Pasquale Romanelli (1812 – 1887) e il Principe Oddone (Odone) di Savoia (1846 – 1866)
Articolo sulla statua beethoveniana di Pasquale Romanelli “Beethoven giovinetto” conservata alla GAM di Genova – Nervi (Lascito di Vittorio Emanuele II dalla collezione di suo figlio Oddone Eugenio Maria di Savoia ( 1846 – 1866 ).
Lo scultore : Pasquale Romanelli
Padre dello scultore Raffaello Romanelli e nonno di Romano, fu capostipite della celebre famiglia d’artisti toscani dei Romanelli.
Formatosi dapprima presso Luigi Pampaloni, poi con lo scultore neoclassico pratese Lorenzo Bartolini di cui divenne aiuto e allievo prediletto. Alla morte del maestro nel 1850 subentrò nella direzione del rinomato studio per completarne i lavori rimasti incompiuti.
Stabilì il poi il suo laboratorio nella chiesa settecentesca sconsacrata dell’Arcangelo Raffaello al numero 70 di Borgo San Frediano a Firenze, bottega nella quale lavorava già con Lorenzo Bartolini.
L’atelier rimase attivo fino al 1887 come suo poi tramandato a Raffaello Romanelli e a Romano. La bottega è sempre proprietà della famiglia Romanelli, e ci si può ammirare ancora oggi, gessi e capolavori della dinastia. (vedere le foto allegate con dettaglio del bronzo centrale, la facciata su cui è posta e le due fotografie della targa intera che il comune di Firenze pose nell’ anno 1922).
Delle sue opere originali, oltre ai ritratti, notevoli la statua di Francesco Ferrucci 1847, Firenze, Loggiato degli Uffizi, e il monumento funebre di Lorenzo Bartolini Basilica di Santa Croce, Firenze.
Protagonista del Risorgimento, Pasquale fu autore di monumenti dedicati a toscani illustri, antichi e moderni, come quello a Francesco Ferrucci (Firenze, Loggiato degli Uffizi) o a Vittorio Fossombroni (Arezzo, piazza San Francesco), e di opere d’ispirazione patriottica come l’Italia Delusa e il Genio d’Italia (esposte a Parigi nel 1859). Ma fu anche interprete di soggetti letterari e di genere in opere come Ofelia, Esmeralda, Ruth, Washington e Franklin fanciulli, oggi sparse in collezioni e musei di tutto il mondo.
Il principe Oddone Eugenio Maria di Savoia duca di Monferrato
All’età di due anni fu colpito da una malattia gravemente invalidante; venne perciò posto ai margini dalla vita di corte di casa Savoia per le precarie condizioni di salute. Dotato di intelligenza non comune, intraprendenza e vivacità intellettuale, si dedicò quindi allo studio, interessandosi nella sua breve esistenza di varie materie, scientifiche ed artistiche.
Trascorse l’estate 1861 a Pegli (allora cittadina autonoma poco distante da Genova), dove elesse a sua dimora Villa Lomellini Rostan; oltre che per il clima mite che giovava alle sue precarie condizioni fisiche, la scelta fu dettata dalla grande passione per il mare, nata in lui già negli anni della primissima infanzia, quando la famiglia reale trascorreva periodi di vacanza a Spezia. Breve fu il ritorno a corte nell’autunno, dato che ben presto, notato l’effetto positivo che la vita in Riviera gli aveva portato sia al fisico che allo spirito, gli fu accordato dal padre il permesso di trasferirsi definitivamente a Genova, prendendo dimora a Palazzo Reale.
Il periodo genovese fu caratterizzato da un lieto e profondo studio di discipline tecniche ed artistiche: dalla geografia alla musica, dalle lingue alla nautica (per questo suo interesse fu aggregato per volere del padre alla Regia Marina, e nominato capitano di vascello).
Protettore e promotore delle arti e delle opere dell’intelletto, istituì quattro premi annuali per gli studenti dell’Accademia ligustica di belle arti, di cui fu acclamato presidente ad honorem, così come della Società ligure di storia patria.
La sua casa, ricca di una biblioteca di oltre mille volumi, divenne presto luogo di convegno e dibattito culturale per le più illustri personalità cittadine dell’arte e della scienza: autorità civili e militari, docenti universitari, accademici, artisti, fra cui lo scultore Santo Varni, che gli fu consigliere ed amico, Tammar Luxoro e Domenico Pasquale Cambiaso.
Il 5 giugno 1862 partì coi fratelli per un viaggio di istruzione alla volta dell’Oriente, a bordo della pirofregata Governolo: visitò Cagliari, Palermo, Catania, Messina, Napoli, Pompei, sino a giungere a Costantinopoli il 16 agosto, dove il viaggio si concluse. I reali viaggiatori fecero ritorno a Genova il 15 settembre. Il viaggio influenzò profondamente lo spirito del giovane Oddone, accendendone l’interesse per le antichità e l’arte classica e consentendogli di dare inizio ad una ricca collezione di oggetti d’arte.
Nell’estate 1863 poté compiere un nuovo viaggio in Sardegna e a Napoli, dove si interessò all’archeologia, finanziando scavi diretti dall’illustre archeologo Giuseppe Fiorelli.
Tornato a Genova si dedicò allo studio della storia naturale, sotto la direzione di Michele Lessona, particolarmente alla malacologia, mettendo insieme una ricca collezione di conchiglie, alghe, e colibrì (oggi esposta al Museo di storia naturale Giacomo Doria)
Nell’estate 1864 i medici non gli consentirono di intraprendere un nuovo viaggio, ma gli consigliarono i bagni di mare, per cui il giovane Oddone andò ospite del marchese Ala Ponzoni nell’elegante Villa Durazzo Bombrini, nella cittadina rivierasca di Cornigliano (oggi quartiere della periferia occidentale di Genova). Ritornatovi l’anno successivo, Oddone concepì l’idea di eleggerla a dimora definitiva, centro delle sue collezioni e dei suoi studi, e grazie all’intercessione del padrino, Principe Eugenio di Carignano, Vittorio Emanuele acconsentì all’acquisto.
Morì a neppure vent’anni al Palazzo Reale di Genova, nella notte del 22 gennaio 1866.
Lasciò in testamento alla città di Genova un patrimonio rilevante di vasi greci, bronzi, ceramiche, vetri e gemme romane oggi custodito al Museo di archeologia ligure. Altri pezzi sono custoditi alla Galleria d’Arte Moderna di Genova a lui intitolata.
La città di Genova gli aveva intitolato un tratto della appena realizzata circonvallazione a mare (precisamente tra Piazza Cavour e Corso Aurelio Saffi). Successivamente, nel 1944, il regime fascista, deciso a punire i Savoia cancellando anche la toponomastica ad essi dedicata, cambiò il nome della strada scegliendo al posto di Oddone il mazziniano Maurizio Quadrio. La nuova denominazione rimane ad oggi immutata.
In queste immagini, Oddone (Odone) con i fratelli e la sorella, (il più grande il futuro Re Umberto I) nel 1858 circa; una medaglia coniata a Genova nel 1966, allegata ad un libro sull’ argomento.
Qui sopra una rara albumina risalente agli anni 1864-1865 circa, Oddone con il fratello, altra rara albumina del fotografo del Re, tale Montabone, conservata all’ Istituto Centrale del Risorgimento, un’ altra vista del principe, probabilmente in uno studio fotografico genovese.
Un libro post mortem su Oddone ( proprietà dell’ autore ) del 1867 con una lista dei beni artistici lasciati alla città di Genova.
Infine una pubblicazione recente sulla vita e le ricerche del Principe.
La statua “Beethoven giovinetto” di Pasquale Romanelli (1812 – 1887) conservata presso la G.A.M. di Genova – Nervi
L’ accesso alla GAM, nonché una delle entrate superiori ai Parchi di Nervi. L ‘ unione di più strutture ha portato alla realizzazione del polo dei Musei di Nervi. La Galleria d’Arte Moderna di Villa Saluzzo Serra, le Raccolte Frugone di Villa Grimaldi Fassio, il Museo Luxoro e la nuova sede di Wolfsoniana sono le soste culturali di una piacevole passeggiata all’interno dei grandi parchi storici pubblici genovesi.