ErosAntEros, alfabeta2, 14 luglio 2019

Valentin Silvestrov si svela a Ravenna, «Il Giornale della musica», 2 luglio 2018

Nelle pieghe della musica con Muti, alfabeta2, 14 settembre 2017

Regge il futurismo al passare del tempo? Doppio zero, 20 giugno 2017

Glenn Gould e la ricerca del pianoforte perfetto, Lo struzzo a scuola, il blog di Einaudi editore

Se vuoi un buon posto all’opera, twitta, pagina99, 14 settembre 2016

Immaginare la musica e i suoni del futuro, alfabeta2, 26 giugno 2016

Risorse digitali per i nuovi umanisti, Ebook reader, 8 gennaio 2016

Il lettore sulla soglia, Doppio zero, 5 dicembre 2015

La bella mugnaia incontra i senzatetto di Berlino, 11 novembre 2014

La grande fuga (correre con Beethoven), Runlovers, 7 gennaio 2014

Interstellar travels with Martin Grubinger and the Percussive Planet Ensemble, Bachtrack, 5 agosto 2013

Ma quanto mi costi? Sulle fondazioni lirico-sinfoniche, 20 novembre 2012

La dichiarazione d’amore all’America di Arbasino, 24 Letture de «Il Sole 24 ore», 11 gennaio 2012

A casa di Richard Strauss: viaggio a Garmisch-Partenkirchen, «Il Giornale della Musica», n. 271, giugno 2010, pp. 12-3 (pdf)

La prima lezione di Massimo Mila, «Il Giornale della Musica»,  n. 265, dicembre 2009, p. 18

Anche Adorno sognava, «L’Indice dei libri del mese», anno XXV, n. 6, giugno 2008, p. 20

Lo scrigno del giovane Brahms, «L’Indice dei libri del mese», anno XXV, n. 5, maggio 2008, p. 34

Benedetta alla Radio ed in TV

Su Radio3 su Alfredo Casella, Strawinski, intervista di Oreste Bossini, insieme al co-curatore Giangiorgio Satragni 15 aprile 2016

Rai Radio 3 Suite, Andrea Penna, intervista su Beethoven, ritratti e immagini 7 aprile 2011

Per Venice Classic Radio, in podcast da Manchester, per la prima conferenza internazionale beethoveniana, dal 26 al 29 giugno 2012

… Ed in televisione….

Intervento in diretta su Rai5 per il Festival Alfredo Casella, 14 aprile 2016