Album Beethoven – Dix Morceaux brillants pour le Piano
composés par Messieurs Chopin, Czerny, Döhler, Henselt, Kalkbrenner, Liszt, Mendelssohn Bartholdy, Moscheles, Taubert et Thalberg, et publiés par l’Editeur P. Mechetti pour contribuer aux Frais du Monument de Louis van Beethoven à Bonn. Vienne, Mechetti (PN 3593-3608) [Febr. 1842]
Il “Beethoven Album” apparve in un’edizione di 500 copie i cui proventi (1304 Talleri e 15 centesimi) furono utilizzati per far erigere il monumento di Beethoven a Bonn, inaugurato poi nel 1845. Attualmente se ne contano pochissime copie in Europa, in Germania (ovviamente alla Beethoven-Haus di Bonn) e una sola negli Stati Uniti (al Beethoven-Center).
L’importanza di questa impresa è evidente anche dal gran numero di editori stranieri elencati nelle pagine del titolo, coinvolti nella distribuzione delle copie: R. Cocks & Co., Cramer, Addison & Beale, J.J. Ewer & Co. a Londra; l’ editore Lucca a Milano; Simon Richauld, Maurice Schlesinger ed E. Troupenas a Parigi; per finire À l’Odèon e Depot de Musique a San Pietroburgo.
La sua distribuzione fu limitata alla Germania, così da non violare i diritti di proprietà negli altri paesi. L’ anteporta nel volume di presentazione contiene una bella incisione del progettato monumento a cura di J.N. Geiger ed alcuni disegni della casa natale di Beethoven, della Schwarzspanierhaus, dove morì a Vienna nel 1827 e del suo tumulo.
Questo libro straordinario fu pubblicizzato per la prima volta il 19 gennaio 1842 sulla Wiener Zeitung. Ed ecco il titolo completo di questa antologia:
ALBUM-BEETHOVEN./ DIX / Morceaux brillants / pour le / PIANO / composès par Messieurs / Chopin, Czcrny, Döhler, Henselt, Kalkbrenner, / Liszt, Mendelssohn Bartholdy, Moscheles, / TAUBERT et THALBERG, / et publiès par / L‘EDITEUR P. MECHETTI / pour contribuer aux Frais du Monurnent / de / Louis van Beethoven / à / Bonn.
L’ Album Beethoven venne dunque alla luce tra il 1841 e il 1842. Secondo Rudolf Elvers, Felix Mendelssohn ricevette la copia personale con una lettera non datata (ma probabilmente fra il 29 o 30 dicembre 1841).
Il frontespizio del volume è adornato con una illustrazione tipicamente Biedermeier – un disegno a penna ed inchiostro di J. N. Geiger che idealizza con postura classicheggiante una statua di Beethoven in trono su un piedistallo, a guisa di Orfeo con lira.
Circondano il compositore due personaggi femminili allegorici, i cui emblemi, una torcia e la lira, li definiscono come Eos e Terpsichore e due figure maschili riconoscibili come pastori musici dell’ Arcadia.
I fogli di musica ai piedi del monumento ci ricordano le grandi opere: la Sinfonia Eroica e la Pastorale, (e stranamente non la Nona Sinfonia come avverrà una cinquantina di anni dopo con il Beethoven Fries di Gustav Klimt), la Sonata Patetica, il Settimino, Prometeo, Egmont, Fidelio e Coriolano. Altre intestazioni generiche senza titolo specifico rimandano a concerti, alla musica sacra ed a quella da camera.
Un progetto paragonabile, l’album dedicato a Mozart del 1842 (a beneficio del monumento di Mozart), comprendeva anche composizioni per voce e pianoforte (Lieder). Era il Mozart-Album (zum Besten des Mozart-Denkmals), ed. August Pott (Brunswick: J. P. Spehr. [1842]). Questa antologia fu progettata fin dal 1839. Si suddivide in tre sezioni: Lieder originali, Lieder scritti per questa occasione per accompagnamento di pianoforte e pezzi per pianoforte.
Felix Mendelssohn era presente anche in questa antologia, ma non con un’opera originale, bensì con un arrangiamento per pianoforte di Carl Czerny del lied “The Garland” su un testo di Thomas Moore: Der Blumenkranz. LIED OHNE WOR TE / COMP. VON MENDELSSOHN-BAR THOLDY / bearb, für Klavier von C. Czerny. Pp. 124-5. Una copia completa del rarissimo “Mozart Album” si trova nel Dipartimento di Musica dello Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz di Berlino.
L’antologia di Mechetti tuttavia è dedicata interamente allo strumento principe di Beethoven, il pianoforte. Si apre con quello che potrebbe essere chiamato un “tombeau de Beethoven” – una “partition de piano” di Franz Liszt tratta dalla sinfonia “Eroica” intitolata “Marche funèbre de la Symphonic héroique”.
Questo primo pezzo è seguito da quelli degli altri compositori in ordine alfabetico: Prélude in do C diesis minore op. 45 di Frédéric Chopin; Nocturne in mi bemolle maggiore op. 647 di Carl Czerny; Deux Impromptus Fugitives, n. 1 in sol maggiore, n. 2 (Tarantella) in sol minore op. 39 di Theodor Döhler; Wiegenlied in sol bemolle maggiore op. 13 n. 1 di Adolf Henselt; L’Echo! Scherzo brillante in do minore di Frédéric Kalkbrenner; 17 Variations Serieuses in re minore op. 54 di Felix Mendelssohn Bartholdy; Deux Etudes, no. 1 in fa maggiore, no. 2 in re minore op. 105 di lgnaz Moscheles; e Fantasie in si bemolle maggiore op. 54 di Wilhelm Taubert.
Conclude il volume la Romance sans paroles in sol minore op. 41 n. 1, dal virtuoso Sigismund Thalberg, che Mechetti pubblicò separatamente insieme a un pezzo dello stesso titolo per pianoforte a quattro mani.
Come un recensore fece notare : “La Romance di Thalberg produce un grande effetto ma non è esattamente un capolavoro di invenzione”. Felix Mendelssohn autore di molte Romanze senza parole (che qui lasciò campo libero al rivale pianistico di Liszt) potrebbe essere altrettanto critico e assolutamente d’accordo col recensore.
È sorprendente invece che Mendelssohn abbia scelto precisamente questa occasione per affrontare il genere della “variazione” all’epoca già molto frequentato. Della pubblicazione delle Variations sérieuses, c’èappunto un vero un omaggio a Beethoven. Mendelssohn terminò la composizione il 4 giugno del 1841 ed inviò il lavoro all’editore viennese Piero Mechetti il 16 agosto di quello stesso anno, affinché fosse incluso nell’«Album Beethoven». L’omaggio a Beethoven non si esaurisce nell’intento benefico, ma si innerva nella struttura stessa della composizione. Mendelssohn assunse infatti come modello le beethoveniane 32 variazioni in do minore nell’elaborare questa meravigliosa serie di diciassette variazioni su di un tema Andante sostenuto solennemente concepito nello spirito di un corale dalla severa scrittura a quattro parti. La ‘serietà’ cui rimanda il titolo della raccolta rinvia ovviamente anche al modello bachiano, specie quello della Ciaccona per violino solo, oggetto – fin dall’Ottocento – di una fortunata serie di trascrizioni pianistiche.
Per finire, l’ ordinamento alfabetico dell’ Album Beethoven ricorda molto l’ antologia pubblicata da Anton Diabelli a Vienna una ventina di anni prima. Come tutti sanno, Beethoven scrisse per questa raccolta le sue famose 33 variazioni Opus 120. Già alla sua uscita la presentazione giustifica la scelta alfabetica: “Un indice alfabetico di tutti quei nomi [del suo tempo] ormai celebri o delle promesse per il futuro”.
Vennero pubblicati due volumi distinti; uno con le variazioni di Ludwig, ed un altro con le 50 variazioni di altri compositori. Venne così descritta : ” formata da varianti per il pianoforte su un determinato tema, composto dai più noti musicisti di Vienna e degli Stati Austriaci Reali Imperiali”. (Questi due volumi saranno trattati in un articolo specifico)
La duttilità del tema di valzer diede la possibilità ai vari compositori di dare libero sfogo alla fantasia e mette in luce la tecnica della variazione del tema di questo particolare periodo di Storia della musica. Tra gli autori del nostro Album Beethoven ritroviamo qui Czerny, Kalkbrenner, Liszt e Moscheles. Il fecondo “atto di presunzione” di Beethoven in questo contesto è ben noto; quel che sorprende oggigiorno – e che sorprese anche nel 1824 – fu che il nome di Beethoven venne equiparato a quello di musicisti allora ignoti o al massimo di belle speranze. In quest’ ottica, non è del tutto fortuito che Mendelssohn contribuisse nell’ Album Beethoven ad un genere giustamente visto da Adolf Bernhard Marx come “una delle fonti della storia storica di Beethoven“.
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