Per quanto concerne il riduttore, ripotiamo dall’ Enciclopedia Treccani: BRAMBILLA, Paolo. – Nato a Milano nel 1786, compì gli studi musicali al conservatorio di Napoli. Si dedicò alla composizione, scrivendo opere e numerosi balletti, per i quali spesso si valse della collaborazione del coreografo S. Viganò, che ebbe un’influenza determinante sul suo stile. Come operista, esordì con L’apparenza inganna o sia il portantino, composta su libretto di F. Marconi e rappresentata al Teatro Sociale di Varese nel 1811. A questa seguirono le opere Il barone burlato, rappresentata al Teatro Re di Milano nel 1816, L’idolo birmanno ossia il trionfo del bel sesso, su libretto di B. Maselli, eseguita a Verona nel 1817 e, la migliore di tutte, Il carnevale di Venezia, su libretto di G. Canestrari, rappresentata a Torino nel 1819, ripresa col titolo I viaggiatori burlati al Teatro S. Benedetto di Venezia nella primavera 1820 e, col titolo originale, a Verona nel 1822. Oltre alle musiche, originali, vivaci e di buona strumentazione, per i balletti allestiti al Teatro alla Scala e a quelle dei “divertimenti” per il Casino dei nobili e per la Società del giardino di Milano, il B. compose pure musica sacra, ottenendo discrete affermazioni anche in questo campo. Morì a Milano nel 1838.
Dei numerosi balletti, rappresentati tutti al Teatro alla Scala di Milano, sono da ricordare, su coreografia di S. Viganò, Otello (6 febbr. 1818), Cimene (carnevale 1820), con musiche anche di Beethoven, W. R. von Gallenberg, P. Lichtenthal e Rossini, Alessandro nelle Indie (24 febbr. 1820) e Giovanna d’Arco (3 marzo 1821). Dei balletti Acbar gran Mogol (26 dic. 1818), Saffo (13 febbr. 1819), Capriccio e buon cuore (23 febbr. 1819), Gabriella di Vergy (24 ag. 1822), in collaborazione con P. Romani, e Il trionfo dell’amor filiale, la coreografia fu curata da F. Gioia; altri coreografi furono F. Clerici per Maometto (11 giugno 1822), S. Taglioni per Bianca di Messina (6 nov. 1824) e per Paria (16 dic. 1827), L. Henry per Arminio (19 febbr. 1828) e per Camma (26 dic. 1832), A. Monticini per i balletti scritti in collaborazione con Donizetti Sofia di Moscovia e Il tamburo magico, rappresentati entrambi al Teatro Ducale di Parma (25 gennaio e 10 febbr. 1835).
Il Fétis segnala, inoltre, i seguenti brani di musica da camera composti dal B. e stampati a Vienna (s.d.) da Artaria: Sei ariette italiane, opera prima, Romanze per canto e pianoforte, opera seconda, terza, quarta, sesta e settima e 5 Romanze con accompagnamento di pianoforte,opera nona; secondo l’Eitner, però, questi pezzi sarebbero da attribuirsi a un certo Louis Brambilla, musicista forse del sec. XVIII, vissuto a Vienna, che ritiene autore anche della cavatina per mezzo soprano Che il mio nume,il mio diletto, conservata manoscritta alla Biblioteca del liceo musicale di Bologna. Fra la musica sacra del B. notevole un Tantum ergo, a tenore solo con orchestra d’archi e strumenti a fiato, conservato manoscritto nell’Archivio del duomo di Piacenza.
Dei suoi cinque figli – Amalia, Emilia, Erminia, Annibale e Ulisse -, la più celebre fu Amalia, nata a Milano forse verso il 1815. Allieva del padre e di F. Romani, iniziò a esibirsi in abiti maschili all’età di tredici anni, cantando nelle chiese sotto la direzione del padre. Affermatasi in seguito come cantante lirica in numerosi teatri italiani e stranieri, conquistò notorietà per le qualità vocali e per il talento interpretativo, distinguendosi sia nelle opere di genere leggero sia in quelle a carattere drammatico. Fra le sue più celebri interpretazioni si ricordano quelle di Lucia,Norma e Maria Padilla. Si ritirò dalle scene nel 1842. Dal suo matrimonio col tenore G. B. Verger nacque un figlio, Napoleone, che seguì le orme dei genitori e si affermò come baritono. Rimasta vedova, si risposò col conte A. Lucchesi Palli dei principi di Campofranco. La B. morì a Castellammare di Stabia nell’agosto 1880.