WoO 204 Holz geigt die Quartette… (Holz suona i quartetti…), scherzo musicale
WoO 204 “Holz geigt die Quartette…” (Holz suona i quartetti…), scherzo per Carl Holz, fine settembre 1825, pubblicato in Thayer R., V, pag. 250. Hess 284 – KH. (WoO)204.
L’originale si trova in un quaderno di conversazione del settembre 1825, conservato nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Le parole: “Holz geigt die Quartette so an sie Kraut eintreten” (Holz suona i quartetti come se essi fossero una macchina per tritare i cavoli) sono di Karl van Beethoven, nipote del maestro. Il violinista Holz, che fu tra i familiari di Beethoven nei suoi ultimi anni di vita, aveva dovuto sostituire il primo violino Schuppanzigh, momentaneamente assente, in una esecuzione dei Quartetti op. 127 e 132, avvenuta per desiderio dell’editore Schlesinger. A quanto si può dedurre da una lettera di Karl allo zio (Th.-R., V, pag, 248, nota) l’esecuzione non sarebbe stata perfetta; donde lo scherzo.
Dal sito www.unheardbeethoven.org: Questo breve scherzo musicale commenta un esecuzione di Karl Holz del quartetto d’archi opus 132. Il testo “Holz, Holz, geigt die Quartette so, als ob sie Kraut eintreten” (Holz, Holz suona i quartetti come se stessero calpestando dei crauti) è del nipote di Beethoven, Karl. È bello pensare che zio e nipote potessero condividere uno scherzo, nonostante la loro relazione fosse perennemente tesa.
James Green: “Era pratica ai tempi di Beethoven fare i crauti tagliando le teste di cavolo in quarti, mettendole in una botte e poi calpestandole a piedi nudi per rilasciare i succhi al fine di accelerare il processo di fermentazione. Questo crea un’ immagine evocativa, se davvero Holz suonò il violino in quel modo”. (Nuovo catalogo Hess, pagina 163).
Questo scherzo musicale può essere eseguito come canone a quattro voci, dopo la scoperta della soluzione da parte di Willem. Willem: “Esaminando “Holz, Holz, geigt die Quartette”, ho notato qualcosa di interessante: non solo poteva essere soluto come un normale canone a due parti, ma anche come un canone a specchio. E per di più che queste due soluzioni potessero esser combinate! Quindi, se rappresentiamo il tema con i numeri “1,2,3,4,5,6” e la sua immagine speculare con “m1,m2,m3,m4,m5,m6”, ecco la tabella che ho elaborato:
Tabella di Albert Willem Holsbergen
voce 1 - 1, 2, 3, 4, 5, 6, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 1, 2, 3, 4, 5, 6 voce 2 - 1, 2, 3, 4, 5, 6, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 1, 2, 3 voce 3 - m1,m2,m3,m4,m5,m6,m1,m2,m3,m4,m5,m6 voce 4 - m1,m2,m3,m4,m5,m6,m1,m2,m3
Naturalmente, per rimanere in sintonia con il testo, lo riproduciamo per quartetto quartetto d’archi!” Il fatto che Kinsky/Halm e Hess descrivano il pezzo come uno “scherzo musicale”, e non come “canone”, significa che la soluzione canonica era sfuggita loro, mentre Ludwig Misch non lo menziona neppure nel suo capitolo sui canoni.
Albert Willem Holsbergen – Mark Zimmer
Ronge: Lo scherzo, annotato il 26 settembre 1825, non è un’opera di Beethoven, ma una produzione congiunta di Karl Holz e Ignaz Franz Castelli (1781-1862). La prima edizione apparve nel 1908 nella biografia di Beethoven di Alexander W. Thayer. La trascrizione è in un quaderno di conversazione (DB, Mus. Ms. Autogr. Beethoven 51,94, Bl. 57r, Konversationsheft 97; data: 26 settembre 1825, trascrizione: BKh 8 p. 172, facsimile: BKh 8 tra p. 176 e 177). Holz ha probabilmente annotato il testo musicale, Castelli le parole del testo. Hermann Deiters ha torto nel supporre che Beethoven stesso ne abbia scritto le note, ma sicuramente il nipote ne scrisse il testo (TDR V p. 250; chiarimento in BKh 8 p. 377 nota 481). Prima edizione a nome di Beethoven: 1908. In: TDR V p.250.
Karl Holz (1798 – 1858)
Ignaz Franz Castelli (1781-1862).
Karl van Beethoven (1806 – 1858)
Per gentile concessione della Staatsbibliothek zu Berlin Preußischer Kulturbesitz)