Opus 92 Sinfonia n. 7 in la maggiore
I) Poco sostenuto – Vivace – II) Allegretto – III) Presto – IV) Allegro con brio
Opus 92 Sinfonia n. 7 in fa maggiore Op.92, dedicata al conte Mortiz von Fries, autunno 1811 – giugno 1812, pubblicata in partitura e a parti d’ orchestra (due fascicoli separati) a Vienna, Steiner, novembre 1816. GA. N. 7 (serie 1/7) – B. 92 – KH. 92 – L. III, pagina 239 – N. 92 – Thayer 169
Il manoscritto originale è conservato nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Gli abbozzi si trovano nel quaderno Petter, descritto dal Nottebohm, insieme con quelli dell’Ottava Sinfonia, ma un appunto del principio del secondo tempo è fra gli abbozzi per i Quartetti dell’op. 59, di alcuni anni prima. Orchestra: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, corni, 2 trombe, timpani, archi. Wagner ha chiamato questa sinfonia «l’apoteosi della danza». Senza soffermarsi troppo sulle sue considerazioni — connesse con la concezione del « dramma musicale dell’avvenire » in cui poesia, musica e arti figurative avrebbero dovuto fondersi per il conseguimento di una superiore significazione — si può dire che il ritmo qui è la sostanza stessa dell’espressione e che al suo trionfo, nella forma e nel carattere di ciascun tempo, ogni funzione armonica e melodica è subordinata.
La Settima Sinfonia si rivela legata alla Sesta che la precede di quattro anni e all’Ottava che la segue immediatamente, per qualche particolare punto di contatto; all’Ottava soprattutto per certe esaltazioni ritmiche, certi chiaroscuri improvvisi, bruschi, quasi crudi, certe asprezze di grido strumentale, certe espressioni che si potrebbero definire orgiastiche dei rispettivi Finali. Può paragonarsi anche, per il contrastante carattere espressivo dei primi due tempi, con l’Eroica (celebrazione di luce, gioia, potenza – ombra, dolore, accasciamento).
L’Allegretto poi ha in particolare con la Marcia funebre vari elementi formali di analogia: alternanza dell’espressione dolorosa dominante (minore) con altra consolatrice o comunque più serena in maggiore; introduzione di forme fugate come elemento di sviluppo, frazionamento melodico-strumentale del tema alla fine, con effetto di dispersione o di naturale esaurimento.
La prima esecuzione ebbe luogo l’8 dicembre 1813 nella grande sala dell’Università, in un concerto organizzato da Maelzel (il noto inventore del metronomo e di vari istrumenti musicali meccanici, nonché di certi primordiali apparecchi acustici che avrebbero dovuto facilitare a Beethoven le possibilità di udire) a beneficio dei soldati austriaci e bavaresi feriti nella battaglia di Hanau del 30-31 ottobre. Il programma comprendeva anche due marce: l’una di Dussek, l’altra di Pleyel, per la « tromba meccanica » (invenzione di Maelzel) con accompagnamento d’orchestra; infine un’altra novità di Beethoven, La battaglia di Vittoria, sinfonia militare in celebrazione della vittoria di Wellington in Spagna contro i Francesi: musica d’occasione, di carattere imitativo e descrittivo, che ebbe molto più successo della sinfonia.
L’introduzione (Poco sostenuto) è di più largo respiro e più organicamente connessa con il primo tempo che non nelle altre sinfonie. Nella Prima e nella Seconda infatti questa parte preliminare aveva avuto una funzione prevalentemente decorativa, quasi di pacifico preambolo all’azione sinfonica; nella Quarta, secondo una pratica haydniana e mozartiana approfondita da Beethoven, si era esplicata come elemento di contrasto; qui, invece, nonostante la differenza dei temi e del movimento, si manifesta già il carattere di quella solare celebrazione di cui poi tutto il Vivace seguente è pervaso, e che nel Presto finale giungerà al massimo dello splendore. (Diversa, per quanto rientrante sempre nel concetto generale di potenziamento espressivo del ritmo, è la fisionomia dei due tempi intermedi). Tipico è il passaggio dall’introduzione al primo tempo (Vivace) con la trasformazione e la crescente animazione ritmica, in seno a cui il tema principale viene gradatamente a formarsi. Il ritmo base è lo stesso introdotto già nel Finale del Quinto Concerto in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra e riapparirà anche nello Scherzo della Nona Sinfonia. Non è del resto stato creato da Beethoven; ma viene qui — come già nel suo campo quello fondamentale della Quinta Sinfonia — elevato ad elemento primario dell’espressione sinfonica; ed il suo martellamento, la sua pulsante insistenza, imprimono a tutto il tempo un suggello di specifica individualità.
Un accordo di la minore degli strumenti a fiato, richiamo di tristezza che si perde in lontananza, apre e chiude l’Allegretto, come a fissarne fatalmente i termini. Un ritmo pregnante, che ci riporta col pensiero a danze e figure metriche dell’antichità classica e nel quale si incarna una melodia di passione sconsolata, invade gradatamente l’orchestra, raggiunge una piena sonorità, decresce e muore. Segue negli strumenti a fiato, come una dolce preghiera, un’altra melodia, in maggiore, sostenuta dal ritmo originario per quanto non egualmente immedesimata in esso. Ma l’ultima sua frase, afferrata da un passo discendente e trascinata nelle sonorità più gravi, naufraga nella percossa del ritmo stesso che poi, risalendo, si ribatte negli ottoni e nei legni, come un imperioso richiamo all’elemento tragico; e nella nuova atmosfera d’ombra, con qualche cosa di più desolato nella gemente fluidità dei legni, la melodia principale torna a descrivere la sua parabola. Uno sviluppo fugato sulla base del ritmo, a cui si unisce come controsoggetto una figura di movimento dei violini, conduce all’ultima e più solenne celebrazione che rinnova ognora il suo tripudio. La perorazione s’innalza dal mormorio dei bassi come una voce panica, ingrossando man mano di nota in nota, di luce in luce, di sonorità in sonorità, e, richiamando da ogni parte gli elementi di slancio, li scaglia entro l’infuocato vortice della conclusione. L’appello ritmico fondamentale due volte ribattuto, come in principio, ma con un imperioso spostamento d’accentazione, tronca in ultimo l’incantesimo, riaffermandone tuttavia un’ultima volta, nell’indelebile impressione dell’attimo stesso in cui si arresta, l’impeto e lo splendore.
Lo Schering si richiama a scene del Wilhelm Meister di Goethe, con un riferimento incidentale anche al Faust — Primo tempo (Lib. V, cap. XII): Introduzione: Pomposa entrata dei fanciulli nella sala delle feste della compagnia degli attori. Vivace: Danza sfrenata di Mignon, con triangolo e tamburino — Secondo tempo (Lib. VIII, cap. VIII): Esequie di Mignon, nel canto alternato del coro e dei fanciulli — Terzo tempo (Lib. II, cap. XI): Philine parla della canzone Il pastore si abbigliava per la danza del Faust. «Beethoven dà in corrispondenza un quadro della piacevole danza sotto i tigli; e nel Trio dello stato d’animo di Faust durante la sua passeggiata-pellegrinaggio pasquale.» Quarto tempo (Lib. II, cap. X): Festino scapigliato della compagnia degli attori riuniti per il punch nella casa di Guglielmo.
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Opus 92 Sinfonia n. 7
Titolo ufficiale: Opus 92 Symphonie Nr. 7 (A-dur) Widmung: Moritz Johann Christian Graf von Fries NGA 1/4 und VII/8 (Klavierauszug) AGA 7 = Serie 1/7
Creazione e pubblicazione: Abbozzata attorno al settembre 1811 – aprile 1812 nell’album detto “Petter” dopo il completamento delle op. 113 e 117. La partitura autografa è datata “1812. 13 A[pril]” L’edizione originale in partitura e parti fu pubblicata nel novembre 1816 da Steiner & Comp, a Vienna. Per il tema del movimento lento Beethoven utilizzò un’idea musicale pensata per il 2° movimento del quartetto op.59 n.3 del 1806. Due passaggi di una lettera indicano il completamento della composizione al più tardi nel maggio 1812. Beethoven scrisse a Joseph von Varena a Graz l’8 maggio dello stesso anno: fur die kunfrige Akademie zum bestern der ehr würdigen Urselinerinnen verspreche ich ihnen sogleich eine ganz neue Sinfonie. […] und da ich jezt Gelegenheit habe, so soll die Copiatur keinen Heller kosten“ Intorno al 25 maggio riferì a Breitkopf & Härtel: „ich schreibe 3 neue sinfonien, wovon eine bereits vollendet“. Entro la metà del luglio 1812 il materiale per l’esecuzione manoscritta era terminato (BGA 587).
Edizioni Viennesi: la partitura e la riduzione per pianoforte appartengono al gruppo di 13 opere che Beethoven diede alla casa editrice Steiner nell’aprile 1815 per esser pubblicate (salvo che in Inghilterra). La partitura autografa era già in possesso di Steiner nel maggio 1815 (BGA 807). Fu la base per l’ incisione realizzata da Anton Diabelli che Beethoven esaminò e approvò con “Vide – bene – Beethoven”. Esiste una riduzione per pianoforte iniziata dal compositore stesso che si interrompe alla battuta 46 del primo movimento. (Vedere sul nostro sito Hess 96 – Trascrizione incompleta delle prime 46 battute della Sinfonia n. 7 op. 92, per pianoforte). Evidentemente nel febbraio 1815 fu convenuto che la riduzione per pianoforte fosse a cura dell’editore e poi corretta da Beethoven (BGA 780 del 1 febbraio 1815). La produzione dei brani a due e quattro mani fu infine affidata ad Anton Diabelli e completata prima dell’ottobre 1815 (BGA 847). Esiste anche una copia di un arrangiamento di Diabelli controllata da Beethoven, ma ciò si riduce ad un controllo superficiale e il testo differisce ancora dalla versione finale della sinfonia.
Il materiale per le prime esecuzioni fu utilizzato come modello per l’ incisione dell’ edizione originale in parti. Beethoven lo inviò all’editore nel gennaio 1816 (BGA 885f). Dopo che le prime stampe furono giunte a Beethoven, il compositore espresse il suo sgomento per il gran numero d’ errori: „Die Geschichte mit dieser Sinfonie ist mir sehr verdrießlich, da haben wir nun das Unheil! – weder die gestochnen Stimmen noch die Partitur sind Fehlerfrey, in die schon fertigen Exemplare müßen die Feier mit Tusch verbeßert werden, wozu Schlemmer zu brauchen, übrigens ist ein Verzeichniß aller Fehler ohne Ausnahme zu drucken, u. zu verschicken, der roheste Kopist hätte gerade die Partitur so geschrieben, wie sie jezt gestochen, ein d.g. [dergleichen] Fehlervolles mangelhaftes werk ist noch nicht von mir auf diese weise im Stich erschienen – das sind die Folgen von dem nicht korrigiren wollen, u. von dem mir es nicht vorher zur übersieht gegeben zu haben — +oder mich dran zu mahnen.+ dieselbigen Exemplare, welche ich jezt hier überschicke, sind mir nur mit den darnach verbesserten baldmöglichst zuzu-stellen, damit ich ihre Richtigkeit oder Unrichtigkeit einsehe – so bestraft sich der Eigensinn selbst u. unschuldige müßen mit darunter leiden – ich mag nichts mehr für mich von dieser geradbrechten verstümmelten sinfonie wißen. — Pfui teufel — + + ! so ist euch also wirklich der Grundsaz zuzuschreiben, daß ihr das publikum achtungsloß behandelt, u. dem Autor gewissen-loß seinen Ruhm schmälert!!!“ (BGA 991.)
Le prime bozze della partitura e delle parti presentano in effetti numerosi errori, che in le copie successive vennero corrette nelle lastre. Una copia della seconda fase della partitura, corretta a mano dal copista, si trova nella D-B con la nota di Tobias Haslinger „lezte Korrektur“. L’elenco degli errori più volte richiesto da Beethoven non è sopravvissuto (cfr BGA 992f, 1023). Circa l’acquisizione delle opp. 91-93 e i preparativi per la pubblicazione furono riportati da Steiner nell’ottobre 1815 nell’AmZ (17, 1815, 15 ottobre 1815, colonna 725; vedi Op. 91). – Nei vari arrangiamenti dell’op. 91 a pagina 1 è l’ „Pränumerations-Anzeige / auf / zwey neue grosse / SINFONIEN / (in A. und F. dur) / […]“ datato febbraio 1816, pubblicato anche il 6 marzo 1816 nella Wiener Zeitung e ripetuto più volte: „Der Nähme des genialischen Herrn van Beethoven bürgt gewißermassen schon für den hohen Werth der hier angekündigten zwey neuen grossen Sinfonien desselben. […] Um nun alle Freunde der Tonkunst in dem [!] Genüsse dieser herrlichen Kunstwerke, — welche wir käuflich als Eigenthum an uns gebracht — zu setzen, haben wir uns entschlossen, eben solche Ausgaben, wie bey dem bereits in unserm Verlage erschienenen mit dem seltensten Beyfall aufgenommenen Meisterwerke Beethovens, betitelt: Wellingtons Sieg – zu veranstalten, nämlich:
Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it
1) Vollständige Partitur 25 fl. 10 Fl. Augsb. Cour.
2) Vollständiges grosses Orchester in Auflagstimmen 30 fl. 12 –
3) In neunstimmiger Harmonie 20 fl. 8 –
4) In Quintett für 2 Violinen, 2 Violen und Violoncello 10 fl. 5-
5) In Trio für das Pianoforte, mit Violin und Violonzello 10 fl. 5-
6) Für das Pianoforte auf 4 Hände 10 fl. 5 –
7) Für das Pianoforte allein 6 fl. 3 -]
Sämmtlich diese Ausgaben werden unter der unmittelbaren Revision ihres Schöpfers: Herrn Ludwig von Beethoven, vollendet. – Wir werden keine Kosten sparren [!], um selbe dem innern Werthe angemessen auch im Aeussern schön und korrekt auszustatten, daher auch Stich, Papier und Druck derselbe wie bey der Ausgabe von Wellingtons Sieg seyn wird. Zur Beseitigung aller unrechtmässigen und unrichtigen Bearbeitungen werden wir alle diese obangeführten Bearbeitungen an ein und denselben Tag ausgeben. […] Die Pränumerazion bleibt bis zur Erscheinung der ersten Sinfonie offen, nachher tritt der erhöhte Ladenpreis ein. Die P. T. Herren Musikfreunde, welche mit Einsendung des Pränumerazions-Betrages bey Zeiten — auf ein oder die andere Ausgabe — directe an uns oder an die Ihnen nächstgelegenen Musikhandlungen des In- und Auslandes sich wenden, erhalten Exemplarien von den besten erstem Abdrücken. Bey Empfang der ersten Sinfonie, wird sogleich auf die Zweyte vorausbezahlt. Ungeachtet seit längerer Zeit bereits an dem Stiche dieser Werke gearbeitet wird, so können wir doch gegenwärtig noch nicht den Tag der Erscheinung bestimmen, welchen wir nachträglich durch die öffentlichen Zeitungen bekannt machen werden.“
Dedica: Moritz Johann Christian Graf von Fries. Dedica della riduzione per pianoforte: Verso la fine dell’anno 1814/15, Beethoven contattò la corte russa per ottenere l’approvazione della zarina Elisabeta Alexeevna circa la dedica della riduzione per pianoforte. Affidò il carteggio a un conoscente: „da man die große Sinfonie in A als eine der glücklichsten Produkte meiner schwachen Kräfte (sehr bescheiden aus-zudrüken) [ansieht] so würde ich mir die Freyheit nebst der der Polonaise [Op. 89] auch diese im Klawierauszuge Sr. Majestät vorzulegen – deutliche Auseinandersezung daß man Wohl was kann aber nichts will bey oder von der Rußischen Kaiserin“ (BGA 766). A quel tempo, la zarina e la sua corte erano a Vienna per il Congresso di Vienna. Aveva partecipato all’Accademia di Beethoven del 29 novembre 1814, e in seguito gli fece un generoso dono di denaro e gli chiese di suonare il piano per lei. Il desiderio di dedicarle la Polonaise op.89 e la riduzione per pianoforte della 7a sinfonia sono apparentemente reazioni dirette da parte di Beethoven alla generosità e all’invito della Zarina. La dedica ebbe ovviamente approvazione, perché il 20 gennaio 1816 Beethoven poté informare Ferdinand Ries che per l’edizione inglese della riduzione per pianoforte: „Die Sinfonie wird der Kaiserin von rußland gewidmet“ (BGA 879). A quanto pare però la questione non era ancora definita nel maggio; il 18 Beethoven chiese a Charles Neate a Londra di mediare „lover of musick, to whome the rio, and the Sonate with the violin, M1 Ries had Sold to M.r Birchall or the Symphony arram for harpsichord might be dedicated, and from whom there might be expected a prese (BGA 937). Come mostra l’edizione inglese, la dedica originale rimase inalterata.
Prima esecuzione presentata nelle accademie di beneficenza di Beethoven e Mälzel nella Wie Universitätssaal l’8 e 12 dicembre 1813 a beneficio dei feriti nella battaglia di Hanau (30/31 ottobre 1813). Recensioni: AmZ 16 (1814), 26 gennaio 1814, colonna 70f; Wiener Zeitung 20 dicembre 1813, pagina 1205; L’AmZ scrisse della prima rappresentazione nel 1814: „Vor allem verdiente die neue, zuerst genan Symphonie jenen grossen Beyfall und die ausserordentlich gute Aufnahme, die sie erhielt, h muss dies neuste Werk des Genies B.s selbst, und wol auch so gut ausgeführt hören, wie es 1 ausgeführt wurde, um ganz seine Schönheiten würdigen und recht vollständig geniessen zu k nen. Ref. hält diese Symphonie, nach zweymaligem Anhören — ohne dass ihr jene feste Dur führung und Verarbeitung der Hauptgedanken, die wir in den übrigen Werken dieses Meis: anzutreffen gewohnt sind, mangelte – für die melodiereichste, gefälligste und fasslichste ur allen B.sehen Symphonien. […] Das Andante (A moll) musste jedesmal wiederholt werden, t entzückte Kenner und Nichtkenner“.
Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it
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Per gentile concessione della Staatsbibliothek zu Berlin Preußischer Kulturbesitz)