Unv. 16 Ouverture per un “Macbeth” di H.J. Collin; opera incompiuta. (Già Biamonti 454)
(Landsberg 10 Skizzenbuch seite 133 )
Unv. 16 – Biamonti 454. Macbeth, appunti per un’opera su libretto di Collin, dalla tragedia di Shakespeare, 1808 (non oltre il tardo autunno). A quanto ci riferisce il Nottebohm, II, pagine 225-227, nel 1808, o forse anche prima, Beethoven si era accordato con H. J. von Collin per un libretto dal Macbeth di Shakespeare. Il poeta scrisse il primo atto, che fece stampare nel Wiener-Hof-Theater-Taschenbuch per il 1809, ma il libretto non andò oltre la metà dell’atto successivo perché, secondo quanto riportato da Matteo von Collin in una nota aggiunta alla raccolta delle opere del fratello, l’opera “minacciava di diventare troppo truce”.
In un foglio conservato nella biblioteca reale di Berlino si trova un abbozzo musicale, riportato dal Nottebohm: non può non riferirsi al coro delle streghe con il quale incominciava il libretto di Collin ed è seguito immediatamente dagli abbozzi per il largo del Trio per pianoforte, violino e violoncello opera 70 numero 1. Il testo dell’accordo era il seguente: (Waldige Gebirgsgend. Die ganze Bühne erfullt sich mit Wolken. Die Hexen kommen auf Adlern, Greifen in der Luft geflogen). Atto primo (zona di montagna boscosa. Tutta la scena si riempie di nuvole. Le streghe vengono volando a cavallo di aquile e grifoni).
Dove infuriano le tempeste selvagge Prima in alto,
Poi in basso Nel multicolore Brulichio della terra!
Mai quiete!
Huhuhuhu!
Gira intorno Tutto intorno!
Balenano lampi, crepitano tuoni Sbadigliano aperte le fauci dell’inferno.
Gira intorno Tutto intorno!
Huhuhuhu!
Ecate (nell’aria)
Huhuhuhu!
Che schiamazzo e questo! Che tracotanza!
Vi siete dimenticate della madre? ecc.
La contiguità, la contemporaneità e l’identità della tonalità dell’abbozzo con quelli immediatamente seguenti del largo del trio “inducono a supporre” dice il Nottebohm “un’associazione di stati d’animo. Se Beethoven da una precedente lettura del libretto e dal pensiero del terrificante dramma shakespeariano possa essere stato portato allo spettrale tono del Largo del Trio o viceversa è difficile da stabilirsi”.
In un secondo foglio contenente abbozzi per le rovine di Atene si trova questa annotazione: Ouverture Macbeth fällt gleich in den Chor der Hexen ein (l’ouverture Macbeth sfocia nel coro delle streghe).
Abbozzato fra il 1808 e il 1811. Gli unici schizzi esistenti per l’opera “Macbeth” si trovano su un foglio che appartiene alla Sinfona “Pastorale” e risale al 1808. Secondo un trafiletto sul „Fliegenden Blättern aus dem Portefeuille eines Reisenden im Junius und Julius 1808“ (nel “Journal des Luxus und der Moden” pagina 705). In quell’ anno Beethoven accantonò “Macbeth” a favore di una messa in scena del “Faust” di Goethe: „Die Oper, zu welcher Herr Collin das Sujet bearbeiten sollte, componiret er nun nicht.“ “Non sta attualmente componendo l’opera per la quale Herr Collin avrebbe dovuto lavorare sull’argomento.” Sembrerebbe tuttavia che non accantonò definitivamente il progetto; all’ inizio del quaderno Petter esiste questa nota: “overture Macbeths fällt gleich in den Chor der Hexen ein“ Il “Petter” risale probabilmente al settembre 1811. Beethoven portò il quaderno a Teplitz, dove trascorse l’estate. La notizia che il librettista Heinrich Joseph Edler von Collin (1771-1811) era morto il 28 luglio di quell’anno e quindi non poteva portare a termine il suo libretto, ovviamente non gli giunse. Tuttavia, Collin non lavorava sul testo da molto tempo. Suo fratello Matthäus von Collin diede la ragione di ciò nel 1813: „Macbeth, den er [Heinrich] gleichfalls für Beethoven nach Shakespeare zu dichten unternahm, ward in der Mitte des zweyten Actes unvollendet liegen gelassen, weil er zu düster zu werden drohte“ “Macbeth, che [Heinrich] si impegnò anche a scrivere per Beethoven da Shakespeare, fu lasciato incompiuto a metà del secondo atto perché minacciava di diventare troppo cupo” (Collin / Biografia pag. 422f).
Nelle sue “Memorie”, l’attore Heinrich Anschütz riferì di aver avuto una conversazione con Beethoven nell’estate del 1822 sulla messa in musica di “Macbeth”. Qui, però, non si trattava del progetto operistico del 1808, ma di una musica di scena per la tragedia di Shakespeare: „Eines Tages begleitete ich ihn [Beethoven] eine Strecke. Wir sprachen über Kunst, Musik und endlich über Lear und Macbeth. Wie zufällig warf ich die Bemerkung hin, daß mich schon öfter der Gedanke beschäftigt habe, ob er nicht als Seitenstück zur Egmont Musik den Macbeth musikalisch illustriren sollte? Der Gedanke schien ihn zu elektrisirert blieb wie angewurzelt stehen, sah mich mit einem durchdringenden, fast dämonischen Blicke an und erwiderte hastig: ,Ich habe mich auch schon damit beschäftigt. Die Hexen, die Mordscene das Geistermahl, die Kesselerscheinungen, die Nachtwandlerscene, Macbeth’s Todesraserei Es war im höchsten Grade interessant, seinem Mienenspiele zu folgen, in welchem sich die blindschnellen Gedanken jagten. In wenigen Minuten hatte sein Genius das ganze Trauerspiel duruchgearbeitet. Bei der nächsten Frage, die ich an ihn richtete, drehte er sich um und rannte einer flüchtigen Begrüßung davon. Leider aber war einer stürmischen Erregung nicht die Thragefolgt. Als ich nach einiger Zeit das Thema noch einmal berührte, fand ich ihn verdrießlich und schwieg.“ (Heinrich Anschütz, Erinnerungen aus dessen Leben und Wirken, Wien 1866. Pagina 269)
“Macbeth” di Heinrich Joseph Edler von Collin (1771-1811) era basato su Shakespeare, ma secondo Dieter Martin, era più probabile che Collin avesse iniziato la composizione di un’opera tratta da questo soggetto. Nel 1807 Collin aveva pubblicato un documento programmatico “Sul dramma cantato”, in cui chiedeva una fusione di dramma e opera. Nel Macbeth di Collins, Martin sospetta il tentativo “ den Versuch, „die deutsche Librettistik durch die musikdramatische tion einer Shakespeare-Tragödie zu fördern und damit einen nicht etablierten Opertypus in deutsche Musiktheater einzuführen“ (Martin/Shakespeare, p. 10). Tuttavia, Collin fallì il suo programma. Non completò il libretto ma lo spezzò a metà del secondo atto. Il primo atto completato apparve nel Wiener Hof-Theater-Taschenbuch dell’anno 1809 (pp. 87-109). Un recensore sconosciuta di questa pubblicazione trovò la trama “oscura e orribile”, ed anche: „Eine Handlung von solcher Beschaffenhet kann nicht der Stoff des Singspieles seyn“ (recensione del Teatro di corte di Vienna dell’anno 1809, in: Annalen der Literatur e Art 2, 1809, p. 123, citato da Martin/Shakespeare p. 13).
(1) D-B, Mus. SM. autogr. Beethoven Landsberg 10, pagina 133. Appartenente al quaderno di abbozzi “Pastorale” (GB-Lbl, Add. Ms. 31766). Datazione: 1808
(2) D-BNba, Coll. H. C. Bodmer, HCB Mh 59 (“Petter”), folio 9versus, settembre 1811, facsimile: DBH
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