Le opere per mandolino e pianoforte di Ludwig van Beethoven
(WoO 43a, WoO 43b, WoO 44a e WoO 44b, articoli, frammenti ed abbozzi inerenti queste opere)
La famiglia del conte Cristiano Filippo Clam-Gallas occupava nella cerchia degli amatori di musica boemi una posizione preminente. Due sue figlie erano eccellenti clavicembaliste; le altre due prendevano parte alle rappresentazioni del teatro privato del conte; il figlio maggiore, Cristiano Cristoforo (1771-1838), era uno dei fondatori della Società per l’incremento dell’arte musicale in Boemia e del Conservatorio di Praga. Sua moglie fu proprio quella contessina Clary per cui Beethoven scrisse l’aria «Ah perfido!». Una copia di quest’aria, menzionata dal Nottebohm nel catalogo tematico delle opere stampate del Maestro, porta nella prima pagina la dizione: “Une grande Scène mise en musique par L. v. Beethoven à Prague, 1796”; sulla terza pagina è scritto: “Recitativo e Aria composta e dedicata alla signora contessa di Clary di L. v. Beethoven”.
In un foglio di schizzi dell’aria che si trovava una volta nella « Preussische Staatsbibliothek » di Berlino è scritto egualmente: pour Mademoiselle la comtesse de Cary (deve leggersi Clary). Sullo stesso foglio si trova anche il tema di un terzo pezzo per mandolino, una graziosa, gentile Sonatina in do maggiore. che lo Chitz ha per la prima volta pubblicato in fine del suo studio. Appare da ciò con tutta verosimiglianza come vi sia una connessione fra l’aria e i due pezzi per mandolino: la contessina Clary, cantante, deve essere stata anche una buona suonatrice di mandolino; e Beethoven scrisse i due piccoli pezzi per lei, in ricordo del suo primo soggiorno a Praga.
Fonti manoscritte superstiti
Sonatina in do minore per mandolino e pianoforte WoO 43a Miscellanea Kafka, folio 87 recto
Sonatina in do minore per mandolino e pianoforte WoO 43a Miscellanea Kafka, folio 87 versus “Fine”
Sonatina in do minore per mandolino e pianoforte WoO 43a Miscellanea Kafka, folio 73 versus – appunti
Sonatina in do minore per mandolino e pianoforte WoO 43a D-B Mus. ms. “Beethoven 28” (Fischhof), folio 43 recto con appunti forse di un quinto pezzo per mandolino. “pour Mademoisielle la Comtesse de Clari (sic!) “
Adagio in Mi bemolle per mandolino e pianoforte WoO 43b Miscellanea Kafka, folio 104 recto – abbozzi
Sonatina in Do maggiore per mandolino e pianoforte WoO 44a Miscellanea Kafka, folio 158 recto – abbozzi di un secondo soggetto?
Andante e variazioni in Do maggiore per mandolino e pianoforte WoO 44b Miscellanea Kafka, folio 73 recto – abbozzi del tema principale e spunti di variazioni
Andante e variazioni in Do maggiore per mandolino e pianoforte WoO 44b Partitura – CZ-Pnm, Tr B 83 (=Ms XLII D 97) Febbraio / aprile 1796 (Fischof Bd 1 Seite 157)
Si trova nella Raccolta Miscellanea Fischhof al Foglio 47-recto ed occupa la metà inferiore della pagina (da rigo 6 a rigo 15). E’ scritto per esteso ed ha la forma classica del Rondo- Sonata (A-B-A-C-A-B-A) con la ripresa dell’elemento “A” col d.c.(“Da Capo”) e, considerando che non ci sono le classiche cancellature e ripensamenti tipici del modo di comporre di Beethoven, sembrerebbe scritto già in bella copia.
La sua particolarità, a parte la sua lunghezza inusuale per un brano cameristico di questo genere, sta nel fatto che Beethoven in tutto il pezzo non mette le stanghette di battuta. Del Rondo-Sonata per Mandolino e Pianoforte ci è pervenuta solo la parte del mandolino in quanto probabilmente è questo un tipico pezzo conviviale del primo periodo beethoveniano e che Beethoven stesso amava accompagnare inventandosi sul momento la parte del pianoforte. Nella versione a cura di Graziano Denini la realizzazione pianistica è molto semplice e accompagna la parte del mandolino, con semplici armonie classiche, usando spesso l’uso della mano destra che si muove a terze con la melodia principale; questo accompagnamento evidenzia così il carattere rustico e popolare della melodia principale.
Sonatina in do minore per mandolino e pianoforte WoO 43b, (Hess 44) Partitura. Berlino, Manoscitto “Grasnick 25” Intestazione: Instrumentalstücke; mandoline, cemb; Es-Dur; LvBWV WoO 43b; KinB WoO 43 pagine da 8 a 11 (manoscritto contenente anche il pezzo per pianoforte WoO 53 e la marcia WoO 29 nella trascrizione per pianoforte (Hess87)
Disponibile alla lettura l’ intero articolo di Arthur Chitz pubblicato nel periodico “Der Merkel”
Prospetto generale di tutte le opere per mandolino e pianoforte di Ludwig van Beethoven
(WoO 43a, WoO 43b, WoO 44a e WoO 44b in tutte le varianti, frammenti ed abbozzi)
Alexander Buchner – Beethovens Kompositionen für Mandoline
Le composizioni per mandolino di Beethoven – di Alexander Buchner
(Beethovens Kompositionen für Mandoline / von Alexander Buchner. – 1959. – Beethoven-Jahrbuch. – 3.1957/58 (1959), S. 38-50)
Nel 1949 il Dipartimento di Musica del Museo Nazionale di Praga, su incarico del Consiglio di amministrazione della Commissione Culturale del tempo presieduta dal Dr. Zdenek Wirth, rilevò il Clam-Gallassche Musikarchiv conservato nel castello di Frýdland. Dal catalogo prodotto dall’archivista del castello, , Dr. Josef Bergel, si scoprì che non erano stati trovati due pezzi di maggior valore: le due composizioni per mandolino e clavicembalo di Ludwig van Beethoven, composte a Praga e dedicate alla contessa Josefine Clary-Aldringen. Per molto tempo la ricerca dei manoscritti perduti non ebbe successo. Solo recentemente, dopo un esame approfondito dell’archivio di Frýdland da parte dell’Accademia delle scienze cecoslovacca, i manoscritti sono stati trovati e consegnati al Dipartimento di Musica del Museo Nazionale.
Precedentemente, sulla base di una lettera ritrovata e studiando gli abbozzi e gli schizzi beethoveniani conservati presso l’editore Artaria che portano l’ annotazione: “Geschrieben und gewidmet der Gr. C. G. als Andenken seines Aufenthaltes in P.” (Scritto e dedicato a Gr. C. G. come ricordo del suo soggiorno in P(raga).), il noto biografo di Beethoven , A. W. Thayer 1) aveva avanzato l’ipotesi che la famiglia Clam-Gallas potesse possedere alcune composizioni inedite di Beethoven scritte per quest’ organico. La sua intuizione si dimostrò corretta quando il conte Franz Clam-Gallas decise di indagare sul passato musicale della sua famiglia e , una mattina di luglio del 1905, il dottor Arnold Flegl, direttore della sezione musicologica del Museo Nazionale di Praga accettò l’ invito di cercare negli archivi conservati nella soffitta del palazzo Clam-Gallas sito nella strada adiacente l’ istituto.
Flegl scrisse sulle partiture: “Daruber, ob die Musiknoten einen Wert Wert und welchen etwa in Hause um die Pflege der Musik in demselben besitzen, läßt sich nach der ersten Durchsicht noch kein Urteil fällen. Ein ziemlicher Teil der Noten ist noch zu säubern. In ihrem gegenwärtigen Zustande vom Staub und Ruß geschwärzt kann man sie nicht handhaben. Der Zimmerwärter meint, daß die Reinigung in 4 Tagen beendet sein wird.“ ( Da questa prima ricognizione non è possibile determinare se Se queste partiture abbiano un valore e quale valore e con quale cura possa esser stata scritta la musica. Buona parte delle partiture devono ancora essere ripulite. Allo stato attuale, annerite dalla polvere e dalla fuliggine, non possono essere assolutamente manipolate. Il custode ha riferito che occorreranno 4 giorni per ripulirle.”
Più avanti leggiamo: “Oggi aspetto il dottor Chitz. 2) Esaminerò con lui gli spartiti e discuteremo il modo di inventariarli. Questo lavoro potrebbe prolungarsi fino all’inizio di agosto”. Non ci è pervenuta più alcuna notizia di ulteriori attività al riguardo del Dr. Flegl., ma sicuramente al dottor Chitz fu affidato il lavoro di inventario e il compito di scrivere la complessa storia musicale della Casa dei Clam-Gallas. La sua nutrita corrispondenza con il conte Clam-Gallas, che durò quasi 12 anni, dimostra che Chitz fu abbastanza reticente sul lavoro compiuto e non sempre informò adeguatamente il conte dei risultati delle sue ricerche. 3) Chitz concentrò la sua attenzione soprattutto sulle cinque composizioni per mandolino e clavicembalo di Beethoven, che sottopose nel 1906 al musicista austriaco E. Mandyczewski 4) per un expertise. (valutazione da esperto)
Mandyczewski rispose: „diese Handschriften von Anfang bis Ende von Beethovens eigener Hand geschrieben, also durchaus echt sind… Den Werth dieser beiden Handschriften kann man auf rund zwei Tausend Kronen veranschlagen.“ (“questi manoscritti sono scritti dall’inizio alla fine dalla mano di Beethoven, e quindi sono assolutamente originali … Il valore di questi due manoscritti può essere stimato in circa duemila corone.” )
Successivamente Chitz, l’unico con il diritto esclusivo di studiare e gestire le partiture , aveva anche ottenuto il diritto alla pubblicazione. 5) Terminato il lavoro, riassunse i risultati dei suoi innumerevoli anni di ricerca in due articoli, pubblicati sulle riviste Jahresigen Der Meker 6) e Deutsche Arbeit.
7) Questi articoli, di contenuto pressoché identico, si caratterizzano per il fatto che non riportano alcuna novità, niente che fino ad allora non fosse conosciuto nella letteratura beethoveniana. A sostegno dei due articoli, Chitz pubblicò una delle composizioni di Beethoven: la Sonatina in do maggiore per mandolino e clavicembalo, che considerava “la copia di un vecchio copista”. 8) Non si sa nulla circa il destino delle altre composizioni di Beethoven. Chitz riconsegnò al conte Clam-Gallas solo le due composizioni certificati da Mandyczewski, trattenendo le altre “copie del vecchio copista “, come lui stesso le definì, per “effettuare ulteriori indagini “. 9)
L’ultima fonte relativa a queste composizioni è nella lettera di A. Chitz al conte Clam-Gallas del 23 giugno 1912: „Mit Euerer Exzellenz gütiger Erlaubnis habe ich am Himmelfahrtstage im Friedländer Archiv die Beethovens Originale / Adagio Es-Dur und Andante con Variazioni D-Dur / mit den Abschriften des alten Kopisten, die mir Euere Exzellenz seinerzeit freundlichst zur Verfügung gestellt haben, verglichen. Nebst einigen kleineren Abweichungen mußte ich vor Allem konstatieren, daß sich in den Abschriften außer diesen beiden Sätzen noch drei andere allerdings….) “Con il gentile permesso di Vostra Eccellenza, il giorno dell’Ascensione ho confrontato gli originali di Beethoven / Adagio in Mi bemolle maggiore e Andante con Variazioni in Re maggiore / conservate nell’Archivio di Friedländ con le copie del vecchio copista che all’ epoca Vostra Eccellenza gentilmente mi mise a disposizione. A parte qualche piccola insignificante differenza, ho notato soprattutto che, oltre a queste due composizioni, le trascrizioni contengono anche altri tre pezzetti, anche se molto più brevi”. Queste composizioni non si trovano più nell’archivio di Frýdland, e la rivista “Der Merker” di Friedländ pubblicò solo gli appunti dell’archivista dell’epoca, (così come riferito da una lettera di Chitz dell’8 maggio 1912), da questi due elementi deriva il giustificato sospetto che queste composizioni siano rimaste in mano a Chitz. 10)
Sono pertanto note solo quattro composizioni per mandolino e clavicembalo 11) di Beethoven; di queste, l’autografo del British Museum (Miscellanea Kafka) servì come base per l’edizione della Sonatina in do minore, 12) composta da Beethoven, secondo l’ipotesi del biografo Thayer, 13) per l’amico intimo Vaclav Krumpholz.14) Si tratta di una composizione in due parti sotto forma di Lied con trio in do maggiore e coda. Le altre tre composizioni furono dedicate alla contessa Josefine Clary. La Sonatina in do maggiore servì come supplemento agli articoli di Chitz, che rappresentano l’unica fonte di questa composizione, tranne che per Le misure da 96 a 104 che appaiono anche su un quaderno di abbozzi di Beethoven, assieme ad alcune parti dell’aria “Ah, perfido” op. 65. Il primo degli autografi consta di due fogli del formato oblungo di mm 310 X 224, che si pensa originariamente avesse le dimensioni di 310 X 245 mm; i 21 mm mancanti all’altezza della cucitura furono tagliati in seguito. La filigrana della carta, non di ottima qualità, è a strisce sottili, poco chiare, che ne percorrono l’intera larghezza, a 29 mm di distanza l’una dall’altra. Tutte e quattro le quattro pagine sono prestampate a 16 righi pentagrammati, e Beethoven scrive riportando sulla prima riga il mandolino in chiave di violino, mentre nelle le righe successive dedicate al clavicembalo sono scritte con chiave di violino e chiave di basso.
Sul lato sinistro sopra la prima riga è riportato: “Adagio ma non troppo” e sulla destra la dedica: “Pour la belle J. par L. v. B.”. Quindi Beethoven dedicò la composizione alla contessa Clary, che divenne moglie del conte Christian Christoph Clam-Callas. Nell’angolo in basso a destra appare il numero d’inventario dell’archivio musicale di Friedländ, scritto a matita: 364b. Si tratta di un movimento sonata in Mi bemolle maggiore di 113 misure, con inversioni melodiche, adattato alla tecnica di esecuzione del mandolino dell’epoca, che non utilizzava i tremoli, come siamo abituati a sentire modernamente, ma che prediligeva note brevi ed arpeggi. Alcune idee della composizione ricordano altre opere di Beethoven. Questa composizione non era già del tutto sconosciuta al momento del ritrovamento del manoscritto, poiché ne fu pubblicata una versione nel 1888 nel supplemento all’ Edizione completa delle opere di Beethoven 15) di Mandyczewski sulla base di un autografo che si trova nella Staatsbibliothek zu Berlin. Dopo il confronto con l’autografo di Frýdland, il manoscritto di Berlino mostra il carattere, se non di uno schizzo, almeno di una prima stesura. È scritto semplicemente come “Adagio”, con molte cancellature, aggiunte e correzioni, meno preciso e senza segni dinamici.
Anche il secondo autografo, composto da 6 fogli, ha una dimensione oblunga di 302 X 246 mm; ed anche questo manoscritto fu in origine più grande, ma scelleratamente anche in questo caso fu tagliato il margine destro del manoscritto per circa 1 cm, cosicché ci è pervenuto solamente il frammento della scritta “(ce)…. mbalo” autografo in testa alle linee. La carta è di qualità migliore del primo autografo e la filigrana ha, oltre a delle strisce chiaramente visibili che scorrono verticalmente a 27 mm di distanza l’una dall’altra, anche un’iscrizione a lettere maiuscole: “Amicitiae Musis” su tutta la larghezza del foglio. Delle dodici pagine totali ne vengono scritte solo nove, e poiché il sistema prestampato consiste di sole 8 linee, Beethoven poté utilizzarne solo sei per pagina lasciandone due vuote.
Ebbe intenzione di cominciare a scrivere sulla prima pagina; lo testimonia il sistema autografo a 3 righe con indicazioni, segni e tempo. Ma poi probabilmente cambiò idea, voltò pagina e iniziò a scrivere sulla pagina successiva. Nella prima pagina sono ancora presenti i timbri violetti “Graf Clam-Gallas” e una vignetta con il numero stampato dell’Archivio di Frýdland 364; questo numero d’inventario è stato scritto, ancora una volta, a matita in basso a destra. Nella seconda pagina al centro sopra la prima riga del sistema pentagrammato compare il titolo della composizione “Variations pour la mandoline et clavecin. Composée par L. v. Beethoven” e a destra la dedica sotto forma di 6 lettere separate da punti. Completamente comprensibili sono: f. d. h. e l’ultima J; cioè per il …….. Josefine, mentre non è stato possibile decifrare le altre lettere. In ogni caso, si trattò anche in questo caso di una composizione dedicata alla contessa Clary.
Il tema di otto battute dell’ “Andante con variazioni”, è di provenienza sconosciuta, e si articola in sei variazioni concludentesi con una coda. Anche in questo caso si può collocare l’origine di questa composizione, dedicata alla “famosa cantante dilettante praghese”, la contessa Clary, all’epoca del soggiorno di Beethoven a Praga nel 1796. Mentre si sono conservati molti documenti negli archivi e nelle notizie dei giornali dell’epoca redatti durante le visite di W. A. Mozart nella città boema, nulla è stato trovato circa i soggiorni di Beethoven in questa città, nonostante si siano effettuate approfondite ricerche in tutti gli archivi. Vladimir Balthasar, nel suo studio “Beethoven a Praga”, ha suggerito che Beethoven probabilmente la visitò per la prima volta nel 1795. Thayer parlò già di questa possibilità sulla base dei dati a sua disposizione, tra cui la notizia contenuta nel dizionario Dlabac, dove il redattore scrive che Beethoven suonò in un’accademia a Praga nel 1795. Suona interessante anche la frase “Questa volta riceverò anche molti soldi” contenuta nella lettera che Beethoven scrisse a suo fratello Nikolaus Johann da Praga e quindi la parola “questa volta” ci suggerisce che Beethoven si fosse recato a Praga già in precedenza. Esiste anche la testimonianza del suo amico di gioventù, Stephan von Breuning, che incontrò Beethoven a Norimberga nel gennaio 1796 e che probabilmente tornò a Vienna dalla Boemia.
Non passò dunque molto tempo dallo storico debutto beethoveniano all’ “Accademia Haydn” di Vienna il 18 dicembre 1795. Cosi come fece nel 1789 Mozart, grazie al suo mecenate, il principe Karl Lichnowsky, sette anni dopo Beethoven si recò a Praga con lo stesso principe, e soggiornò nella stessa casa “Bei goldenem Einhorn” 26) sul lato Klem, dove Mozart pernottò dopo il suo arrivo. La prova più importante del soggiorno di Beethoven rimane la sua già citata lettera, che testimonia il successo artistico e finanziario della sua performance. Si legge: “Da dare a mio fratello Nicholaus Beethoven nella farmacia di Kämthner Thor. Il signor von Z. abbia la bontà di consegnare questa lettera al parrucchiere, che la recapiterà al destinatario.”
Prag. 19. Feber / 1796 /.
Lieber Bruder!
Nun dass du doch wenigstens nur weisst, wo ich bin und was ich mache, muss ich dir doch schreiben. Fürs erste geht mir’s gut, recht gut. Meine Kunst erwirbt mir Freunde und Achtung, was will ich mehr. Auch Geld werde ich diesmale ziemlich bekommen, ich werde noch einige Woche verweilen hier, und dann nach Dresden, Leipzig und Berlin reisen, da werden wohl wenigstens 6 Wochen dran gehen, bis ich zurückkomme. — Ich hoffe, dass dir dein Aufenthalt in Wien immer besser gefallen wird. Nim dich nur in Acht vor der ganzen Zunft der schlechten Weiber. Bist du schon bey Vetter Elsz gewesen? Du kannst mir einmal hieher schreiben, wenn du Lust und Zeit hast Linowski 27) wird wohl bald wieder nach Wien, er ist schon von hieher weggereist, wenn du allenfalls geld braucht, kannst du keck zu ihm gehn da er mir noch schuldig ist. übrigens wünsche ich, dass du immer glücklicher leben mögest, und ich, wünsdie etwas dazu beitragen zu können. Leb’ wohl lieber Bruder und denke zuweilen an deinen wahren treuen Bruder Beethoven. Grüss bruder Caspar, meine adresse ist im goldenen Einhorn auf der Kleinseite.“
Di questi sopraccitati amici praghesi non si trova menzione nella letteratura Beethoveniana; tuttavia la copia riveduta dell’aria Ah, Perfido! (Op.65), ha il titolo in prima pagina: „Une grande scene mise en musique par L. v. Beethoven a Prague 1796“ e nella terza pagina appare la dedica „Recitativo e aria composta e dedicata alla Signora Contessa de Clari (Sic!) da L. v. Beethoven“. Sullo stesso foglio del quaderno di schizzi dove si trova la già citata dedica della contessa Clary, c’è anche l’osservazione marginale: „Schindelar, Toscanisches Haus im 1ten Stock. Ulrich. Duschek“. Alcune parti di quest’aria compaiono anche nel suddetto quaderno di schizzi e portano la seguente nota: „Pour Mademoiselle la Comtesse de Clari. (sic!). Poiché gli altri abbozzi sul foglio medesino sono note riferentesi alle composizioni per mandolino, anche la data esatta di queste composizioni risulta congrua con l’anno 1796. Esattamente nello stesso anno è il soggiorno di Beethoven a Praga dove incontrò la diciannovenne contessa Josephine Clary-Aldringen. Il suo ritratto del 1814, dipinto dal professore dell’Accademia di Dresda J. Grassi, è ancora esposto nel castello di Frýdland. Il suo aspetto aggraziato non è certamente passato inosservato al ventiseienne Beethoven. La contessa non era solo una buona cantante, ma anche una ottima dilettante di mandolino.
Gli organologi e gli storici della musica devono ancora esplorare parecchio questo strumento che, durante la sua massima espansione nella seconda metà del XVIII secolo, si era diffuso anche oltre i confini della sua terra d’origine italiana. Grazie al suo relativamente facile studio, il mandolino ha giocato un ruolo importante nei circoli musicali dilettanti. Nella sua forma attuale era già conosciuto in Italia nel XVII secolo. Oltre a Beethoven, anche altri importanti compositori scrissero per questo strumento. La forma del mandolino ricorda la forma del liuto, in piccolo; il dorso ad arco a forma di zucca è costituito da strette strisce di Acero e Palissandro. L’abete rosso, piatto, non verniciato e moderatamente inclinato nella parte inferiore, lascia un cerchio libero e non riempito con una rosetta intagliata, come era consuetudine fare con i liuti. Sopra la cassa armonica vi è uno scudo in legno duro o tartaruga che protegge l‘ apice dai danni del plettro. Dei tanti tipi con diversi numeri di corde, il più comune era il cosiddetto mandolino napoletano con quattro corde metalliche a doppio coro di accordatura per violino con voce chiara e squillante. Le corde, raccolte con un piccolo plettro a forma di tartaruga a mandorla, sono ancorate ai bottoni delle gambe sul bordo della parte inferiore del tronco. Da lì vengono condotti sopra la sella bassa in ebano e la tastiera fino alle vertebre inserite nella testa sagittale piatta con cui vengono tese le corde. L’intero corpo dello strumento è costruito di preferenza con ebano, madreperla e tartaruga. I mandolini venivano perlopiù accompagnati da strumenti melodici, ad esempio da una chitarra, o a tastiera, come pianoforti o clavicembali
Quando Josephine Clary decise di suonare il mandolino, il liutaio Karl Hellmer e suo figlio costruirono per lei questi strumenti in Praga. La contessa Josephine si fidanzò con il conte Christian Christoph Clam Gallas, figlio di Christian Philipp Clam, di cui Dlabac 31) scrisse in un resoconto che „egli stesso era un buon pianista“. Nel suo palazzo di Praga in Hußstraße al numero 158 mantenne una “armonia musicale” ove lo stesso Beethoven suonò nel 1798. 32). Tutta la famiglia Clam-Gallas era istruita musicalmente; entrambe le figlie di Christian Philipp, Louise e Jeanette, che godevano di una buona fama di pianiste e si cimentarono a suonare composizioni di Franz Xaver Dusek e Vincenc Masek. 33) Anche la principessa Ludowica Auersperg e la Contessa Johanne Doc-Dobersdh, entrambe contesse nate Clam-Gallas, presero parte alla scena teatrale privata del Palazzo Clam-Galas di Praga. Il coniuge di Josephina, Christian Christoph 34) divenne cofondatore del Conservatorio di Praga nel 1808. Occupò il rango di Landesmarschalls in Böhmen, Präsident der Gesellschaft der patriotischen Kunstfreunde (Società degli amici patriottici delle arti) e fu membro di numerose associazioni musicali. Per quanto riguarda gli altri nomi annotati sul quaderno di abbozzi, che Beethoven sembra abbia cominciato ad appuntare prima di lasciare Vienna per Praga, i primi sono riferiti ai Duschek (Dusek). Non c’è dubbio che si tratta della coppia Dusek: il pianista, pedagogo e compositore F. X. Dusek 35) e sua moglie, la famosa cantante Josefine Dusek, che propagandò con infinita passione le composizioni di Mozart e sostenne anche opere di Beethoven 36), ancora poco note negli stati tedeschi a quel tempo. Il nome „Ulrich“ appartiene alla talentuosa cantante Agathe Ulrich, che rifiutò tutte le offerte dell’opera di Praga e Dresda e andò a vivere nel monastero Doksan. Dopo lo scioglimento di quest’ordine, nel 1782, si guadagnò da come cantante a Praga e nei dintorni. 37) E infine „Schindelar“, che viveva al primo piano della Toscanerhaus, non era altro che il consigliere governativo Antomn S’indelar’, amante delle Arti e della musica, noto per la sua ospitalità. Suonava il violoncello e gli amanti della musica da camera si riunivano una volta alla settimana nel suo appartamento. Aveva una vasta collezione di partiture, che prestava volentieri anche per uso concertistico.
Così come l’ammirazione entusiasta per l’arte di Mozart non fu opera del caso, così il successo di Beethoven a Praga non fu il risultato di circostanze casuali. A quel tempo la città boema era il centro di una vita musicale molto sviluppata e gareggiava con successo con Vienna e Monaco di Baviera. Con l‘ aura mozartiana ancora vivida, non fu così facile per un musicista successivo raccoglierne gli allori. Beethoven in effetti si esibì come Mozart a Praga, ma in circostanze molto diverse. Il primo divenne il beniamino di tutti i praghesi, mentre Beethoven rimase letteralmente nascosto al grande pubblico. Non conosceva Praga e non la frequentò a lungo; la sua arte guadagnò solo lentamente la posizione che meritava. Anche se i successi di Beethoven rimasero molto al di sotto dell’ammirazione con cui Praga circondò l‘ amato Mozart, resta il fatto che la conoscenza con la contessa Clary rimase un episodio significativo nella vita di Beethoven, così come queste magnifiche composizioni per mandolino nell‘ ambito della sua produzione musicale.
8) L’autorizzazione alla pubblicazione fu concessa a Chitz dal Gr. Clam-Gallas, Cfr. “Der Merker”, cit. Articolo, p. 450.
12) Sul manoscritto è scritto: “Sonatina per il Mandolina / sic! / Composta de L.v. Beethoven”, Ms. 29. 801; Vedi cat. Hughes-Hughes III, 76. Il facsimile nella sua dimensione originale è contenuto nella Miscellanea Kafka ed apparve la prima volta in A Reference Catalogue of British foreign Autographs and Manuscripts, London 1899. La prima edizione fu inserita nel dizionario inglese “Groves Dictionary of Music and Musicians”, Vol. II, p. 205, London 1880 con il titolo “Mandoline” di AJ Hipkins. Infine nel volume supplementare dell’edizione completa delle opere di Beethoven del 1888 a cura di E. Mandyczewskis / Breitkopf et Hartel, serie 25, Nro 295, p. 344 ss. E l’editore J. Schuberth / Lipsia.
19) La prima rappresentazione di questa composizione ebbe luogo il 10 aprile 1912 al Wohltätigkeits-Tee nel Dresdner Belveder.
20) Cfr. W.A. Thayer, cit. Budl Vol. II, p. 8.
21) Apparso a Praga nel 1921 come decimo volume della collana “Dalibor”
22) „v. Beethoven, ein Konzertmeister auf dem Pianoforte, Im J. 1795 gab er eine Akademie in Prag, in weldier er mit allgemeinem Beifall spielte”. (L. van Beethoven maestro concertista di pianoforte. Nel 1795 ha dato un’accademia a Praga, in cui ha suonato con un plauso generale.) B.J. Dablac: »Allgemeines historisches Künstlerlexikon für Böhmen und zum Theil auch fur Mähren und Schlesien“, Praga, 1815.
23) Vedi L. Schimidt: “Beethoven’s Letters”, p. 10, Berlino 1924.
24) Vedi F. G. Wegeler: „Biographisdie Notizen über Ludwig van Beethoven” 1838 , (“Note biografiche su Ludwig van Beethoven”, 1838)
25) Cfr. W.A. Thayer, cit. Libro, Vol. II, p. 7.
31) B.J.Dlabac, cit. Werk, Vol. I, p. 282, “Clam, Christian Philipp”
32) „Habe Beethoven auf seinem zweiten Konzert gehört, aber sein Spiel und Kompositionen haben auf mich sdion nicht mehr so mäditig eingewirkt. Damals spielte er das Konzert B-Dur, das er erst in Prag komponierte. Zu drittenmale hörte ich ihn bei dem Graf C…, wo er neben dem graziösen Rondo aus der A-Dur Sonate auf das Thema “Ah!-vous dirai-je Maman” improvisierte.“ Eigene Selbstbiographie von Vaclav Jan TomäSek.
33) “„XXV Lieder für Kinder und Kinderfreunde“ con una bella statua in rame della silhouette di entrambe le contesse di J. Berka.
34) 1771-1838.
36) La Leipziger Zeitung del 19 novembre 1796, annuncia che „Am Montag, den 21. November Mad. Dusek aus Prag im Theater bei Raustädtischem Tor ein großes Vokalkonzert veranstalten wird, auf dem sie die von Beethoven für Madame Dussek komponierte Italienische Szene und einige Kompositionen von Mozart vortragen wird.“ (“Lunedì 21 novembre, Mad. Dusek di Praga organizzerà un grande concerto vocale nel Theater am RauStadtisches Tor, dove suonerà Beethoven che ha composto per Madame Dusek questa scena italiana ed eseguirà inoltre alcune composizioni di Mozart. “) La scena italiana è ovviamente la scenda ed aria “Ah perfido”. Questo trafiletto afferma che l’ aria sia dedicata a Josephine Dusek. Ma non si può escludere la possibilità che Beethoven abbia dato la copia dell’aria durante la sua visita a Dusek a Praga, poi citata come un’opera composta per lei da una riflessione a fini pubblicitari. Direttore era Neumann (J. G. Naumann, Kapellmeister di Dresda e compositore, estimatore di Dusek.
Philip J. Bone – The Guitar & Mandolin
Biographies of Celebrated players and Composers for these Instruments. (1914)
Beethoven, Ludwig van, born in Bonn, most probably December 16, 1770, anddied in Vienna, December 26, 1826. Particulars of the life of this immortal geniusare of such common knowledge that it is unnecessary to repeat them, and only his associations with the man-dolin, mandolinists, and his compositions for this instrument will be noticed; facts, which up to the present have received but scanty recognition from his numerous biographers. During the ten years (1790-1800) when he was between twenty and thirty years of age, Beethoven was closely associated and brought in daily contact with several mandolin players of ability and one of his sincerest friends at this time was a mandolin virtuoso. In the year 1792 he visited Vienna for the second time and one of his first patrons in this city was Prince Lichnowsky, who granted him an annuity of six hundred florins, to be paid during any period that Beethoven was out of con-stant employment. This prince it was who took him in 1796 to Prague where he was introduced in the family of Count Clam Gallas, who was an enthusiastic amateur musician. At this time the mandolin was highly esteemed and enjoying universal favour from the musical public, particularly in Prague this was the case, for nine years previously Mozart had produced in this city his opera Don Giovanni and this work had created a profound andlasting impression. The hero of the opera, Don Giovanni, accompanied one of his amorous serenades with his mandolin, and Mozart had introduced the instrument with felicitious and masterly effect in the score. The mandolin was now the favoured instrument of the aristocracy and fashionable society, and it may be mentioned that even the conductor of the Italian opera in Prague, Kucharz, was esteemed and recognised as a mandolinist of the first rank, when Beethoven visited Prague. Count Clam Gallas, in whose family Beethoven was introduced in this city, was an excellent pianist and did all in his power to further musical art by arranging and giving musical evenings, and he it was who founded the Prague Conservatoire of Music. His wife, who, previous to her marriage was Mlle. Clary, was also an amateur musician, being a skilful performer on the mandolin, a pupil of Kucharz, and it is evident from the large collection of music—both printed and manuscript—for the mandolin and guitar in the family possession, that the countess must have taken more than ordinary interest in thesetwo instruments. During one of their musical evenings Beethoven dedicated to the countess the still populär concert aria Ali perfido spergiura, Op. 65, as the original manuscript in the master’s handwriting testifies. On the first page is the inscription, “ Une grande scene en musicjue par L. von Beethoven ä Prague 1796,” and on the third page ‘ Recitativa e aria composta e dedicata alla Signora Contessa di Clari di L. von Beethoven.” Beethoven also wrote and dedicated compositions for the mandolin with cembalo (piano) accompaniment to the countess during the same period, and a sketch of one of these manuscripts in Beethoven’s writing has been discovered during the last three or four years in the library of Count Franz Clam Gallas, by Dr. Chitz, of Dresden. This composition, an Andante with variations for mandolin and cembalo (or piano), bears the dedication to Mdlle. de Clery with Beethoven’s signature and this interesting manuscript is at present in Dresden, not having yet been printed.
During part of the same ten years (1790-1800) of Beethoven’s life, the master lived on the most intimate terms and sincerest friend-ship with Wenzel Krumpholz, a mandolin virtuoso of Vienna. Krumpholz was in 1796 employed as one of the first violins in the Court opera and he has been immortalized by his intimacy and friend-ship with Beethoven. The two were exceedingly fond of each other, Krumpholz being devoted to him, though Beethoven was accustomed i to address him in play as “mein Narr” (my fool). According to Ries, Krumpholz gave Beethoven some instruction on the violin j while he was in Vienna and it appears evident from Beethoven’s I compositions for the mandolin, that he must have had instruction on this instrument too, at some period, for his works for the mandolin, display a thorough and practical knowledge of the finger-board and the technicalities peculiar to the instrument. What would be more probable than that his intimate friend, Krumpholz, a recognised mandolin virtuoso would at some time initiate him in the charm-ing and subtle effects characteristic of the instrument ? Beethoven, himself, possessed a mandolin and a photograph of his instrument, suspending by a ribbon on the wall near the side of his last grand piano, was published some twenty or thirty years ago in Bonn, his native city, by Emil Koch. By the courtesy of Richard Harrison,
Il libro contiene anche questa rara foto del “Mandolino milanese” di Beethoven. Chi avesse notizie supplementari circa questo strumento, può inviarcele tramite l’ apposito modulo di contatto.
I protagonisti di questo articolo
Di Ludwig van Beethoven tratta ovviamente il sito. Questo è Ludwig come appariva nel 1796, proprio nell’ anno del suo viaggio a Praga, in una celebre litografia di Johann Neidl tratta da Stainhauser. (Cappi, Vienna, 1801 – da Benedetta Saglietti – Beethoven, ritratti e immagini, uno studio sull’ iconografia EDT ISBN 978-88-6040-362-9) Beethoven non tornerà mai più a comporre per il mandolino, e questa esplorazione rimarrà un unicum nella carriera del genio di Bonn.
Discendente della nobile famiglia Clari, proveniente dal nord Italia, signori di Riva del Garda, Nacque il 9 luglio 1777 e divenne sposa nel 1797 del conte Kristian Krystof von Clam und Gallas (1771-1838). La coppia ebbe solo una figlia, Christiane von Clam und Gallas. Josephine (o Josefine o Josepha) morì a 51 anni, il 12 Dicembre 1828 a Liberec, nell’ odierna Repubblica Ceca.
Christian Christoph nacque a Praga, nel Palazzo Clam-Gallas, residenza della sua famiglia il primo settembre 1771. Divenne presidente della Società degli Amici Patriottici delle Arti e dell’Associazione degli Amici delle Arti e della Musica per la Chiesa in Boemia, distinguendosi subito come uno dei principali mecenati d’arte e musica d’inizio Ottocento. Tra le istituzioni di maggior rilievo da lui create, ricordiamo anche il Castello di Friedland che decise di aprire al pubblico nel 1801 mostrando le proprie collezioni d’arte. Morì a Praga nell’ agosto del 1838.
Nato a Praga da una famiglia ebrea di lingua tedesca, Arthur Chitz studiò composizione, violino e pianoforte a Praga, Francoforte sul Meno e Vienna, conseguendo il dottorato di ricerca nel 1905. Nel 1907 Sposò Gertrud, musicista, cantante e pianista. Dopo essersi trasferito a Dresda per studiare ingegneria decise invece di dedicare la sua vita alla musica. Come musicologo è legato allo studio di questi manoscritti di Beethoven. Le sue scoperte furono presentate per la prima volta nell’aprile del 1915 e la ricerca di Chitz fu pubblicata su riviste tedesche e francesi. Arruolato nell’esercito tedesco durante la prima guerra mondiale, gli fu assegnata la Croce d’argento Sassone. Questa carriera da dello storico della musica, compositore, pianista e direttore d’ orchestra fu tragicamente interrotta quando non fu in grado di fuggire dalla Germania all’ orrore dell’Olocausto. Dopo esser riuscito a salvare i suoi figli, emigrati in America, fu prima imprigionato a Buchenwald e poi, alla fine del 1944, deceduto assieme alla moglie in un campo di concentramento presso Riga.
Eusebius Mandyczewski nacque a Molodiya in Ucraina il 18 agosto 1857 e morì presso Vienna il 13 agosto 1929. Fu compositore, musicologo e direttore d’orchestra, nonché rinomato didatta. Studiò con Eduard Hanslick, Gustav Nottebohm e Robert Fuchs. Divenne un intimo amico di Johannes Brahms con il quale rimase in contatto per un lungo periodo tanto da nominarlo amministratore dei suoi beni. Autore di numerose composizioni molto considerate nei circoli musicali, fu lui cui si rivolse Chitz per avere autorevole risposta circa i manoscritti Clam-Gallas.
BEETHOVEN AND HIS CONTEMPORARIES
Music for Brescian mandolin and fortepiano: Raffaele La Ragione, mandolin, Marco Crosetto, fortepiano.
Questo lungo e dettagliato articolo, unico nel suo genere sull’ argomento per completezza e nuove scoperte, è stato ispirato dall’ uscita di un nuovo CD (Arcana Outhere) contenente le musiche per mandolino e pianoforte di Beethoven.
Dal sito di Tàlea: “Ludwig van Beethoven si recò per la prima volta a Praga nel 1796, assieme al principe Lichnowsky, che lo introdusse presso le principali famiglie dell’aristocrazia. Quella dei Clam-Gallas occupava nella cerchia degli amatori di musica boemi una posizione preminente. È qui che Beethoven incontra Josephine Clary-Aldringen, cantante e mandolinista che nel 1797 sposerà il conte Kristian Krystof. Proprio a lei Beethoven dedica alcuni brani per mandolino e pianoforte, che vengono presentati in questo disco. A questi si aggiungono due interessanti sonate di J. N. Hummel e B. Bortolazzi, composte originalmente per lo stesso organico. Raffaele La Ragione, mandolinista napoletano che ha all’attivo numerose incisioni dedicate al repertorio mandolinistico, è al suo primo cd per Arcana. Marco Crosetto, clavicembalista torinese, semifinalista al concorso di Bruges è fondatore del gruppo La Vaghezza. Una ricerca attenta delle fonti originali, un programma dedicato ad una parte poco conosciuta del corpus Beethoveniano, un originale pensiero per il suo 250° compleanno”.
Il Centro di Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it è onorato di avere partecipato a parte della stesura del libretto. A Raffaele La Ragione va il nostro plauso e la nostra stima.