L’ enigma di Minona von Stackelberg: fu la figlia illegittima di Ludwig van Beethoven ?
Nuova versione dell’ articolo di Armando Orlandi che comparve in lingua francese sulla rivista della A.B.F. ed ancor prima sul sito www.lvbeethoven.com
Josephine contessa von Brunsvik nacque il 28 marzo 1779 a Pressburg (oggi Bratislava, in Slovacchia), facente a quel tempo parte del Regno d’Ungheria. Suo padre Anton morì nel 1792, lasciando la moglie Anna (nata von Seeberg) con quattro bambini piccoli; gli altri erano Therese (1775-1861), il primogenito Franz (1777-1849) unico figlio maschio ed erede unico, e Charlotte (1782-1843). I Brunsvik vivevano in un magnifico castello a Martonvásár, presso Budapest; la famiglia possedeva anche un castello in Korompa (Dolna Krupa in Slovacchia). Sposò in prime nozze il più anziano conte Joseph Deym (nato nel 1752) Dopo alcune difficoltà iniziali (soprattutto finanziarie), i Deym ebbero tutto sommato un matrimonio abbastanza felice, e Beethoven, continuando a frequentarli come insegnante di pianoforte di Josephine, fu un assiduo frequentatore della famiglia. Josephine diede alla luce tre figli, Victoire (Vicky) (1800- 1823), Friedrich (Fritz) (1801 – 1853), Carl (1802 – 1840) ed era incinta della quarta, Josephine (Sephine) (1804 – 1821) quando il conte Deym morì improvvisamente di polmonite nel gennaio 1804.
Nelle sue memorie intitolate “Mein halbes Jahrhundert” Therese von Brunswick dichiarò non solo fosse “madrina” di questo bambina ma che, letteralmente, ” Das Kind wurde mir förmlich geschenkt” (questa bimba ci è stato donata). Il motivo di questa dichiarazione è palese: poiché in quel momento la sorella Josephine non era ancora divorziata, non volle che il conte von Stalckelberg potesse reclamare diritti su questa figlia dell’amore. Therese, inoltre, volle tutelare la bambina dai continui dissidi fra Josephine e suo marito Christoph von Stackelberg (1777–1841), poiché già in passato gli altri figli ebbero a soffrirne.
Josephine non serbò mai il segreto a sua sorella Therese, giacché fu prontamente informata della gravidanza. Nel diario del 22 Settembre 1812 si trovano queste parole: “Josephines Kind will ich nicht als das meinige ansehen, sondern es für seine Eltern mit der großten Verleugnung und wie es Pflicht ist, erziehen…. (La bambina di Josephine non sarà come se fosse la mia, ma educarla come se fossimo i suoi genitori con la massima abnegazione è un dovere …) Quanto a von Stackelberg, si attenne ad un tacito accordo per stare lontano dalla moglie. A tal proposito Therese nel suo diario, scrisse in seguito: “Wir sahen ihn sechs Monate nicht” (Non lo abbiamo visto per sei mesi).
Senza preavviso, però, il 4 dicembre del 1812, il conte ritornò nuovamente a Vienna, sebbene per un breve periodo. L’atteggiamento del conte verso la moglie rimase identico, distaccato e senza avere con lei alcun tipo di rapporto.
Josephine tuttavia, rimasta incinta proprio in quel periodo, prese una decisione estrema: “chiuse abiti e biancheria e decise di abbandonare la casa”, come testimonia ancora Therese. Non è noto se von Stackelberg soggiornasse nei mesi successivi a Vienna, ciò nonostante, il 20 marzo 1813, poco prima della nascita della figlia di Josephine, redisse un nuovo contratto matrimoniale. L’ultima frase che scrisse sullo stesso contiene queste lapidarie parole: “Du bist frey – wie Du selbst mit Dir rechnen willst.” (Sei libera, ma devi contare solamente su te stessa).
Pochi giorni dopo Stackelberg, si suppone, andò via definitivamente . Nessuno di casa sapeva dove fosse. Oramai il conte pensava di essere così lontano dagli obblighi verso la famiglia da non adempiere neppure ai suoi doveri di padre verso i suoi due primi figli, né di assistere sua moglie prossima al parto.
Il 9 aprile, 1813 nacque la presunta figlia naturale di Beethoven. Le fu dato il nome di Maria Theresia Minona Selma Arria Cornelia e si deve ammettere quanto suoni strano il nome “Minona”, tratto dal “Werther” di Goethe. Ancor più sospetto appare l’anagramma di questo nome, ovvero “Anonim”.
Chi ne ipotizza la presunta paternità di Beethoven deve aggiungere mistero al mistero. Infine, non possiamo trascurare il fatto che la bimba venisse alla luce in gran segreto e solo la sorella Therese von Brunsvik fosse era al fianco di Josephine in queste tristi ore.
All’inizio del 1814 von Stackelberg ritornò improvvisamente a Vienna e si rivolse immediatamente alla polizia per denunciare la moglie Josephine, ventilando un “pericolo per la morale dei loro figli.” (aggiungere denuncia originale); probabilmente con il solo scopo di costringere Josephine a seguirlo in Estonia, ma la donna decise comunque di rimanere a Vienna. Credendo alle sue illazioni la polizia consegnò a von Stackelberg le tre figlie.
E’ indubbia la correlazione fra la gravissima malattia nervosa che colpì Josephine e i dolorosi avvenimenti che la donna dovette affrontare in questo periodo. Col cuore infranto ed inerme dovette guardare von Stackelberg portar via le sue tre giovani figlie. Forse avrebbe dovuto lottare vieppiù per loro, ma non era più fisicamente né emotivamente capace di resistere oltre.
Mentre Therese abitava con i bambini di Josephine avuti dal primo matrimonio con Joseph Deym nel castello Deym di Hacking Zinzendorf, Josephine alloggiò alla residenza Deym di Vienna, prostrata e malata. In questa triste situazione non volle più vedere nessuno, neppure l’amato Beethoven.
Questa orribile tragedia la minò profondamente. La sofferenza di Josephine fu indescrivibile sino a quando, già prostrata dal dolore per le sue figlie, morì a soli 42 anni di “esaurimento” il 31 marzo 1821, mentre proprio in quei giorni Beethoven soffriva di un gravissimo ittero, che lo portò in punto di morte. Tutti i suoi lavori per la futura sinfonia, che diventerà la nona, furono totalmente interrotti. Mentre al Castello di Hacking Hütteldorf la piccola Minona fu ospite della zia Therese von Brunswick, il compositore entrò in un’odissea fatta di condizioni di salute che peggiorarono sempre più, cui si aggiunsero le ben note difficoltà di relazionarsi con il nipote Karl, iniziate nel 1817 con il lungo e doloroso processo per sottrarre il bambino alla madre e che avranno il loro culmine nel tentativo di suicidio del ragazzo nel 1826.
Condotta in Estonia all’età di 18 mesi, Minona rivide la madre solamente anni dopo, quando fu condotta al cospetto di Josephine perché le sue condizioni di salute erano estremamente peggiorate. Minona aveva sei anni quando von Stackelberg riportò lei e i suoi fratelli, Theophile e Maria Laura a Vienna. Ebbero giusto il tempo di adempiere ai propri doveri di figli quando il padre li costrinse tutti a ritornare in Estonia.
Quando Therese von Brunsvik vide nuovamente Minona, la bimba oramai aveva sei anni e la zia si accorse immediatamente quanto fosse lontana la somiglianza con gli altri bambini avuti da Josephine dal matrimonio con von Stackelberg. Non poteva non accorgersene, Minona in fondo era il suo “segreto”.
Scrisse infatti nel diario: “Merkwürdig hatte sich das Kind entwickelt. Ohne schön zu sein, war sie stark und imponierte dermaßen ihren älteren Schwestern, daß wir sie immer die Gouvernante nannten. Es zeigte sich auch später, daß sie das meiste Genie unter den Schwestern hatte. “
Minona visse per qualche tempo a Tallinn, dove studiò musica. Oltre a suonare molto bene il pianoforte ella studiò composizione; molte delle sue opere furono pubblicate durante il corso la sua vita. Sembra che Therese von Brunsvik un giorno confessò ad un nipote la verità su questa vicenda. Quando lo fece, il presunto padre biologico Ludwig van Beethoven era già morto da tempo. Il nipote di Therese riferì che nel nel 1870 Minona si rivolse inutilmente a un lontano parente della famiglia di sua madre, per chiedergli di trasferirle la corrispondenza di sua madre con Beethoven.
Tutt’ora queste lettere sono introvabili e sembra siano sommerse in un immenso archivio familiare, solo in questi anni messo a parziale disposizione degli studiosi. Minona potè quindi fare affidamento solo su vaghi ricordi e sul diario di sua zia Therese von Brunswick, quando volle saperne di più circa le sue origini.
Giudicando dai pochi ritratti e dalle pochissime fotografie che ci sono pervenute, Minona fu una donna di aspetto volitivo, con una forte somiglianza (soprattutto in vecchiaia) con il maestro di Bonn. Per tutta la vita, come il suo presunto padre, rimase sola. E seguirono la sua sorte anche le sue sorellastre Deym Victoire, Sophie Deym, il fratellastro Theophile von Stackelberg e Laura Marie von Stackelberg.
Dopo la morte del suo patrigno, avvenuta nel 1841, Minona fece ritorno a Vienna, trasferendosi nell’ ancora esistente “Palais Cavriani” nell’ex Oberen Bräunergasse, nel primo distretto di Vienna, oggi Habsburgergasse No 5.
Minona fu legata da una stretta amicizia con il padrone di casa conte Luigi Cavriani (1758-1839), e sua moglie, entrambi grandi appassionati di musica così come il conte e la contessa de Banffy, altri loro buoni amici .
L’antico orgoglio di Minona, forse ereditato dall’illustre genitore si manifestò sempre prepotentemente durante la sua vita. Quando negli anni successivi la situazione finanziaria della famiglia diventò preoccupante, soleva ripetere: “Das bin ich meiner Herkunft schuldig!« “La mia unica colpa è ciò che ho ereditato”
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