Opus 136 Der glorreiche Augenblick (Il glorioso momento), cantata per soli, coro e orchestra
I) Chor Europa steht (Allegro, ma no troppo) – II) Rezitativ un Chor O seht sie nah und naher treten! (Andantino) – III) Rezitativ un arie mit Chor Vienna, Vienna (Allegro) – IV) Rezitativ und arie mit Chor (Seherin) – V) Rezitativ und quartett (Allegro) – VI) Chor (Poco allegro)
Opus 136 – Der glorreiche Augenblick (Il glorioso momento), cantata per soli, coro e orchestra op. 136, principio ottobre-metà novembre 1814, (con testo di Weissenbach), pubblicata in partitura a Vienna, Haslinger, 1837. Altra edizione con testo e titolo diverso di Rochlitz: Preis der Tonkunst (Elogio della musica), pubblicata egualmente nel 1837 dallo Haslinger in partitura, parti d’orchestra e di canto e riduzione per pianoforte. GA. n. 208 (serie 21/1) – B. 136 – ICH. 136 – L. IV, p. 304 – N. 136 – T. 81.
Il manoscritto originale si trova nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Alcuni abbozzi sono comunicati dal Nottebohm. E’questa la più estesa delle varie opere d’occasione di carattere patriottico-ufficiale scritte da Beethoven nel periodo 1814-1815, cioè nell’epoca del declino e della caduta di Napoleone e del Congresso di Vienna. Autore del testo fu il poeta Aloys Weissenbach, arrivato nella capitale austriaca nel settembre 1814 e legatosi presto d’amicizia con Beethoven.
L’opera fu composta con l’intento di offrire ai monarchi e agli statisti europei, convenuti a Vienna per il congresso, uno spettacolo celebrativo dello storico momento. L’esecuzione, alla presenza di questo straordinario pubblico, ebbe luogo in una solenne « Accademia » nella imperiale e reale sala del Ridotto il 29 novembre; del programma facevano parte anche la Settima Sinfonia e la Battaglia di Vittoria. Vi furono due repliche il 2 e 25 dicembre. Beethoven ebbe uno straordinario successo e degli omaggi tributatigli da principi e regnanti, rimase, a quanto risulta, molto lusingato.
Le difficoltà incontrate dal maestro a causa del testo in sé poco musicabile furono però molte; alla fine egli dovette pregare l’altro suo amico, il poeta e giornalista Karl Bernard, di un rifacimento e questo tolse molto tempo prezioso alla composizione e alla preparazione dell’opera. Accennando alla ragione occasionale abbiamo dato implicitamente un giudizio sulla musica che, alla pari delle altre composizioni consimili, non può certo annoverarsi fra quelle di prima grandezza di Beethoven.
Conviene aggiungere che il testo ampolloso e retorico anche nel rimaneggiamento del Bernard, se poté convenire al carattere ufficiale di quella prima esecuzione, non è tale in sé da nobilitare maggiormente la musica: una allegoria, con quattro simbolici personaggi: la Veggente (soprano), Vienna (soprano), il Genio (tenore), il Condottiero del popolo (basso), diretta ad esaltare la restaurazione di vecchi governi e monarchie. Si comprende pertanto l’adattamento con il testo di Rochlitz sopra citato.
Un altro adattamento dei nostri giorni, con testo che dà ai quattro personaggi simbolici un significato tutto diverso, è quello compiuto nel 1954 da Hermann Scherchen e intitolato “Cantata per la pace”. L’orchestra si compone di 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni, 2 trombe, timpani, tre tromboni, archi. Riassumiamo l’argomento delle varie parti seguendo il testo pubblicato nella GA.
I. Coro: “Europa steht” (L’Europa sta salda). I popoli guardano in alto, alla figura di principesca maestà che splende di luce nella pace dell’arcobaleno. II. Recitativo: Il Condottiero del popolo: “O seht sie nah’und näher treten” (Guardate come si avvicina sempre più).
Il Genio: “Erkennst du nicht das heimische Gebild?” (Non riconosci la patria immagine?). Coro: Vienna, Vienna! – Allegro.
III. Recitativo e aria di Vienna: “O Himmel, welch’ Entzücken!” (O cielo, quale incanto!) — “Alle die Herrscher darf ich grüssen!” (Mi è dato di aiutare tutti i sovrani!). Vienna esprime il suo lieto stupore nel vedere i sovrani adunati intorno a lei; magnifica il mirabile evento per cui un continente già lacerato da tante lotte ricostruisce la sua unità con una alleanza pacifica e gli uomini liberati si scambiano dei baci. Il coro si unisce di tanto in tanto con parole di consenso e di plauso. Un violino solista, elevandosi a tratti dalla compagine dell’orchestra, si intreccia al canto.
IV. Recitativo: La Veggente (soprano): “Das Auge schaut in dessen Wimperleise die Sonnen auf und nieder, die Stern’ und Völker ihre Bahnen dreh’n” (L’occhio vede in un leggero batter di ciglia il sole sorgere e tramontare, le stelle e i popoli percorrere la loro strada). Cavatina: La Veggente e il Coro: “Dem die erste Zähre” (A chi la prima lagrima).
V. Recitativo e Quartetto: Vienna, la Veggente, il Genio, il Condottiero del popolo: “Der den Bund in Sturme festgehalten er wird den Bau der neuen Welt auch festgehalten” (Chi ha mantenuto salda l’unione nella tempesta, rafforzerà anche l’edificio del mondo rinnovato). Dopo il recitativo, in cui si rispondono brevemente l’una all’altra, le quattro voci si diffondono in un leggero Allegretto a fisionomia danzante inneggiando all’avvenire di pace, che per tutta l’Europa nasce ora a Vienna, e all’unione fraterna di popoli e sovrani: “In meinen Mauern bauen sich neue Zeiten auf” (Entro le mie mura si gettano le fondamenta dei nuovi tempi).
VI. Finale (che segue ininterrottamente, ed in cui è aggiunta all’orchestra la « musica turca »; grancassa, triangolo, piatti). Coro di donne, di ragazzi e di uomini, che si succedono in principio gli uni agli altri (le donne portando allo splendido convegno la benedizione delle madri, i ragazzi il plauso della loro innocenza, gli uomini la loro adesione fattiva con bandiere ed armi) poi intrecciati fra loro. Poco allegro: “Es treten her vor die Scharen der Frauen” (Si avanzano le schiere delle donne).
A questa parte preludiante, di carattere vivace e leggero segue il Presto conclusivo in forma fugata, con intervento di tutta la massa orchestrale e corale: “Vindobona, Vindobona, Heil und Glück” (Vienna, Vienna, onore e felicità). (N.d.A.: La registrazione è tratta da un vecchio LP della RAI. Credo sia l’ unica registrazione dell’opera tradotta nella nostra lingua).
Composizione e pubblicazione: Composta tra la fine del settembre 1814 e la prima rappresentazione del 29 novembre dello stesso anno. La partitura originale fu pubblicata postuma nell’autunno del 1835 da Haslinger a Vienna. Nel 1837 seguì una nuova edizione in partitura e parti (con un testo di Friedrich Rochlitz) ed il titolo “Preis der Tonkunst”.
Il soggiorno a Vienna del medico e poeta Dr. Aloys Weißenbach (cui Beethoven dedicò un abbozzo di canone: Hess 300 – Abbozzo del canone “Liebe mich werter Weissenbach” (Amami, caro Weissenbach) potrebbe essere stato l’impulso decisivo per la composizione dell’op. 136. Weißenbach visse a Salisburgo dal 1804 e soggiornò a Vienna nel settembre 1814. Nel suo libro “„Meine Reise zum Congreß,” del 1816, riferisce di una sua presenza a una rappresentazione di “Fidelio”, presumibilmente il 26 settembre e di un incontro con Beethoven il giorno successivo (Weißenbach / Congreß p. 164; TDRIII P. 447f; Kopitz/Cadenbach vol. 2 pp. 1077-1092). Tuttavia, non si può escludere che entrambi fossero in contatto già in precedenza e che Beethoven avesse ricevuto il libretto dell’ opera prima di questo incontro. Vaclav Tomäsek riferisce sullo stato di avanzamento del lavoro: Il 10 ottobre 1814 visitò Beethoven e trovò sul leggio il testo del libretto e gli schizzi per la cantata; in una nuova visita il 24 novembre, Beethoven aveva già impiegato copisti con la copia della “cantata appena terminata” (Tomaschek / autobiografia, citato da Kopitz / Cadenbach vol. 2 p. 992). I numerosi schizzi nel quaderno di schizzi “Dessauer” e nel quaderno di schizzi “Mendelssohn 6” (fonti 1.1.1 e 2) forniscono a malapena indicazioni sulla questione della datazione. Anche il loro ordine cronologico si basa essenzialmente sul rapporto di Tomäsek.
Nell’aprile 1815 Beethoven cedette varie opere a Sigmund Anton Steiner a Vienna, tra cui l’op. 136 e si riservava tuttavia il diritto di rivendere tali composizioni in Inghilterra (la bozza di contratto del 29 aprile è alla Beethoven – Haus, BGA 807). La cantata apparve a stampa durante la vita di Beethoven, anche se il compositore esortò Tobias Haslinger, co-socio di Steiner e suo successore legale, a pubblicarla più volte. Nel 1825 Beethoven stava progettando un ampliamento della cantata. Il 12 giugno chiese ad Haslinger: “Ho avuto bisogno per alcuni giorni della partitura della cantata perché voglio scrivere una specie di ouverture” (BGA 1992; vedi anche BKh 10 p. 228, BGA 2227), ma si rese ben presto conto di non poterlo più fare. Nel 1826 cullò persino con l’idea di riacquistare la cantata ed altre opere lasciate a Steiner (BGA 1992, 2198, 2227).
Dopo aver firmato un contratto con Steiner, Beethoven si rivolse a Johann Peter Salomon di Londra il 1 giugno 1815 con la richiesta di trovare un editore per la Cantata (BGA 809). Dopo la morte di Solomon, avvenuta il 28 novembre 1815, Charles Neate, Ferdinand Ries e George Smart si incaricarono di organizzare un concerto a beneficio di Beethoven e una pubblicazione dell’ opera. Anche questo progetto naufragò. Nel maggio del 1818 Beethoven chiese infine a Charles Neate di non pubblicare le opere nelle sue mani prima del suo arrivo a Londra (BGA 1258). Questo progetto di viaggio a Londra non si concretizzò e la Cantata non fu pubblicata.
Haslinger portò infine alla stampa la partitura della cantata nella seconda metà del 1835, inizialmente in una splendida edizione in partitura (vedere fotografia, esemplare della Beethoven Haus), che fu dedicata ai capi della “Santa Alleanza” al Congresso di Vienna: l’imperatore Francesco I d’Austria, lo zar Nicola I di Russia (come successore di Alessandro I) e il re Federico Guglielmo III di Prussia. I tre dedicatari ricevettero le loro copie nel 1835, per le quali lo Zar lo ringraziò con un “anello di diamanti di grande valore” (Wiener Zeitung 12.12.1835) e il Re di Prussia con la grande medaglia d’oro per l’arte e la scienza. In occasione della prima esposizione di prodotti commerciali austriaci a Vienna, Haslinger ricevette il 19 dicembre 1835 le “medaglie approvate con grazia da Sr. K. K. Maestà” per l’edizione dell’op. 136 primo premio, consistente in una grande medaglia d’argento (vedi catalogo dell’editore del 1836 o inizio 1837).
La magnifica edizione contiene pagine di dedica individuali elaborate e colorate a mano per ciascuno dei tre monarchi. Nella copia per Friedrich Wilhelm III il foglio di dedica è stato inciso per primo. Non è chiaro se ciò sia stato fatto anche per l’esemplare donato allo zar, poiché non si sa dove si trovi. La (presunta?) copia dello zar messa all’asta da Gilhofer & Ranschburg a Lucerna il 15 giugno 1932 è descritta nel catalogo VIII “Libri preziosi […] dalle biblioteche degli zar russi a Carskoe-Selo” al n° 380 : “ 5 fogli di dedica dell’editore a Francesco I d’Austria, Niccolò I di Russia, Federico Guglielmo III di Prussia […] tutti incisi. […] Il presente esempio proviene dal possesso dell’imperatore Nikolaus di Russia […]. ”Contrariamente quanto dice il KH, questo esemplare non è quello acquistato all’ asta da H.C. Bodmer, che ne possedeva già uno. Questa copia, che adesso è conservata alla D-BNba, è una splendida edizione con tutti e tre i fogli di dedica, ma quella per lo zar è seconda, dopo quella per Francesco I. Dovrebbe quindi essere una delle copie destinate alla vendita già citata nel giornale musicale Leipziger Allgemeine del 9 dicembre 1835 ( AmZ 37, 1835, Sp. 814-816) e ancora nel 1851 presso Breitkopf & Härtel al prezzo di 200 Fl. (B & H / 1851 p. 117).
Il catalogo dell’editore Haslinger del 1836 (o inizio 1837) riporta la “splendida edizione a piena partitura con 4 fogli finemente rifiniti con dedica ed incisi in rame […] in splendida legatura” al prezzo di 200 fl. ed anche la partitura pubblicata in seguito in finitura normale “con 6 lambrecchini neri titolo” per 15 fl. su (fonte III.2) oltre a varie edizioni della cantata con un nuovo titolo e testo (nuova edizione): “Preis der Tonkunst (il momento glorioso: con testi […] appena scritti. Poesia di Hofrath Friedr. Rochlitz “In partitura e parti (15 fl. ciascuna) nonché riduzione per pianoforte (6 fl.) E parti vocali” (4 fl.).
Quanto tempo passi tra la splendida edizione e le altre edizioni è incerta; ad Haslinger fu nel 1836 Il titolo “Membro Onorario dell’Accademia Reale Svedese di Musica di Stoccolma”, che può essere trovato solo nella partitura normale e le edizioni del “Preis der Tonkunst”.
Presumibilmente considerazioni commerciali contribuirono al ritardo di pubblicazione. Nella sua forma originale, il lavoro si basava su eventi del Congresso di Vienna, di circa 20 anni precedente e c’era da aspettarsi poca richiesta per l’ opera. Per questo motivo Haslinger introdusse sul mercato una versione riscritta assieme all’edizione normale della partitura di “The Glorious Moment” “al fine di rendere l’opera di Beethoven universalmente applicabile e caritatevole” senza che la musica “sia cambiata in nessuna sua parte” (prefazione dell’edizione, vedi fonti III, nuova edizione).
L’editore e i numeri di lastra delle due versioni (la seconda sorprendentemente prima della prima) appartengono a un gruppo di numeri ovviamente assegnati già nel 1834/35 (vedi Weinmann / Senefelder vol. 2 pp. 64-66). Ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che Haslinger pianificò edizioni e arrangiamenti per la versione originale e ha riservato loro dei numeri, che ha successivamente aggiunto alla nuova versione.
Il libretto stampato è intitolato: “Il momento glorioso. / Cantata. / Poesia / di / Dott. Aloys Weissenbach. / Musica / di / Ludwig van Beethoven. / Nel novembre 1814. “
All’ affermazione di Anton Schindler secondo cui il testo fu ampiamente rivisto da Karl Bernard, Alexander W. Thayer si domandò come Schindler “avrebbe potuto conoscere tutti questi dettagli” (Schindler / Beethoven 1860 p. 199, TDR III p. 449) . Bernard ebbe stretti contatti con Beethoven solo a partire dal 1818/19. Il testo annotato negli schizzi però mostra che ad esso furono apportate alcune modifiche durante la composizione, che presumibilmente risalgono allo stesso Beethoven, ma forse anche a un’altra persona (Herttrich / NGA X / l Pag. 329).
Per garantire una più ampia distribuzione di un’ opera scritta per un avvenimento occasionale, Tobias Haslinger incaricò Friedrich Rochlitz – forse solo dopo la morte di Beethoven – di scrivere un altro testo. Nella prefazione della partitura a stampa (Fonti III, Nuova Edizione), giustifica il suo approccio con il fatto che la cantata fu composta ed eseguita alla fine del 1814 “per un’ occasione unica (il Congresso di Vienna) e solo e soltanto per quest’ occasione e che “il testo era troppo esplicitamente pensato per questa circostanza: „Bei diesem seinem Zweck und dieser seiner Beschaffenheit war es auch unmöglich, durch etwaige Abänderung einzelner Stellen ihm eine allgemeinere, für andere Zeiten und andere Verhältnisse passende Richtung zu geben, und damit Beethoven’s Werk überall anwendbar und gemeinnützig zu machen: es musste dazu eine gänzlich neue und auch auf einen ganz anderen Gegenstand gerichtete Dichtung erfunden werden; was – sollte der Musik überall ihr Recht gelassen werden, und ohne dass sie irgendwo verändert würde – grosse Schwierigkeiten bot, Schwierigkeiten, welche durch die sehr freie Form des Original-Gedichtes und die vielen Eigenthümlich-keiten, womit der Componist es behandelt hat, noch vergrössert wurden. Darum hat auch die Verlagshandlung, welcher gleich nach der Entstehung Beethoven sein Werk als rechtmässiges Verlagseigenthum überliess, alles Bemühen ungeachtet, nur jetzt erst solche eine Dichtung: ,Preis der Tonkunst/ erlangen können, mit welcher wir nun hier Beethoven’s Werk dem Publikum vorlegen. Auf ihre Anwendbarkeit, wie sie zu wünschen war, brauchen wir nicht erst hinzuweisen; ihren Werth zu rühmen steht uns nicht zu: aber zu versichern sind wir verbunden, dass sie nicht die geringste Veränderung in der Musik nöthig gemacht hat.“
“A causa di questo scopo e della sua natura, era anche impossibile dargli un orientamento più generale, adatto ad altri tempi e ad altre circostanze, modificando singoli passaggi, e quindi rendere l’opera di Beethoven universalmente applicabile e senza scopo di lucro: bisognava inventare una poesia completamente nuova, diretta a un soggetto completamente diverso; che – se la musica avesse mai potuto esser eseguita ovunque e senza essere cambiata da nessuna parte – presentava ancora grandi difficoltà, difficoltà causate dalla forma molto libera del poema originale e dalle molte particolarità con cui il compositore se ne era occupato. Ecco perché la casa editrice, che subito dopo la sua creazione lasciò l’opera di Beethoven come proprietà dell’editore legale, solo ora è stata in grado di ottenere una tale poesia: ‘Preis der Tonkunst /, con cui adesso presentiamo l’opera di Beethoven al pubblico . Non abbiamo bisogno di indicarne l’applicabilità, come si sarebbe voluto; Non abbiamo il diritto di lodare il suo valore: ma siamo tenuti ad assicurare che ciò non ha reso necessario il minimo cambiamento nella musica”.
Per quanto riguarda il numero d’opera, entrambe le versioni rimasero senza numero d’opera, finché nel 1851, all’opera fu assegnato il numero di Opus 136; questo numero non era occupato nella versione completa del “Catalog des Oeuvres” di Artaria del 1837.
Prima rappresentazione il 29 novembre 1814 nella grande Redoutensaal di Vienna nell’ambito dell’Accademia organizzata da Beethoven (Ladenburger / Kongreß p. 302). Annunci su giornali e gazzette: Wiener Zeitung 30 novembre 1814; AmZ 16 (1814), 21 dicembre 1814, Col. 867f; Der Wanderer 6 dicembre 1814; Friedensblätter 1 (1814), 1 dicembre 1814, pp. 1347f; Der Korrespondent von und für Deutschland il 6 dicembre 1814.
Solisti Anna Milder, Franz Wild e Karl Friedrich Weinmüller. All’Accademia furono eseguite anche la Settima Sinfonia op.92 e la “Vittoria di Wellington” op.91. L’esibizione si svolse davanti „dem allerhöchsten Hof, und sämmtlichen anwesenden Monarchen“ “alla corte suprema e a tutti i monarchi presenti” (AmZ 16, 1814, 21 dicembre 1814, colonna 868) e, secondo i resoconti ufficiali del concerto, ebbe un grande successo, tanto che il testo di Weissenbach ricevette anche molte lodi. Carl Bertuch, invece, giudica diversamente nel suo diario del Congresso di Vienna: „2., Cantate, wovon der Text höchst mittelmäßig: der ganze Inhalt, daß jezt so viele Souverains in Wien sind, wie so viele Gelegenheitsgedichte sind. Die Composit. treflich. Der Gesang der Vienna mit einfallenden Chören u Mayseders obligates Spiel vortreflich“ “2., Cantata, il cui testo è estremamente mediocre: in poche parole è che oggi a Vienna ci sono tanti sovrani quante poeti occasionali. Die Composit. puntualmente. Il canto di Vienna con i cori in arrivo e l’esecuzione obbligatoria di Mayseder in modo eccellente ”(Kopitz / Cadenbach vol. 1 p. 68f).
Fu ripetuta il 2 e il 25 dicembre. L’ultima di queste tre accademie fu data come concerto di beneficenza per il St. Marx Citizens Hospital di Vienna. L’anno successivo Beethoven ottenne la cittadinanza onoraria dalla Città di Vienna (BGA 853).
fonti
Autografi:
(1) PL-Kj, Mus. SM. autogr. Beethoven Mend.-pen. 6 (“Mendelssohn 6”), pp. 1-97. Data: da settembre a fine novembre 1814 circa, facsimile: SBB / microfilm, trasferimento dei bozzetti per il n.1-2: Schünemann / Op. 36.
(2) Inizio: A-Wgm, A 40 (“Dessauer”), pagina 160. Data: circa settembre 1814, Nottebohm / Beethoveniana l pagina 301.
(3) No. 1: D-B, Mus. SM. autogr. Beethoven Landsberg 12, pp. 75-76. Data: ottobre / novembre 1814, facsimile: SBB / microfilm.
(4) N. 1: GB-Lbl, add. Ms. 29997, pagina 31 r.
(5) N. 5-6: F-Pc (in: Pn), Ms 67, recto page. Facsimile: Gallica.
(6) No. 6: D-B, Mus. SM. autogr. Beethoven 39.9. Facsimile: FFS / microfilm.
Opus 136 Der glorreiche Augenblick (Il glorioso momento), cantata per soli, coro e orchestra
Documenti
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Per gentile concessione della BH – Beethoven Haus Bonn