Opus 96 Sonata in sol maggiore per pianoforte e violino
I) Allegro moderato – II) Adagio espressivo – III) Scherzo – Allegro – IV) Poco allegretto.
Opus 96 Sonata in sol maggiore per pianoforte e violino op. 96, dedicata all’arciduca Rodolfo d’Austria, autunno – dicembre 1812, pubblicata a Vienna, Steiner (parti di pianoforte e di violino separate), luglio 1816. GA. 101 (serie 12/10) – B. 96 – KH. 96 – L. III, p.267 – N. 96 – T. 162.
Il manoscritto originale è conservato nella Pierpont Morgan Library di New York. Gli abbozzi del primo tempo non sono conosciuti; quelli dei successivi si trovano alla fine del quaderno Petter, da noi qui più volte ricordato, e sono descritti dal Nottebohm.
Beethoven scrisse quest’opera per il violinista francese Pierre Rode, che ne fu il primo interprete, con l’arciduca Rodolfo al pianoforte, in un concerto presso il principe Lobkowitz del 29 dicembre 1812. Essa differisce come fisionomia espressiva dalle precedenti (particolarmente dalla Sonata a Kreutzer del 1802-1803), ed è stata talora considerata come una Sonata pastorale (il D’Indy ha dato a questo riguardo una sua interpretazione).
Tale sembra a noi particolarmente, se non esclusivamente, nel primo tempo (Allegro moderato) per il carattere idilliaco, venato di qualche striatura malinconica, e anche di gioconda placidità, nella fine trama di elementi tematici diversi ma legati fra loro da chiare analogie di forma e di significato. L’Adagio è di una originalità che la compostezza lineare della sua prima impostazione non farebbe supporre.
Il tema è d’uno stile e d’una «regolarità» espressiva non certo inconsueti; ma dalla gravità della sua enunciazione lo svolgimento spazia poi in un campo più libero dal doppio punto di vista melodico e armonico, nella cantabilità e nell’espressivo appoggio strumentale. Fantasia e melanconia vi aleggiano e qualche elemento di particolare morbidezza o fioritura ornamentale ne addolcisce maggiormente a tratti la linea. Breve pagina, che non contraddice troppo il carattere del tempo precedente e stabilisce d’altra parte un equo divario con i due successivi: il terzo, danzante, d’una rustica vivezza nello Scherzo e nella Coda (che ne riprende lo spunto) e di una ondulata dolcezza « cittadina » nel Trio (anch’esso tuttavia in fine tumultuosamente animato); il quarto (Finale) in cui il tema, ricalcato su una melodia buffonesca dell’operetta “II ciabattino allegro di Hiller” (1728-1804), dà adito ad una serie di variazioni in cui abbondano pesanti e incisive celebrazioni ritmiche di carattere egualmente popolaresco, mentre verso la fine un fiorito Adagio espressivo (non certo patetico) tradisce forse anche un qualche intendimento musicale caricaturale.
Lo Schering vede l’ispirazione di questa sonata nel dramma scherzoso “Der Triumph der Empfindsamkeit” (Il trionfo della sensibilità) di Goethe. Primo tempo (Allegro moderato) – Atto III: Le quattro ragazze conducono il principe nel bosco, al suono di una dolce musica. Mormorio di cascate d’acqua, canto di uccelli, chiaro di luna — Secondo tempo (Adagio espressivo): Continuazione della scena. Canzone del principe, che poi s’addormenta; comica dispersione della musica — Terzo tempo (Scherzo) (Allegro) – Continuazione della scena. Un cortile. Feria e le quattro ragazze. Vivace danza di tutte e cinque con castagnette e cimbali. Feria danza anche da sola — Quarto tempo: Atto V: Giuochi delle donne nell’interno della casa.
Entrano alcune guardie, chiamandosi fra loro, e finiscono per unirsi ad esse. Le ragazze in principio se ne stanno appartate, poi fanno amicizia e portano vino e frutta. Danza e scherzi, poi le guardie vinte dal sonno si ritirano. Le donne restano padrone del campo e rientrano con alcune fiaccole. Pantomima e danza che esprimono la curiosità e il dispetto delle quattro ragazze. (Continuazione, atto VI). Al suono di una musica festosa entrano il direttore, le guardie e tutto il loro seguito, poi le ragazze, disponendosi ai due lati per dare principio al balletto finale. Svolgimento di questo.
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Titolo ufficiale: Opus 96 Sonate (G-dur) für Klavier und Violine Widmung: Erzherzog Rudolph von Österreich NGA V/2 AGA 101= Serie 12/10
Creazione e pubblicazione: La sonata fu eseguita per la prima volta a Vienna il 29 dicembre 1812 e probabilmente fu composta nelle settimane precedenti proprio per questa occasione. Beethoven probabilmente la revisionò prima della pubblicazione nel 1815. L’edizione originale viennese in parti fu pubblicata da Steiner & Comp. nel luglio 1816, l’edizione originale di Londra seguì nell’ottobre/novembre presso Birchall. La creazione dell’opera era ovviamente direttamente correlata al concerto programmato e ai desideri e alle capacità del violinista Jacques Pierre Joseph Rode (1774-1830). Come Beethoven riferì all’arciduca Rodolfo pochi giorni prima dell’evento: „Morgen in der Frühesten Frühe wird der Kopist an dem lezten Stück anfangen können, da ich selbst unterdessen noch an mehrern ändern Werken schreibe, so habe i[c]h um der blosen Pünktlichkeit willen mich nicht so sehr mit dem lezten Stücke beeilt, um so mehr, da ich dieses mit mehr Überlegung in Hinsicht des spiels von Rode schreiben muste, wir haben in unsern Finales gern rauschendere Passagen, doch sagt dieses R nicht zu, und – schenirte mich doch etwas —“ (BGA 606, datata poco prima del 29 dicembre 1812). Queste difficoltà con il finale della sonata si riflettono anche nelle trascrizioni interrotte di questo movimento che sono ad oggi note. Pare che Beethoven abbia fatto realizzare diverse copie di questa sonata: per l’arciduca Rodolfo, Franz Ofen, presumibilmente per Joseph von Varena e infine per gli editori Birchall a Londra e Steiner a Londra Vienna. Se la sonata fu effettivamente rielaborata nuovamente nel 1815, allora le prime tre copie citate – tutte andate perdute – contenevano una versione più antica di quella utilizzata per la prima esecuzione.
Edizione originale di Vienna: L’ Opus 96 appartiene, insieme alle vicine Opere 91-93, 95 e 97, a un gruppo di opere la cui pubblicazione Beethoven negoziò con Sigmund Anton Steiner nell’aprile 1815 (vedere Op. 91). A metà maggio 1815 chiese a Steiner di restituire la copia per l’incisore: „ich brauche zur übersieht der geschriebenen Stimmen der overture in C [Op. 115] und der Sonate mit Violin in g auf ein paar Täge“ (BGA 805). Pochi giorni dopo (il 20 maggio) la rispedì all’editore. L’edizione apparve attorno all’11 luglio 1816.
Edizione originale londinese: Johann Peter Salomon prese contatto con l’editore inglese Robert Birchall su una richiesta di Beethoven del 1 giugno 1815 (BGA 809, 844; vedere Op. 91). L’invio del modello in bella copia per l’ incisore fu ritardato fino al 3 febbraio 1816, Beethoven fissò la data di pubblicazione nel gennaio 1816 per il maggio di quell’anno (BGA 879, 895). Beethoven probabilmente lesse di nuovo le incisioni per Londra comparandole alle incisioni di Steiner, perché in gennaio chiese all’editore viennese: „auch bitte ich Sie um die Partitur des Trios fürs Klawier nebst den zwei ausgeschriebenen Stimmen von violin u. violonschell [Op. 97] und um die Partitur von der Violin Sonate in g dur. — ich brauche beyde werke nur auf einen Abend, und kann sie ihnen sogleich des ändern Morgens früh wieder übermachen” (BGA 884). Nei mesi successivi vi furono ritardi a Londra per ulteriori richieste di Beethoven (dieci ducati per affrancatura e copie) e documenti mancanti (dedica, numero d’opera, certificato di possesso e tassa). La pubblicazione fu inizialmente posticipata al 15 giugno (BGA 923), ma fu solo il 29 ottobre 1816 che l’edizione poté essere inserita nella Stationers’ Hall. Secondo Alan Tyson, le edizioni di Vienna e Londra sono accuratamente incise e differiscono solo leggermente. Alcune differenze testuali potrebbero essere dovute a una correzione di bozze dell’edizione Steiner, che Beethoven fece dopo aver inviato i modelli di incisione a Birchall e che non ebbe alcuna influenza sull’edizione inglese.
Dedica: Sull’arciduca Rodolfo, vedere Opus 58. – L’incisione originale inviata a Birchall non riporta alcuna dedica, così Ferdinand Ries si informò da Londra il 19 marzo 1816: „Soll das Trio [Op. 97] und die Sonate keinem dedicirt werden? wenigstens sollten Sie einen Freund durch die Dedication in die Unsterblichkeit hinein schmukeln, wenn es Ihnen sonst keinen Nutzen bringen kann“ (BGA 917). In una lettera dell’8 maggio 1816, Beethoven reagì a questo suggerimento di Ries che indicava sottilmente se stesso come dedicatario: „wegen den Dedicationen ein andermal – […] übrigens sollte sich mein lieber Schüler Ries hinsezen u. mir was tüchtiges dediciren, worauf den der Meister auch antworten wird u. gleiches mit gleichem vergelten“ (BGA 933). Poco dopo, Beethoven si rivolse a Charles Neate per una dedica che fu anche redditizia: „Perhaps you find some lover of musick, to whome the Trio, and the Sonate with the violin, Mr Ries had Sold to M.r Birchall or the Symphony arranged for harpsichord might be dedicated, and from whom there might be expected a present“ (BGA 937 del 18 maggio 1816). Questi tentativi inglesi rimasero senza risultato. – L’11 luglio 1816, Beethoven inviò all’arciduca Rodolfo una copia dell’edizione viennese appena apparsa, con le parole: „Ich darf wohl von ihrer Gnade für mich hoffen, daß sie der mir etwas frewentlich (jedoch bloß um der Überraschung willen) erlaubten hier beygefügten Dedication sonst keine Absicht beylegen, das Werk war für I.K.H. geschrieben oder vielmehr hat es ihnen seyn Daseyn zu danken, u. die Welt (die Musikalische) sollte nicht davon wißen?“ (BGA 947).
Prima esecuzione il 29 dicembre 1812 – Arciduca Rodolfo e Jacques Pierre Joseph Rode presso il principe Lobkowitz a Vienna. Secondo la corrispondenza tra Beethoven e Rodolfo, il concerto fu probabilmente ripetuto il 7 gennaio 1813 (BGA 606, 614, 615). Il 25 marzo 1814 si tenne al Teatro di Graz una “Akademie und Deklamatorium zum Vortheil der Armen“, in cui due virtuosi italiani di nome Scataneri e Seramondi eseguirono una „Große Sonate für Piano-Forte und Violin von Herrn Beethoven“ . Potrebbe trattarsi dell’ancora inedita Sonata per violino op.96 che Beethoven aveva inviato in manoscritto a Joseph von Varena (BGA 708).
Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it
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