Hallerschloß presso Graz, 20 agosto 1860.
Gentilissimo!
Amico molto caro e onorato!
La vostra preziosa lettera da Vienna del 17 luglio mi ha fatto molto piacere. Sebbene scrivere corrispondenza non sia più così facile per me come lo era 30 anni fa e odio ricordare eventi tristi in cui sono stato coinvolto, voglio soddisfare i tuoi desideri e aggiungere dettagli agli ultimi momenti di vita di Beethoven cui fui testimone oculare, almeno per quanto io possa ancora ricordare, 33 anni dopo. Spesso ebbi intenzione di scrivere qualche articolo su quest’ argomento, ma mai arrivai alla realizzazione di questo progetto, sia perché evito il più possibile di parlare di me sia perché ricordo queste mie esperienze con molta riluttanza.
Quando il 26 marzo 1827, verso le tre del pomeriggio, entrai nella camera da letto di Beethoven vi trovai il signor consigliere di corte Breuning, suo figlio e la signora van Beethoven, moglie di Johann van Beethoven, possidente terriero e farmacista a Linz; [Huttenbernner confuse la cognata di Ludwig con la governante] c’era anche il ritrattista Josef Teltscher, mio amico. Credo che fosse presente anche il signor professor Schindler. Dopo un po’ i suddetti signori si accomiatarono dal compositore, ormai agonizzante, con ben misere speranze di trovarlo ancora in vita al loro ritorno.
In quella stanza di morte, oltre alla signora van Beethoven e a me, nessuno fu presente agli ultimi istanti di vita di Beethoven. Dalle tre del pomeriggio, ora del mio arrivo, sino alle cinque passate, Beethoven, rantolando incosciente, aveva lottato contro la morte, quando un lampo, accompagnato da un tuono violento, illuminò la camera del moribondo di una luce vivida (davanti alla casa di Beethoven c’era neve). A questa inaspettata manifestazione della natura, che mi colpì profondamente, Beethoven aprì gli occhi, sollevò la mano destra e, serrando il pugno, fissò lo sguardo per diversi secondi verso l’alto, con espressione assai grave, minacciosa, quasi volesse significare: “Io vi sfido, potenze ostili! Allontanatevi da me! Dio è con me”. E, al pari di un audace generale, sembrava volesse anche gridare alle sue truppe esitanti: “Coraggio, soldati! Avanti! Abbiate fiducia in me! La vittoria è certamente nostra!”.
Quando lasciò ricadere sul letto la mano sollevata, i suoi occhi si socchiusero. Tenevo la mia destra sotto il suo capo, mentre la sinistra era posata sul suo petto. Non respirava più, anche il cuore aveva cessato di battere! Il genio del grande compositore era fuggito da questo mondo ingannevole verso il regno della verità. Chiusi al defunto gli occhi semiaperti, li baciai; baciai poi anche la fronte, la bocca e le mani. Su mia preghiera la signora van Beethoven tagliò una ciocca di capelli del defunto porgendomela come sacra memoria dell’ultima ora di Beethoven.
Mi diressi quindi in città, in preda a una profonda agitazione, resi partecipe il signor Tobias Haslinger della morte di Beethoven e, passate alcune ore, feci ritorno in Stiria, mia patria.
Il carattere di Beethoven era più spiacevole che attraente, ma lo spirito nobile che soffia nelle sue meravigliose creazioni musicali crea un’impressione potente, irresistibile e magica nella mente di ogni amante della musica che sia grandemente istruito. Beethoven deve essere rispettato, amato e ammirato! –
Non è vero che avrei dovuto chiedere a Beethoven di ricevere l’ estrema unzione; ma su richiesta della moglie del defunto editore musicale, il signor Tobias Haslinger, ho fatto in modo che si occupasse di Beethoven il signor Johann Baptist Tenger e il Beethoven proprietario terriero [il fratello] organizzasse i sacramenti.
Il fratello di Beethoven mi disse che il compositore disse (non ero presente la mattina del 24 marzo 1827 quando ricevette l’ estrema unzione): “Plaudite amici! Comoedia finita est! ” Quest’ aneddoto è pura invenzione. Beethoven di certo non pronunciò una simile espressione o altre che andassero contro il suo carattere onesto. – Ma Frau v. Beethoven il giorno in cui morì il cognato parlò al pastore che le confidò che il maestro gli disse dopo aver ricevuto i sacramenti: “Grazie, signor curato! Lei mi hai consolato! “.
– A proposito, devo dire grazie al signor Johann van Beethoven e sua moglie, così come al professor Schindler, che sono stati molto amichevoli con me.
Ora, caro amico, sarai soddisfatto di quello che sto confidando a te, e solo a te, su Beethoven in questa lettera. Queste sono probabilmente le ultime righe che scrivo riguardo la musica. –
Mio genero, il signor Menzel Nowak e sua moglie, insieme ai loro figli, stanno molto bene e li raccomandano caldamente ai vostri pensieri. –
Sperando di rivederti e di abbracciarti a Graz, carissimo amico, prima del tuo ritorno in America, rimango il tuo amico più fedele
con grande rispetto.
Anselm Hüttenbrenner m.p.
Membro onorario dell’Associazione Nazionale tedesca per la musica e la scienza.