WoO 99 Numero 5 Giura il nocchier
Hess 227 – Canzone 20: Terzetto “Giura il nocchier”; per soprano, contralto e basso; in do maggiore; 20 battute. [WoO 99, n. 5a.] Per la fonte del testo si veda il numero 221 del presente catalogo (canzone 14). Composta intorno al 1792-4. [Pubblicata da Hess in SBG, vol. I, 1959, p. 13.]
Il testo: “Giura il nocchier che al mare non presterà più fede, ma, se tranquillo vede il corre di nuovo al mar. Di non trattar più l’armi giura il guerrier talvolta, ma se una tromba ascolta, già non si può frenar”. Il testo è, come tutti quelli di questi canti italiani, di Metastasio ed è tratto da “La Gelosia”. Beethoven su questo canto ha sviluppato ben 3 versioni differenti: un terzetto e 2 quartetti. Visto la differente numerazione fatta da Hess e da Biamonti abbiamo diviso le tre versioni in 3 pagine diverse. Il terzetto compare nel catalogo Hess come Hess 227 e nel catalogo Biamonti con il numero 59. Il manoscritto lo troviamo a Berlino nella Staatsbibliothek, manoscritto Artaria 166 pagina 43; il suo studio occupa tutta la pagina. Non concordando con nessuna delle versioni qui proposte, ho voluto provare a decifrare un’altra versione che coincide solo parzialmente sia con quella di Hess che con la seconda della Ronge. Interessante l’analisi fatta da W. Hess nell’Appendice al volume 1 dei Supplementi alla Gesamtausgabe:
Hess 227, bei Thayer nicht erwähnt. Komponiert nach Nottebohm zwischen Ende 1792 und Ende 1794. Autograph Artaria 166 Seite 43. Bisher ungedruckt.
Das Stellenweise kaum zu entziffernde Autograph [sein als Titelbild gegebenes Faksimile mag einen Begriff geben von den Schwierigkeiten, die bei der Entzifferung zu überwinden waren.] ist voll von Korrekturen und Irrtürmern in der Notierung. So steht zu Beginn vor der partie des Soprans ein Altschlüssel, obschon nur Sopranschlüssel gemeint sein kann. Der zweiten Stimme ist ebenfalls ein Altschlüssel vorgesetzt, doch gilt bis zur Mitte des zweiten Taktes Tenorschlüssel, von da an der Altschlüssel. Das dritte System hat keinen Schlüssel, hier muß man sich bis Mitte Takt 2 ebenfalls Tenorschlüssel denken, von hier ab Baßschlüssel. Da ab Mitte des zweiten Taktes also Sopran, – Alt und Baß angenommen werden.
Im Auftakt zu Takt 3 (also zweite Hälfte von Takt 2) hat Beethoven in den beiden oberen Stimmen korrigiert. Während das e des Soprans eindeutig ist, scheint im Alt ein g durch die Terz e ersetzt. Da aber das g doch wohl besser ist, wurde es belassen. Der Sopran in Takt 5 lautete zuerst so (soweitg die Stelle überhaupt zu entziffern ist): Doch muß das schon der Niederschrift der beiden anderen Stimmen verworfen worden sein.
Takt 9 ist im Sopran vollkommen unleserlich, ein verweist auf eine Korrektur am unteren Rande des Blattes, und diese Fassung wird dieser Ausgabe zugrunde gelegt, obschon sich Bedenken im Hinblick auf den Alt ergeben. Diese unten als Zusatz angebrachte Korrektur ändert auch den Rhythmus von Takt 10 und 11, der ursprünglich so lautete: Das gilt natürlich für alle drei Stimmen.
In Takt 12 und 13 scheint im Sopran folgende Variante einkorrigiert: Da aber die anderen beiden Stimmen nicht auch entsprechend geändert erscheinen, mußte die ursprüngliche, von Beethoven deutlich durchgestrichene Fassung stehen bleiben. Wahrscheinlich handelte es sich bei der Aenderung im Sopran nur um einen Versuch, der dann wieder aufgegeben wurde. Die zweite Hälfte des 13. Taktes kann im Baß nur mehr erraten werden. Der zweite Ton des Basses in Takt 16 stand zuerst eine Oktave höher.
Perdono, amata Nice,
bella Nice, perdono. A torto, è vero,
dissi che infida sei:
detesto i miei sospetti, i dubbi miei.
Mai più della tua fede,
mai più non temerò. Per que’ bei labbri
lo giuro, o mio tesoro,
in cui del mio destin le leggi adoro.
Bei labbri, che Amore
formò per suo nido,
non ho più timore,
vi credo, mi fido:
giuraste d’amarmi;
mi basta così.
Se torno a lagnarmi
che Nice m’offenda,
per me più non splenda
la luce del dì.
Son reo, non mi difendo:
puniscimi, se vuoi. Pur qualche scusa
merita il mio timor. Tirsi t’adora;
io lo so, tu lo sai. Seco in disparte
ragionando ti trovo: al venir mio
tu vermiglia diventi,
ei pallido si fa; confusi entrambi
mendicate gli accenti; egli furtivo
ti guarda, e tu sorridi… Ah quel sorriso,
quel rossore improvviso
so che vuol dir! La prima volta appunto
ch’io d’amor ti parlai, così arrossisti
sorridesti così, Nice crudele.
Ed io mi lagno a torto?
E tu non mi tradisci? Infida! ingrata!
barbara!… Aimè! Giurai fidarmi, ed ecco
ritorno a dubitar. Pietà, mio bene,
son folle: in van giurai; ma pensa al fine
che amor mi rende insano,
che il primo non son io che giuri in vano.
Giura il nocchier, che al mare
non presterà più fede,
ma, se tranquillo il vede,
corre di nuovo al mar.
Di non trattar più l’armi
giura il guerrier tal volta,
ma, se una tromba ascolta,
già non si sa frenar.
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