Opus 97 Trio in si bemolle maggiore per pianoforte, violino e violoncello
I) Allegro – II) Andante – III) Allegro moderato
Opus 97 Trio in si bemolle maggiore per pianoforte, violino e violoncello op. 97, dedicato all’arciduca Rodolfo d’Austria, 1810 – 26 marzo 1811, pubblicato a Vienna, Steiner, settembre 1816. GA. n. 84 (serie 11/6) – B. 97 – KH. 97 – L. III, p. 282 – N. 97 – T. 164.
Il manoscritto originale, con la data «26 marzo 1811», è conservato nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Gli abbozzi si trovano nel quaderno del gennaio-settembre 1810 descritto dal Nottebohm.
Il primo tema dell’Allegro moderato è d’una dolcezza sicura e tranquilla; il secondo rivela quell’«abundantia cordis» tipica di tante pagine della maturità beethoveniana, anche nella loro contenutezza formale: ad es. i primi tempi dei Concerti per pianoforte e orchestra op. 58 e 73 o dei Quartetti op. 59 nn. 1 e 2 e l’Adagio della Quarta Sinfonia. Dagli elementi del primo tema, linearmente svolti o contrapposti, parte lo sviluppo, che si risolve nella linea ascensionale dei pizzicati (analogo momento dell’episodio corrispondente nel primo tempo del Quartetto in mi bemolle maggiore, op. 74), assecondati dal movimento pianistico, per avviare dopo un raffinato indugio la ripresa.
Come secondo tempo viene lo Scherzo (Allegro), in cui il tema si offre al giuoco strumentale con figurazioni ed intrecci fra le varie parti che ne mettono in rilievo la ritmica, allegra spigliatezza. Somiglia a quello che il Weber darà poi, con fiabesca fantasia, al corno magico e alla conseguente danza degli schiavi saraceni nell’Oberon (da questa analogia forse lo Schering ha preso le mosse per la sua interpretazione). Nel Trio un motivo oscuro striscia e si sgroviglia man mano per sfociare in una figura ritmica danzante chiara, marcata, tradizionale; pensiamo anche qui al Weber, che da un ritmo analogo prenderà le mosse per l’Aufforderung: ove si tratta peraltro di un vero valzer mentre qui siamo in un campo strumentale ricco d’imprevisti ritmici e ancora contrastato dall’oscuro movimento iniziale.
Il tema dell’Andante è affine per qualche aspetto al secondo dell’Adagio della Nona Sinfonia. Una serie di variazioni ne «smaterializza», per servirci di una visione del Vermeil, la originaria compattezza melodica in figurazioni fluttuanti che ne rispettano tuttavia l’essenzialità. Nella prima il violoncello e il violino accompagnano gli arpeggi del pianoforte con le frasi simmetriche di una melodia elementare, con un accenno di corale in lontananza. Nella seconda, figurazioni di fantasia si allargano e diffondono in tutti e tre gli strumenti, ruotando armoniosamente all’interno del nucleo tematico ora materialmente presente, riavvertibile nella stessa loro forma di movimento.
La terza è più mossa, ma forse anche maggiormente uniforme nella costanza del suo tipo ritmico di strumenti e nella quarta, mentre gli arpeggi si intensificano al pianoforte, il tema, reso più duttile e in una figurazione sincopata, si anima, al disopra delle altre parti, di una vibrazione più calda. Riappare poi nel suo aspetto originario, benché oscurato dal modo minore; il presto, interrompendosi, dà luogo ad una inaspettata amplificazione: prima con nuove modulazioni, poi nell’indugio dell’ultimo frammento in un episodio di attesa efficacemente colorito dal fluttuare delle alternative cadenzali nel pianoforte, in ultimo spiegandosi in forme più larghe e commosse nella ripresa della frase terminale.
Dopo di che l’Andante si spegne nella discesa degli accordi, trascolorando nelle sonorità e nelle armonie, fino all’attacco dell’ultimo tempo. Questo (Allegro moderato) ha in principio un carattere un po’ misterioso, ma si svolge poi secondo lo stile, oltre che la forma, di un geniale rondò. Finemente elaborati appaiono anche gli episodi, uno dei quali fa pensare alla quinta variazione della Fantasia op. 77 e al finale del Quinto Concerto di pianoforte. Segue e conclude una specie di Stretta (Presto), abbastanza sviluppata, che prende dal tema di base gli elementi formativi.
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Titolo ufficiale: Opus 97 Trio (B-dur) für Klavier, Violine und Violoncello Widmung: Erzherzog Rudolph von Österreich NGAIV/2 AGA 84 = Serie 11 /6 Beiname: Erzherzogtrio
Composizione e pubblicazione: gli abbozzi per il trio risalgono alla seconda metà del 1810 e ai primi mesi dell’anno successivo. La partitura autografa fu scritta nel marzo 1811 a Vienna. L’edizione originale viennese fu pubblicata da Steiner & Comp. nel settembre 1816, l’edizione originale di Londra a dicembre da Birchall. Beethoven scrisse all’arciduca Rodolfo dopo il 12 marzo 1811: „Während Den Festlichkeiten der Prinzessin Von Baden [sie war vom 3.-12. März 1811 in Wien] wegen und dem Wehen Finger von ihro Kaiserl. Hoheit fieng ich an etwas Fleißig zu arbeiten, wovon unter ändern auch ein neues Trio die Frucht ist für’s Piano“ (BGA 489). Poco tempo dopo, probabilmente già all’inizio di aprile, presentò all’arciduca il manoscritto dell’opera: „Da ich troz aller angewandten Mühe keinen Kopisten, der mir im Hause schrieb, erhalten konnte, schicke ich ihnen mein Manuscript, sie brauchen nur gnädigst zum schlemmer um einen Tauglichen Kopisten zu schicken, der das Trio jedoch nur in ihrem Palaste kopiren müste, weil man sonst nie sicher vorm Stehlen ist” (BGA 491). Questa copia in parti staccate realizzata da Wenzel Schlemmer per l’arciduca fu corretta da Beethoven.
Nella primavera del 1815 l’ Arciduca chiese di farne un’altra copia (BGA 801). È possibile che Franz Brunsvik abbia ricevuto una copia dell’opera a Ofen (BGA 665). Nel marzo 1815, la contessa Erdödy ricevette materiale manoscritto che trattenne per alcune settimane. Scriveva Beethoven: „was das trio anbelangt, so machen sie mir nur zuwissen, ob Sie selbes wollen bey sich abschreiben laßen, oder ob ich’s über mich nehmen soll? beydes ist mir einerley, nur was ihnen am ge-mäßesten ist, wird mir das liebste seyn“ (BGA 787, a marzo). Nello stesso mese, un’altra lettera dice: „ich sehe daß die Violin und Violonschellstimmen dorten schon geschrieben, schicke selbe ihnen mit, welche sie so lange gebrauchen können, als ich’s nicht zum Stich gebe“(BGA 797, marzo) . Poco dopo aver completato la composizione il 12 aprile 1811 Beethoven fece offrire il trio per la stampa da Franz Oliva a Breitkopf & Härtel (BGA 492) – L’editore non era disposto ad accettare le richieste di compenso richieste di Beethoven (BGA 950).
Il contratto fu concluso con Steiner a Vienna nell’aprile 1815 e, oltre all’op. 97, comprendeva altre dodici opere. Le offerte agli editori inglesi alla fine ebbero successo solo con Birchall. Edizione viennese: il 29 luglio 1816 apparve sulla Wiener Zeitung un avviso anticipatore della casa editrice Steiner. „In Kürze erscheint in unserm Musik-Verlage von Ludwig van Beethoven ein ganz neues Trio (in B dur) für Pianoforte, Violin und Violoncello, und 6 neue Lieder mit Begleitung des Pianoforte [Op. 98].“ Di conseguenza il commento forse successivo di Haslinger sulla partitura autografa „Im Druck erschienen am 16. Juli 1816“ non può essere corretto. Edizione londinese: la consegna del modello di incisione per Birchall a Londra fu annunciata il 3 febbraio 1816 „mit der nächsten Post“ (BGA 879; vedi Op. 96). Apparentemente anche Beethoven si aspettava che questa edizione uscisse prima, poiché scrisse a Ferdinand Ries l’11 giugno 1816: „wegen dem Trio hat mich der hiesige Verleger [Steiner] angegangen, daß dieses in London am lezten august erscheine, ich bitte Sie also deswegen […] mit Herrn B[irchall] zu reden“ (BGA 940).
Dedica: Sull’arciduca Rodolfo, vedere op. 58. — Beethoven aveva chiesto a Charles Neate il 18 maggio 1816 per le edizioni inglesi dell’op. 96 e 97 e la riduzione per pianoforte dell’op. 92 dedicatari da trovare „from whom there might be expected a present“ (BGA 937; vedi Op. 96). Neate effettivamente trovò una signora disposta a impegnarsi per una dedica dell’op. 97 da pagare con dieci ghinee. L’informazione apparentemente raggiunse Beethoven troppo tardi o per niente, perché il 1 ottobre 1816 (BGA 982) ordinò a Birchall di suonare l’op. 97 con dedica all’arciduca Rodolfo.
Prima esecuzione il 2 giugno 1811 con l’arciduca Rodolfo al pianoforte in un concerto in giardino nella residenza estiva del principe Lobkowitz. Johann Nepomuk Chotek riferisce nel suo diario della performance: „Das Conzert […] war etwas langweilig besonders das Trio von Beethoven, das kein Ende nahm“.
Gli esempi musicali in MIDI di questa pagina sono curati da Pierre-Jean Chenevez. Chi volesse consultare o richiedere questi file, può contattare l’ autore tramite il nostro modulo di contatto.