WoO 181 Tre canoni
WoO 181a Gedenket Heute an Baden (Ricordatevi oggi di Baden), canone
WoO 181b Gehabt euch Wohl (Statevi bene), canone
WoO 181c Tugend ist kein leer Name (Virtù non è un nome vano), canone
A cura di Graziano Denini
Titolo ufficiale: WoO 181 (I) Gedenket heute an Baden! (II) Gehabt euch wohl (III) Tugend ist kein leerer Name Drei Kanons (C-dur) nach eigenen Texten Widmung: – NGA XII/2 Nr. 1: AGA 285 = Serie 25/22 Nr. 2-3: SBG V/39-40 (2. Auflage: 40-41; Hess 258-259)
Origine e pubblicazione: Scritti nella primavera/estate 1822. Le prime edizioni apparvero postume: n. 1 nel 1888 nell’ambito dell’AGA presso Breitkopf & Härtel a Lipsia, i numeri 2 e 3 nel 1937 nel contributo di Georg Schünemann al Festschrift per Arnold Schering. Tutti e tre i canoni possono essere trovati in un taccuino tascabile per la Missa Soleminis che Beethoven usò nella primavera/estate del 1822 (JTW pp. 391-393). Rudolf Klein sospetta che il numero 1 possa essere stato creato in occasione del decimo anniversario del grande incendio nella città di Baden vicino a Vienna (Klein/Kanons p. 29). Baden era stata devastata dal fuoco il 26 luglio 1812. Il 6 agosto 1812 Beethoven, che all’epoca soggiornava alle terme boeme, insieme al violinista Giovanni Battista Polledro tenne un concerto di beneficenza per le vittime dell’incendio catastrofico a Karlsbad. Il numero 2 può anche essere eseguito a quattro voci (Klein/Kanons p. 29). Fonti: D-B, Mus. SM. autogr. Beethoven Artaria 205/6a, p.12s. Datazione: primavera/estate 1822. Carta: formato verticale, 23 x 16,5 cm, 8 righe. Provenienza: Verlagsarchiv Artaria, Vienna. – Erich Prieger, Bonn, dal 1897. – Acquisito nel 1901. Facsimile: SBB. Descrizione: Bartlitz/catalogo. La prima edizione del n. 1 era basata su una copia della Collezione Haslinger-Rudolphin (AGA Series 25 Revision Report p. V).
Giovanni Battista Polledro (Piovà, 10 giugno 1781 – Asti, 15 agosto 1853) e stato un violinista e compositore italiano. Fu l’ultimo grande esponente della scuola violinistica piemontese dell’Ottocento. I suoi primi insegnanti di violino furono Mauro Calderara e Gaetano Vai ad Asti. A 14 anni fece il suo primo giro di concerti nel Nord Italia, suscitando l’interesse di Gaetano Pugnani. Cosi, il giovane violinista ebbe l’opportunità di studiare per sei mesi sotto la guida del grande maestro torinese, diventandone uno degli ultimi discepoli. Nel 1797 Polledro entrò nell’orchestra diretta da Pugnani a Torino.
Lasciò la capitale sabauda nel 1798, in seguito alla morte di Pugnani e allo scioglimento della Regia Cappella. Tra il 1803 e il 1804 suonò come primo dei secondi violini nell’orchestra del Teatro Carcano di Milano. Nel 1804 partecipò al concorso di primo violino al Teatro di Bergamo ma la giuria non Io giudicò idoneo al posto. Ferito nell’amor proprio, Polledro intraprese un grande giro artistico in Europa e in Russia. Visse per cinque anni a Mosca, a servizio del principe Taticev. Diede concerti a Varsavia, Berlino, San Pietroburgo, in Francia, in Olanda e a Londra. Un concerto di beneficenza a Karlsbad, il 6 agosto 1812, vide Polledro a fianco di Beethoven al pianoforte. In una lettera all’editore Breitkopf il compositore parla scherzosamente di un «povero concerto per i poveri» accompagnato dal «Signore polledrone [sic], che, dopo aver superato la sua solita paura, ha suonato bene».
Nel 1814 Polledro accettò la nomina di Konzertmeister (primo violino) alla Cappella della corte di Dresda al servizio di Federico Augusto III, rimanendovi fino al 1823. Nel 1823 diventò il primo violino della Cappella Regia di Carlo Felice a Torino, cappella che grazie al suo operato cominciò a suonare messe e mottetti di diversi compositori europei di primo piano, come Haydn, Mozart e Hummel. Divenne in seguito direttore dell’Orchestra del Teatro Regio, posto che conservò sino al 1844. Dopo aver diradato l’attività per ragioni di salute, fu pensionato nel 1845. Ritiratosi a vita privata nel suo paese natale, Piovà (oggi Piovà Massaia) in provincia di Asti, vi morì nel 1853. Ebbe tra i suoi allievi Francesco Bianchi e Leon de Saint-Lubin.
(fonte: Wikipedia)
WoO 181a Gedenket Heute an Baden (Ricordatevi oggi di Baden), canone
WoO 181a “Gedenket Heute an Baden” (Ricordatevi oggi di Baden), canone 1819 – 1822, pubblicato nel Supplemento della GA, 1888. G.A. Numero 285/4 (serie 25) – B. 272/4 – KH. (WoO)181a.
Il manoscritto originale si trova nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino, in un quaderno di abbozzi per la Missa Solemnis. Menzionato da Nottebohm, Zweite Beethoveniana, pagina 152.
Si trova a Berlino nella Staatsbibliothek, Artaria 205 volume VI, pagina 13.
Viene citato nel volume di Johnson, Tyson, Winter “The Beethoven Sketchbooks” nel capitolo su Artaria 205, pagina 392. Questo canone è stato inserito nel catalogo di Giovanni Biamonti con il numero 749
A proposito della storia di questo canone scrive R. Klein: “Dieser Kanon und die beiden folgenden Nr. 21 und 22 sind in einem (verschollenen) Berliner Heft mit Skizzen zur Missa solemnis enthalten, wurde also zwischen 1819 und 1822 während der Arbeit an diesem Werk geschrieben. Aus welchem Grunde an Baden, Beethovens bevorzugtem Sommeraufenthalt im Süden Wiens, gedacht werden sollte, konnte nicht festgestellt werden. Eine Hypothese wäre vielleicht an das mögliche Jahr 1822 zu knüpfen: am 26. Juli 1812, also zehn Jahre zuvor, war die Stadt Baden abgebrannt; Beethoven, der sich damals in den böhmischen Bädern befand, hatte kurz darauf in Karlsbad mit dem Geiger Giovanni Battista Polledro ein Konzert zu Gunsten der von der Katastrophe Betroffenen gegeben.” [Questo canone e i due successivi nn. 21 e 22 sono inclusi in un taccuino (perduto) di Berlino con schizzi per la Missa solemnis, quindi fu scritto tra il 1819 e il 1822 mentre lavorava a quest’opera. Non è stato possibile determinare il motivo per cui si dovrebbe considerare Baden, il soggiorno estivo preferito di Beethoven nel sud di Vienna. Un’ipotesi potrebbe forse essere legata al possibile anno 1822: il 26 luglio 1812, dieci anni prima, la città di Baden era bruciata; Beethoven, che si trovava allora alle terme boeme, aveva poco dopo tenuto un concerto a Karlsbad con il violinista Giovanni Battista Polledro a beneficio delle persone colpite dalla catastrofe.]
Mentre Nottebohm a pag. 152 del suo Zweite beethoveniana: “Während Beethoven an der Messe skizzirte, entstanden die Claviersonaten OP. 109, 110 und 111, die Variationen op. 107 nr 8, die Bagatellen op. 119 Nr. 7 bis 11 und mehrere andere kleine Stücke, darunter die Kanons ‘o Tobias’, ‘Gehabt euch wohl’, ‘Tugend ist kein leerer Name’, und ‘Gedenket heute an Baden’ “ [“Mentre Beethoven era impegnato a scrivere la messa, abbozzava le sonate per pianoforte op. 109, 110 e 111, le Variazioni op.107 n.8, le Bagatelles op.119 da 7 a 11 e molti altri piccoli pezzi tra cui i canoni ‘o Tobias’, ‘Divertitevi’, ‘La virtù non è un nome vuoto ‘e ‘Ricorda oggi a Baden’]
Infine Johnson, Tyson, Winter: “The sketches in Bundle 6 are mostly for the latter portions of the Dona nobis pacem of the Missa Solemnis. A brief reference to the Benedictus appears on page 18. This book is also the source for three canons mentioned in passing by Nottebohm in his survey of sketches for the Mass (N. II 152) “Gedenket heute an Baden” WoO 181a (page 13); “Gehabt euch wohl” WoO 181b (page 12); and “Tugend ist kein leerer Name” WoO 181c (page 13). The latter two were published for the first time in 1937 by George Schünemann, who assigned them correctly to 1822.” [“Gli schizzi nel volume 6 sono principalmente per le ultime porzioni della Dona nobis pacem della Missa Solemnis. Un breve riferimento al Benedictus appare a pagina 18. Questo libro è anche la fonte di tre canoni citati di sfuggita da Nottebohm nella sua rassegna degli schizzi per la Messa (N. II 152) “Gedenket heute an Baden” WoO 181a (pagina 13 ); “Gehabt euch wohl” WoO 181b (pagina 12); e “Tugend ist kein leerer Name” WoO 181c (pagina 13). Gli ultimi due furono pubblicati per la prima volta nel 1937 da George Schünemann, che li assegnò correttamente al 1822.]
Riferimenti:
G. Nottebohm – Zweite Beethoveniana
Johnson-Tyson-Winter – The Beethoven sketchbooks
R. Klein – Sämtliche Kanons
WoO 181b Gehabt euch Wohl (Statevi bene), canone
WoO 181b “Gehabt euch Wohl” (Statevi bene), canone 1819 – 1822, pubblicato da G. Schünemann nella raccolta di scritti in occasione del 60° compleanno di A. Schering, Berlino, 1937; più recentemente da Willy Hess nel quinto volume dei Supplementi della GA, 1962. Hess 258 – KH. (WoO)181b.
Il manoscritto originale si trova nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Menzionato da Nottebohm, Zweite Beethoveniana, pagina 152. Così come il canone WoO 181a si trova a Berlino nella Biblioteca di Stato nel Quaderno Tascabile denominato Artaria 205 Quaderno VI pagina 12. Per le altre informazioni generali vedi WoO 181a. Anche questo è un canone molto semplice, in do maggiore, basato sugli accordi di dominante e tonica. Scrive R. Klein: “Zur Entstehungszeit vgl. Kanon No. 20. Beethoven hat die drei Stimmeinsätze angegeben. Ein vierter Einsatz wäre indessen nach einem weiteren Takt Abstand möglich.” [Per la data di composizione vedi il canone n. 20. Beethoven ha indicato le tre parti. Un quarta voce potrebbe essere possibile aggiungendo un’ulteriore misura.]. Questa definizione mi sembra assai strana in quanto Beethoven evidenzia tutte e tre le successive entrate con uno dei suoi segni caratteristici per i canoni e cioè con un ff. Quindi questo è un classico canone a 4 voci all’unisono.
WoO 181c Tugend ist kein leer Name (Virtù non è un nome vano), canone
WoO 181c “Tugend ist kein leer Name” (Virtù non è un nome vano), canone 1819 – 1822, pubblicato da G. Schünemann nella raccolta di scritti in occasione del 60° compleanno di A. Schering, Berlino, 1937; più recentemente da Willy Hess nel quinto volume dei Supplementi della GA, 1962. Hess 259 – KH. (WoO)181c.
Il manoscritto originale si trova nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Menzionato da Nottebohm, Zweite Beethoveniana, pagina 152. Anche questo canone si trova a Berlino nella Biblioteca di Stato nel Taschenbuch Artaria 205, volume VI, pagina 13, proprio sopra al canone WoO 181a. Anche questo è in do maggiore ed è scritto in Chiave di Basso ma, contrariamente agli altri due canoni, è solo per 3 voci. E’ il più melodico dei tre canoni; la seconda e terza entrata non cantano lo stesso testo della prima ma si limitano a reiterare il motto “Non è un nome vano”.