WoO 103 Un lieto brindisi, piccola cantata per quattro voci (soprano, due tenori e basso) e pianoforte

Allegro

WoO 103 – “Un lieto brindisi”, piccola cantata per quattro voci (soprano, due tenori e basso) e pianoforte, fine giugno 1814, pubblicata con testo tedesco, a cura di W. Hess, come appendice al relativo articolo in Jahrbuch der Literarischen Vereinigung Winterthur, 1945. B. 321 – H. 127 – KH (Wo0)103 – T. 185 (pp. 121 e 194).

Il manoscritto originale è perduto. Ne esiste una copia proveniente dalla successione di O. Jahn con testo tedesco, conservata nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Sulla base di questa copia è stata curata la pubblicazione di W. Hess, di cui sopra. Il testo originale italiano è riferito dal cat. Thayer, pag. 194.

Abbozzi comunicati da Nottebohm. Una piccola pagina, composta, sembra, per l’onomastico del dottor Giovanni Malfatti, nell’occasione di una festa allestita dal dottor Andrea Bertolini, l’uno e l’altro ben noti amici di Beethoven. I versi italiani, dell’abate Clemente Bondi, sono, almeno come li riporta il cat. Thayer, alquanto sconnessi.

Il testo: “Un lieto brindisi Tutti a Giovanni Cantiam cosi, così. Viva lunghi anni Sempre felici Utile al mondo Caro agli amici, Nuovo Esculapio Dei nostri dì. Viva Giovanni, Viva ed al solito Febbri e smania Segua a sanar Sospenda i vanni E sì bei giorni Tardi a troncar”.

 [Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]

Titolo ufficiale: WoO 103 Cantata campestre Kantate (B-dur) nach einem Text von Clemente Bondi für Sopran, zwei Tenöre, Bass und Klavier Widmung: — NGAXII/1 Nr. 87 AGA-SBG V/19 (2. Auflage: 20; Hess 127)

Creazione e pubblicazione: Piccola cantata composta nel giugno 1814 a Vienna. La prima edizione uscì postuma nel 1945, inizialmente con un testo in tedesco nell’annuario della Literarischen Vereinigung Winterthur, poi nel 1975 con il testo originale in italiano nel Beethoven-Jahrbuch. Beethoven scrisse la cantata per la celebrazione dell’onomastico del dottore Dr. Johannes Malfatti (1775-1859) il 24 giugno 1814, che fu ospite del suo assistente medico Dr. Joseph Bertolini. L’opera fu probabilmente scritta poco prima di un concerto, poiché gli schizzi nel taccuino tascabile chiamato “Dessauer” seguono le annotazioni per il recitativo “Abscheulicher” e l’inizio rivisto dell’aria di Leonore “Komm, Hoffnung” del “Fidelio” op. 72, che fu scritta solo dopo la prima di “Fidelio” il 26 maggio 1814. Malfatti iniziò a curare Beethoven nel 1809. Potrebbero in realtà  già essersi conosciuti prima. Nell’aprile 1817 scoppiò una delle solite litigate beethoveniane. Il musicista lo accusò di incompetenza, mancanza di perspicacia e onestà (BGA 1132).

Nel gennaio 1827 Beethoven, già malato terminale, chiese nuovamente consiglio a Malfatti e lo chiamò nel consiglio dei medici che lo curavano. La cantata fu pubblicata per la prima volta nel 1945, a cura di Willy Hess, che, in assenza di una partitura autografa, fece affidamento su una copia successiva proveniente dal patrimonio di Otto Jahn e adottò il testo tedesco “Johannisfeier begeh’n wir heute”. Sebbene gli schizzi di Beethoven contengano il testo italiano di Clemente Bondi, a Hess sembrava „kaum möglich“ e „im Sinne Beethovens zu unterlegen“ nella versione in un italiano apparentemente “zoppicante” a disposizione. Testo: Clemente Bondi (1742-1821), gesuita, bibliotecario alla corte viennese dal 1797, occasionale poeta e traduttore di scritti antichi. Il testo originale italiano si trova solo negli schizzi di Beethoven per WoO 103. Anche la prima (erronea) ristampa del testo in Thayer/1865 p.194 come addendum al n.185 sembra basarsi su questa fonte. Le copie dell’opera oggi note presentano due diversi testi in tedesco. Prima rappresentazione il 24 giugno 1814 nella casa estiva di Malfatti a Weinhaus, allora sobborgo di Vienna, alla presenza di Beethoven.

Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it

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