Ludwig van Beethoven – Trascrizioni e studi sulle opere di Händel
Elenco delle trascrizioni, degli studi, delle variazioni che Beethoven fece delle opere di Händel.
“Verso la metà di Febbraio 1827 (Beethoven era ormai gravemente ammalato e non si alzava più da letto), il virtuoso dell’arpa Stumpff gli fece recapitare in dono l’opera completa di Händel, che Beethoven da gran tempo desiderava possedere. Quando entrai nella sua stanza mi indicò con occhi sprizzanti felicità i volumi su uno dei due pianoforti. “Guarda”, disse, “me li hanno regalati oggi. Era tanto che li desideravo perché Händel è il compositore più grande e da lui posso ancora imparare”. E nel pomeriggio, quando tornai, si mise ancora a parlare della grandezza di Händel, il più classico ed il più profondo dei compositori”. (Von Breuning)
“Händel è il più grande compositore che sia mai vissuto. Vorrei togliermi il cappello e inginocchiarmi sulla sua tomba” (L. v. Beethoven)
George Frideric Händel (Halle an der Saale 1685 – Londra 1759). Figlio di un barbiere-cerusico, ricevette la prima istruzione musicale da F.W. Zachow, organista della Liebfrauenkirche a Halle. Cominciò a comporre a dieci anni; ma poiché suo padre era contrario alla carriera di musicista, nel 1702 entrò all’università di Halle per studiarvi diritto. Lo stesso anno divenne organista del duomo; l’anno seguente lasciò Halle per Amburgo, dove suonò in orchestra e conobbe J. Mattheson. Il suo primo melodramma, Almira, parte in italiano e parte in tedesco, fu rappresentato ad Amburgo nel 1705. Nel 1706 raggiunse l’Italia, dove divenne in breve famoso come compositore di melodrammi. Fu poi nominato Kapellmeister ad Hannover nel 1710; nel 1712, però, si trasferì a Londra, ottenendo anche (nel 1726) la cittadinanza inglese. Nel 1719 assunse la direzione della nuova Royal Academy of Music e nel 1720, dopo un’interruzione di alcuni anni, riprese a scrivere melodrammi, tutti rappresentati a Londra con alterno successo. L’insuccesso di quello che sarebbe rimasto il suo ultimo melodramma, Deidamia (1741), lo indusse ad accettare un invito a Dublino, dove nel 1742 ebbe luogo la prima, trionfale esecuzione del Messiah. Nel 1751 cominciò a perdere la vista. L’anno seguente fu operato, ma l’operazione fallì ed egli divenne totalmente cieco.
Morì, probabilmente a seguito di ictus cerebrale, il 14 aprile 1759 nella sua casa di Brook Street. Fu sepolto nell’Abbazia di Westminster, tra i grandi d’Inghilterra: una raffigurazione marmorea del compositore recante lo spartito del Messiah è stata eretta sulla sua tomba, nel Poets’ Corner.
Le composizioni di Händel comprendono 42 opere, 29 oratori, più di 120 cantate, trii e duetti, numerose arie, musica da camera, un gran numero di pezzi ecumenici, odi e serenate, e 16 concerti d’organo.
Il linguaggio di Händel fu influenzato soprattutto dalle musiche ch’egli ebbe occasione di ascoltare in Italia durante il suo soggiorno giovanile. Altri influssi riconoscibili sono quelli della musica strumentale francese (specialmente nelle ouvertures delle opere e degli oratori), degli inni inglesi e della musica sacra tedesca, alla cui scuola avvenne la sua prima formazione; egli stesso dichiarò inoltre che alcune delle migliori idee musicali gli erano state ispirate dai canti sentiti nelle strade di Londra. Sotto un certo aspetto, è possibile affermare che egli fu un compositore cosmopolita; ma la sua personalità mirabilmente forte ed equilibrata diede un’impronta inconfondibile a tutto ciò che egli scrisse, anche nei casi, tutt’altro che infrequenti, in cui utilizzò (ripensandoli e arricchendoli) modi e spunti di altri autori. La sua opera può essere dunque considerata come la più alta e la più completa espressione del barocco musicale. (Biografia tratta dal sito flaminioonline).
Nel settembre 1824, in una conversazione con il costruttore di arpe Joann Andreas Stumpff, Beethoven disse: “Non si ha più il senso del buono e del bello, in breve della vera musica. Si! Si! È così o Viennesi. Rossini e compagni ecco i vostri eroi. Non vogliono più nulla da me, non hanno più tempo per le sinfonie e non vogliono più il Fidelio. Rossini, Rossini vi va a pennello”. E dopo molti brindisi che terminarono con gran lodi per Händel e Mozart (e un’altra battuta contro Rossigni): “La vera musica avrà poco posto in quest’epoca rossiniana”. Stumpff Händel esercitò notevole influenza su Beethoven nelle varie fasi della sua carriera di compositore.. Con questa trascrizione tratta dal Messia di una fuga, il maestro di Bonn cercò di trarre insegnamento dalla struttura delle opere di Händel. Molte delle fughe di Beethoven sono fortemente influenzate da questa tecnica compositiva, con le sue lunghe frasi, i temi, e le sue procedure non convenzionali e originali. (vedere soprattutto la genesi dell’ ouverture Opus 124) |
Fra le variazioni, trascrizioni e gli appunti che Beethoven fece delle opere di Händel, ricordiamo:
Dodici variazioni WoO 45, per violoncello e pianoforte, su un tema del Giuda Maccabeo, dedicate alla principessa Maria Christiane Fürstin von Lichnowsky, nata Gräfin Thun-Hohenstein , 1796, pubblicate a Vienna, Artaria, estate o autunno 1797. GA. n. 110 (serie 13 n. 6) – B. 157 – KH. (WoO)45 -L. IV, p. 317/5/A – N. p. 145 – P. 85 – T. 118. Il manoscritto originale è conservato nell’archivio della società degli Amici della Musica di Vienna. Il tema è quello del coro celebrativo See the conquiring hero comes (Vedi l’eroe che viene dopo la conquista) nella terza parte dell’oratorio hàndeliano: melodia semplice, d’una serenità festosa, che i due strumenti espongono con bell’effetto di sonorità. L’ottava variazione (con preponderanza della parte pianistica) e la nona (espressivamente equilibrata fra i due strumenti) potrebbero suggerire, in armonia con il soggetto biblico, l’immagine di due cori: l’uno alternativamente impetuoso ed implorante, l’altro riposante nella sovrapposizione e rispondenza delle voci d’una preghiera fiduciosa. L’undicesima (Adagio 4/4) allarga e fiorisce opulentemente la melodia, in cui ogni periodo esposto dal pianoforte (alcuni effetti d’arpa tornano a far pensare a celebrazioni bibliche) è ripetuto con analoghe figurazioni dal violoncello. (Vedere nel nostro sito)
1 – Oratorio in tre atti “Esther”, HWV 50b, copia dell’ andante e dell’ allegro dell’ Ouverture.
2 – Oratorio in tre atti “Saul”, HWV 53, copia delle prime battute della marcia funebre.
3 – Beethoven ammirava profondamente il Messiah, di Handel, un lavoro che però conosceva solo nell’ orchestrazione di Mozart, (K 572) che fu pubblicato nei primi mesi del 1803, fino a quando non lesse l’ edizione originale nell’edizione completa delle opere di Handel curata da Samuel Arnold, pochi mesi prima della sua morte. Egli annotò gli incipit di molti numeri e fece copie complete di quattro numeri, tutto sommato oltre il 36% dei numeri dell’ oratorio. Le sue copie ed estratti sono stati identificati e datati in base alla loro filigrana. Le copie provengono essenzialmente da quattro fonti: due a Berlino, una a Londra ed una a Santa Barbara, presso la Karpeles Manuscript Library, e la datazione va dal 1806 al 1820-21. La copia della fuga corale, “And with His stripes,” , base di quest’ articolo, che si trova a Santa Barbara, potrebbe essere stata fatta quando Beethoven fece la revisione della conclusione per la fuga del Credo della Missa solemnis Opus 123. Una chiara citazione del coro Halleluja, altrimenti omesso dal gruppo di citazioni e copie, viene traslata e figurata nel “Dona nobis pacem” della Messa.