Come noto, l’ultimo alloggio di Beethoven a Vienna si trovava al secondo piano di un edificio fuori dalle mura della città chiamato “Altes Schwarzspanierhaus”. Beethoven vi si trasferì a metà dell’ ottobre 1825, e ivi morì il 26 marzo 1827. Molti amici ed appassionati di Beethoven visitarono questa casa per ricordare il grande compositore tedesco. Uno di questi fu il grande biografo Alexander Wheelock Thayer, che visitò la casa per la prima volta nel 1852, descrivendone i dettagli e l’ ubicazione poi pubblicata nel numero del 26 giugno 1852 del Dwight’s Journal of Music:
“Quando si passa attraverso la Schotten Thor (Porta scozzese) sul lato ovest della città vera e propria, il Glacis si estende vicino al sobborgo di Waehring per almeno un quarto di miglio. Di fronte, la Waehringer Gasse, o meglio il viale, conduce attraverso al villaggio di Waehring distante circa due miglia. Mentre si attraversa il Glacis, sulla sinistra di questo viale, affacciato sul piacevole spazio aperto con i suoi vialetti e alberi, e la città, si erge un enorme blocco di edifici. Prima c’era una fabbrica di armi, poi una serie di edifici, diciassette finestre di lunghezza, occupati da una birreria e negozi sotto e appartamenti in affitto sopra; e all’estremità dell’ edificio, evidentemente una volta vi era una chiesa, ma ora una sorta di ufficio militare. La parte centrale di questo blocco è conosciuta come la casa Schwarzspanier; e qui nella terza piano, la sera del 26 marzo 1827, in mezzo a una tempesta di grandine e pioggia, e tuoni e fulmini, Beethoven esalò l’ultimo respiro! Erano necessarie molta aria e luce solare e per il musicista, e lì aveva vissuto per un po’di tempo prima della sua morte, quando non si trovava in campagna. Davanti a questa casa il giorno del suo funerale si raccolse un’ immensa moltitudine di persone e quando la pressione della folla divenne così grande le compagnie di soldati e file di sentinelle si dettero da fare per tenere aperto un passaggio per il corteo funebre. Questo aneddoto che ho riportato mostra quanto universalmente fosse conosciuto il grande defunto “.
Otto anni dopo, nel 1860, Thayer, dopo aver visitato Berlinoi n febbraio, tornò a Vienna per circa due mesi, dal marzo al maggio 1860 e il 29 marzo 1860 visitò per la seconda volta la Schwartzspanierhaus, in occasione dell’anniversario della morte di Beethoven .
In questa visita, Thayer fu accompagnato da altri quattro ammiratori di Beethoven e riportò il resoconto di questa visita in un articolo per il Dwight’s Journal con il titolo “The Diarist in Vienna”; Thayer raccontò inoltre alcuni dei ricordi di Breuning circa la morte di Beethoven, che il musicologo riportò con grande riverenza.
DAL 5 AL 7 P. M., 29 MARZO – Un gruppo di cinque appassionati di Beethoven – Madame L., possessore di quel bel busto poetico del compositore, modellato dal Prof. Schaller per il compianto Carl Holz; Prof. L., Dr. Gerhard von Breuning, il segretario dell’Hof Walther e io. Abbiamo attraversato la città, fuori allo Schotten Thor, attraverso il Glacis e fino a casa Schwarzspanier. Salimmo le due ampie rampe di scale in pietra, dedicate ai dignitari della chiesa e ai capi del vecchio convento. La serva ci aprì la porta di una serie di appartamenti, ora vuoti da alcune settimane, e siamo passati attraverso due anticamere nella grande stanza principale, mentre una ha una vista molto bella del Glacis, città e sobborgo.
Trentatré anni fa esatti, la Hofkretair, allora giovane, e il Dr. Breuning, allora un bambino di tredici anni, erano qui per l’ultima volta: era il giorno del funerale di Beethoven.
In quell’angolo c’era il letto sul quale era morto.
“Là”, disse il dottore, “ho ammucchiato i quaranta volumi delle opere di Händel sul letto del morente. Qui c’erano i due pianoforti a coda, quello di Graf e quello arrivato in regalo da Londra. Là c’era la libreria; in quella stanza più piccola c’erano la sua scrivania e il tavolo su cui componeva. L’ho visto solo una volta intento a comporre. In questo punto mio padre e Schindler erano in piedi quando lo esortavano a fare testamento “.
E quest’ uomo forte, sopraffatto dalle emozioni, si voltò verso la finestra – e restammo in silenzio. Siamo passati attraverso le otto stanze, grandi e piccole, che appartengono alla serie di appartamenti che il compositore aveva preso in affitto. La nostra conversazione, a voce bassa, poteva vertere solo su un argomento. Le stanze vuote, risuonando ai nostri passi, divennero di nuovo la dimora del malato. Lo vedemmo sdraiato lì paziente e composto, lo sentimmo rispondere alle domande scritte del dottore, del fratello o dell’amico, vedemmo la vecchia governante o la serva venire al suono del suo campanello – in breve rivissero con Breuning quegli ultimi mesi durante l’inverno 1826-7. Ci fermammo a lungo e poi, con il cuore commosso, lasciammo la casa e andammo al cortile della chiesa a Waehring, ma a un paio di chilometri di distanza. La primavera non era ancora arrivata e il luogo sembrava triste e desolato.