WoO 110 Elegie auf den Tod eines Pudels – (Elegia in morte di un cane barbone): Stirb immerhin (E sia pure che ti rapisca la morte), per voce e pianoforte
Maestoso
WoO 110 – Elegie auf den Tod eines Pudels – (Elegia in morte di un cane barbone): Stirb immerhin (E sia pure che ti rapisca la morte), per voce e pianoforte, 1787 (oggi si ritiene del 1806 circa) circa, pubblicata nel Supplemente della GA 1888. (Non è da escludere che ne sia esistita anche una qualche vecchia antecedente edizione, oggi introvabile). GA. n. 284 (serie 25/21) – Boett. 1/4 – Bruers 271 – KH.(WoO)11O – L. IV, p. 350/q – Petters 16 – Sch. p. 216/12 -Thayer 272.
Titolo ufficiale: WoO 110 Elegie auf den Tod eines Pudels Lied (f-moll) für Singstimme und Klavier Widmung: — NGA XII/1 Nr. 29 AGA 284 = Serie 25/21
II manoscritto originale è sconosciuto. Base della pubblicazione della G A. è stato un manoscritto conservato nel Rudolphinum (la raccolta in bella copia di composizioni di Beethoven, che l’Arciduca Rodolfo si era fatto fare per proprio uso nel 1822 e sulla base della quale poi Haslinger tentò di allestire una edizione generale delle opere del maestro, arrestatasi dopo i primi fascicoli). Il testo, di ignoto, a volte sentimentale, lamentosetto e filosofeggiante, ha determinato un doppio aspetto della musica: compianto della morte (fa minore, modulante nel mezzo in la bemolle maggiore) nelle prime tre strofe, a cui rispondono nell’ultima, in fa maggiore, pensieri di rassegnazione e di conforto sopra un tema che riproduce un po’ modificato il primo, con un accompagnamento d’arpeggi più mosso e leggero.
Al di là della occasione per cui fu composto, emergono da questo testo tutti i punti salienti tipici del modo di pensare di Beethoven: il destino avverso, l’importanza prioritaria della fedeltà come valore assoluto, il bisogno del compositore di isolarsi associato al disprezzo verso la bassezza degli uomini e, alla fine però, a fronte di tanta negatività, il trionfo dell’ottimismo. Vale dunque la pena riportare tutto il testo di autore anonimo:
Il testo:
1. Stirb immerhin, es welken ja so viele
der Freunden auf der Lebensbhan Oft,
eh’ sie welken in des Mittags Schwüle,
fangt schon der Tod sie abzumahen an.
2. Auch meine Freude du! dir fließen Zahren,
Freude selten Freunden weihn;
der Schmerz um dich kann nicht mein Aug’ entehren,
dich, Geschopf, geschaffen mich zu freun.
3. Allgeber gab dir diese feste Treue,
Dir diesen immer frohen Sinn;
Für Tiere nicht, damit ein Mensch sich freue,
Schuf er dich so, und mein war der Gewinn.
4. Du warst so rein von aller Tück’ und Fehle
Als schwarz dein krauses Seidenhaar;
Wie manchen Menschen kannt’ ich, dessen Seele
So schwarz als deine Außenseite war.
5. Oft, wenn ich des Gewühles satt und müde
Mich gern der eklen Welt entwöhnt,
Hast du, das Äug’ voll Munterkeit und Friede,
Mit Welt und Menschen wieder mich versöhnt.
6. Trüb sind die Augenblicke unsers Lebens,
Froh ward mir mancher nur durch dich!
Du lebtest kurz und lebtest nicht vergebens;
Das rühmt, ach! selten nur ein Mensch von sich.
7. Doch soll dein Tod mich nicht zu sehr betruben;
du warst ja stets des Lachens Freund;
geliehen ist uns alles, was wir lieben;
kein Erden gluck bleibt lange unbeweint
8. Mein herz soll nicht mit dem Verhangnis
zanken um eine Lust, die es verlor;
du, lebefort und gaukle in Gedanke
mir fröliche Erinnerungen vor.
Traduzione
1. Sei morto, ma quante gioie
Svaniscono nel corso della vita!
Sovente, prima che l’arsura le consumi
La morte comincia già a falciarle.
2. Anche tu mia gioia! Ti piango
Come pochi amici piangono gli amici.
I miei occhi non si vergognano di piangere
Per te che sei stato creato per la mia gioia.
3. Dal buon Dio hai ricevuto il dono della fedeltà,
e quello dell’eterno buonumore,
non per gli animali, ma per la gioia dell’uomo
Egli ti ha creato così ed è stato un bene per me.
4. Sovente, sazio e stanco della confusione
avrei voluto estraniarmi da questo mondo ignobile,
ma tu col tuo sguardo vivido e pacifico,
mi hai riconciliato con il mondo e l’umanità.
5. Eri così immune da ogni inganno e bassezza
Come neri erano i tuoi riccioli di seta.
Ho conosciuto uomini la cui anima
Era nera come il tuo aspetto esteriore.
6. Penosi sono gli attimi della nostra vita,
Ma solo tu me ne hai reso qualcuno felice,
Hai vissuto per poco tempo ma non invano,
Di rado può dirlo un uomo si sé stesso.
7 . Ma la tua morte non mi deve troppo rattristare,
Non eri sempre propenso a indurre il riso?
Niente di ciò che amiamo ci appartiene
Qui la felicità è sempre seguita da lacrime.
8. No, il mio cuore non se la prenderà con il destino
Per quella gioia che ha perduto;
E tu continua a vivere nei miei pensieri
Suscitando lieti ricordi.
La musica segue fedelmente il testo: un’introduzione triste e funerea seguita da note che danno bene l’idea della considerazione per il prestigioso ruolo che questa nobile creatura ha saputo svolgere e, a conclusione, un tema di esplicita allegria.
Creazione e pubblicazione: Composto forse tra il 1806 e il 1809. La prima edizione fu pubblicata postuma nel 1888 come parte dell’AGA da Breitkopf & Härtel a Lipsia.
Basandosi sulla posizione della canzone nel volume corrispondente della copia Haslinger-Rudolphiniana e nel “Catalogue des Oeuvres” di Artaria, Helga Lühning presume che sia stata scritta verosimilmente nel periodo temporale di composizione delle canzoni WoO 132, 133 e 137 -139. Ciò solleva anche la questione se questa canzone potrebbe essere stata la prima composizione che Beethoven pubblicò in un almanacco (Lühning/NGA XII/1 KB p. 31f). Fino ad oggi non è stato possibile chiarire nessuna di queste domande. Tentativi di datazione precedenti la indicano composta a Bonn attorno al 1787 (Nottebohm, vedere revisione nell’ AGA Serie 25 pagina V) o negli anni 1794/95 (Erich Prieger). Origine e autore del testo sconosciuti. Prima esecuzione sconosciuta. Autografi non sopravvissuti. Nell’ A-Wgm esistono due copie della canzone intitolata „Elegie auf den Tod eines Pudels“ (XVII 67000 dal Haslinger-Rudolphinischen e VI 3743/Q 4251; descrizione vedere Lühning/NGA XII/1 KB pagina 30 ). La copia della collezione Haslinger-Rudolphin servì da modello per la prima edizione (AGA serie 25 p. V; secondo Lühning, anche l’altra copia fu utilizzata, ma in modo selettivo). Prima edizione nell’ AGA. Ulteriore edizione (prima edizione separata): 1894. Colonia, PJ Tonger, VN “771-773”. – Titolo: „ELEGIE / auf den Tod eines Pudels. / Nachgelassenes Lied / für eine Singstimme mit Klavierbegleitung / von / Ludwig van Beethoven. / hoch, F moll / (Original) [sotto l’estensione vocale nelle note] – mittel, E moll [sotto l’estensione vocale nelle note] – tief, C moll [darunter Stimmumfang in Noten] / P. J. TONGER, KÖLN. / Hoflieferant Seiner Majestät des Kaisers und Königs. / 771-773. / 1894. / Oscar Brandstetter, Leipzig.“ – Formato verticale. 5 pagine (p. 1 titolo). In cima alla seconda pagina una breve premessa dell’editore (Erich Prieger, Bonn). — Es: A-Wn (Hoboken). – D-BNba. Bibliografia: Lühning/NGA XII/1 KB pp. 30-32. Indici: Thayer/1865 n. 272 (p. 166). Hoboken Nr. 679.
Gli esempi musicali in MIDI di questa pagina sono curati da Pierre-Jean Chenevez. Chi volesse consultare o richiedere questi file, può contattare l’ autore tramite il nostro modulo di contatto.