I ricordi di Fischer ci riportano all’epoca che si potrebbe definire gli „Lausbubenjahre“ di Beethoven. Riferisce che il padre costrinse il riottoso ragazzo, che non aveva imparato molto a scuola, al pianoforte e lo fece suonare su una piccola panca; spesso lo rimproverava o addirittura minacciava di schiaffeggiarlo se fantasticava sul violino o cercava di trovare la giusta diteggiatura sul pianoforte invece di suonare secondo le note. La moglie di Fischer rimproverava il piccolo Ludwig per il suo disordine e la sua „Un-propprität“, ma lui rispondeva: „Was liegt daran? Wenn ich einmal ein Herr werde, wird mir das keiner mehr anfehen.“ Il ragazzo non mancò di rispondere prontamente anche in altri modi, come quando, sorpreso dalla padrona di casa nel pollaio sulla terrazza, disse che le uova erano state probabilmente rubate dalle volpi, dato che lui stesso era solo una volpe nella musica. O quando implorò il figlio della signora Fischer di non rivelare nulla del gallo che, volato via, era stato dato alla cameriera per essere arrostito. „Die Leute“, spiegò succintamente,„sollen ihr Vieh besser verwahren, den durch Vieh können auch große Unglücker kommen.“ Uova e gallo devono aver arricchito la cucina dei bambini, altrimenti esigua. Ma accanto al bambino burlone e monello esisteva il sognatore: una volta Frau Fischer lo vide fissare lo sguardo nel cortile e, quando lo ridestò, ottenne finalmente una risposta: „Ich war in einem so schönen und tiefen Gedanken beschäftigt, da konnte ich mich gar nicht stören lassen.“ Il musicista in erba amava guardare con il cannocchiale dalla soffitta sopra la mansarda abitata dai tre ragazzi, oltre la vecchia dogana fino alla splendida Siebengebirge in lontananza e al Reno, che amò fino agli ultimi anni della sua vita. Fischer racconta anche di come i ragazzi spesso richiamavano a casa il padre con le parole “O Papächen, Papächen” quando beveva troppo in compagnia, e che il padre una volta dichiarò: „Mein Ludwig wird noch ein großer Mann in der Welt werden.“
Un uomo di nome Stommb, che aveva interrotto gli studi musicali, fu ospitato spesse volte nella Parterrestube di Fischer. Quando l’ uomo, con gli spartiti in mano e battendo il tavolo con una bacchetta indicava significativamente verso l’alto l’appartamento dei Beethoven. Alchè il piccolo Ludwig esclamava seccamente: “Da können wir sehen, wie es den Musikern ergeht. Dieser ist schon durch die Musik irre geworden. Wie mag es uns noch ergehen?“. Rientrano in questo periodo di permanenza nella Rheingasse anche le prime composizioni a stampa del giovane musicista, note come „Kurfürstensonaten“, (WoO 47) due rondò per pianoforte, (WoO 48 e WoO 49) un concerto per pianoforte e orchestra (WoO 4) che fu pubblicato solo nel 1890 e tre quartetti per archi, anch’essi pubblicati solo dopo la morte di Beethoven. Nel 1778, un anno dopo la grande inondazione del Reno, certamente evento significativo per i bambini che vivevano così vicini al fiume, Johann van Beethoven presentò al pubblico il suo bravo figlio come musicista. Nella Sternengasse di Colonia, vicino alla Haufe, un tempo abitata dai genitori di P. P. Rubens, il ragazzo eseguì per gli amanti della musica le proprie opere per pianoforte e da camera. Il padre, probabilmente stimolato dai risultati del bambino prodigio di Mozart, alterò di due anni l’età del ragazzo. Tre anni dopo, su consiglio di uno dei parenti olandesi dei Beethoven (originari di Mechelen e Anversa), la moglie fece un secondo tentativo di sfruttare il talento del bambino. La madre partì sul Reno per l’ Olanda su una nave da carico, ma tornò a casa senza aver ottenuto nulla: Beethoven non perdonò mai gli avari „Pfeffersäcken“ per questa bella sconfitta.
Qualche anno dopo, Fischer chiese ai Beethoven, che tenevano ormai molto spesso concerti in casa con la partecipazione del ragazzo per poter avere in questo modo un reddito supplementare, di lasciare l’ appartamento. Essendo un panettiere poteva così dormire durante il giorno. Si trasferirono nella Wenzelgaffe, dove Maria Maddalena, dopo la nascita del figlio più piccolo, nel 1786 si ammalò gravemente: la tisi latente si manifesò apertamente. Ludwig, che in quel momento si trovava a Vienna, dove si era probabilmente presentato a Mozart come futuro allievo, dovette tornare precipitosamente a casa con delle vetture espresso, per pagare le quali si fece prestare il denaro, e arrivò in tempo per chiudere gli occhi della madre. Erano ormai finiti i tempi di cui poteva dire: „Oh, wer war glücklicher als ich, da ich noch den fußen Namen Mutter aussprechen konnte, und er wurde gehört.“
Nel 1792, quand’ anche il padre decedette, Ludwig lasciò definitivamente la casa e Bonn per costruirsi una nuova vita a Vienna.
(La pubblicazione più preziosa su questo argomento è quella del professore della Rhein. Friedr. Wilhelm-Universität di Bonn Dr. Ludwig Schiedermair in “Der junge Beethoven” (Verlag Quelle und Meyer in Leipzig 1925).