Opus 78 Sonata in Fa diesis maggiore per pianoforte
I) Adagio cantabile – Allegro ma non troppo – II) Allegro assai
OPUS 78 – Sonata in Fa diesis maggiore per pianoforte, op. 78, Dedicata a Therese Brunswik, 1809, pubblicata a Lipsia, Breitkopf e Härtel, novembre 1810. GA. n. 147 (serie 16/24) – B. 78 – KH. 78 – L. III, p. 186 – N. 78 – T. 150
Il manoscritto originale è conservato nella Beethovenhaus (fondo Bodmer). Non se ne conoscono abbozzi. Scrive Czerny che Beethoven avrebbe detto una volta: «Si parla sempre della Sonata in do diesis minore, ma io ho in verità scritto di meglio. La Sonata in fa diesis maggiore è qualche cosa di diverso!».
Questo giudizio, a prima vista per lo meno curioso, potrebbe spiegarsi quando lo si riferisca alla particolare fisionomia della Sonata, intendendolo come riconoscimento di una ispirazione sui generis, non scaturita da un qualche stato d’animo tragico o passionale, ma ripiegata nel sentimento di una tenera familiare dolcezza o vivacità, nell’espressione del quale Beethoven abbia voluto probabilmente asserire di aver raggiunto un grado di particolare finezza.
Si parla spesso dell’amore di Beethoven per Therese Brunswik e di un conseguente progetto matrimoniale che il maestro stesso avrebbe poi lasciato cadere; si fa anche il nome della Brunswik tra quelli delle possibili destinatarie della lettera all’immortale amata. Sono note le incertezze che avvolgono ancora questa vicenda. Ma indipendentemente da ogni congettura del genere, ci sembra che la musica parli qui un suo linguaggio di grazia, anche se non immune da qualche momento di leggera ostinazione od opposizione dialettica; nel quale carattere si può riconoscere quella individualità che più d’uno scrittore ha voluto invece negarle; come iDe Lenz che la definisce un « opusculum (…) a cui ha lavorato la mano, ma non il genio di Beethoven» e D’Indy, che la descrive come «insipida».
Fra le altre varie sonate per pianoforte in due tempi scritte dal maestro, questa occupa un posto a sé distinguendosi da quelle giovanili dell’op. 49, dall’altra alquanto curiosa dell’op. 54 e naturalmente dalla monumentale ultima dell’op. 111; avvicinandosi forse, nel genere miniatura, per quanto sempre con rilevanti differenze, a quella dell’op. 90. Il primo tempo (Allegro ma non troppo), in cui particolarmente si concentra la espressione di tenerezza, è preceduto da una introduzione lenta di quattro battute (Adagio cantabile) legata ad esso, più che da rapporti tematici molto vaghi e discutibili, dalla congenialità espressiva.
Il secondo (Allegro vivace), più animato, si annuncia con un tema (spunto di ritornello secondo la forma di rondò) di concisione un po’ brusca, ricorrente sempre nel medesimo aspetto fra i volteggi dei vari intermezzi in note ribattute o legate a due a due con il carattere, potremmo dire, d’una gentile frivolezza; e soltanto alla fine si sviluppa brevemente dando forma alla conclusione.
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Titolo ufficiale: Opus 78 Sonate (Fis-dur) für Klavier Widmung: Therese Gräfin Brunsvik de Korompa NGA VII/4 AGA 147 = Serie 16/24
Origine e pubblicazione: La trascrizione autografa in bella copia, scritta da Vienna, è datata 1809. L’elenco della raccolta musicale dell’arciduca Rodolfo specifica la copia disponibile in una nota: “Sonata comp, im 8ber 1809 MS” (Brandenburg/Rudolph p. 156, vedi anche p. 166). L’edizione originale londinese fu pubblicata assieme all’op. 79 alla fine dell’ agosto 1810 da Clementi, Banger, Collard, Davis & Collard. L’edizione originale di Lipsia seguì verso il novembre da Breitkopf & Härtel. Le opere 73-81a e 82 nonché WoO 136, 137 e 139 furono oggetto di un accordo tra Beethoven e Muzio Clementi (probabilmente in occasione del suo soggiorno a Vienna dal 1808 al 1810) con lo scopo di far pubblicare le opere come edizioni originali a Londra e Lipsia o per esser pubblicate a Vienna. Il 19 settembre 1809 Beethoven scrisse, probabilmente in risposta a una richiesta di Breitkopf & Härtel: „ich geb mich nicht gern mit Klavier Solo Sonaten ab, doch verspreche ich ihnen einige“ (BGA 400). Er hielt sich an sein Versprechen, denn zu den am 4. Februar 1810 dem Verlag angebotenen Werken zählten auch „3 KlawierSoloSonaten [Op. 78, 79 e 81a] – Nb. wovon die 3te aus 3 stücken, Abschied, Abwesenheit, das widersehn besteht, welche man allein für sich heraus geben müste“ (BGA 423). Beethoven avrebbe proposto a Muzio Clementi, che acquistò le opere per l’Inghilterra all’inizio del 1810, che le due sonate op. 78 e 79 fossero pubblicate sotto un numero d’opera unico. (Clementi assegnò loro il numero di Opus 63). Il compositore scrisse a Breitkopf & Härtel nell’agosto del 1810: „was die zwei Sonaten angeht, so geben sie jede allein heraus, Oder wollen sie sie zusammen herausgeben, so sezen sie auf die aus dem g dur [Op. 79] Sonate facile Oder Sonatine, […] welches sie auch thun können im Fall sie sie zusammen herausgeben“ (BGA 469 del 24 settembre 1810).
Dedica: Therese Contessa Brunsvik de Korompa, nata il 27 luglio 1775 a Pressburg (Bratislava), morta nel 1830, sorella maggiore di Franz de Paula (1777-1849/50; vedere Op. 57), Josephine vedova Deym sposò Stateiberg ( 1779-1821; vedere WoO 74) e Charlotte (1782-1840/43). Tutti e quattro i fratelli Brunsvik erano amici intimi di Beethoven. Therese rimase celibe e negli anni successivi si dedicò a crescere i figli nello spirito di Johann Heinrich Pestalozzi, che aveva conosciuto in Svizzera nel 1808. Nel 1828 fondò il primo orfanotrofio ungherese a Ofen (sotto lo pseudonimo di “Angyalkert” — Engelsgarten), che sarebbe stato seguito da altri. Therese e sua sorella Josephine ricevettero lezioni di pianoforte da Beethoven nel 1799. In seguito alle due sorelle dedicò le variazioni a quattro mani WoO 74. Nell’elenco degli abbonati all’Op. 1 è anche chiamata “Comtesse Brunswick”. Prima esecuzione sconosciuta. Il 3 febbraio 1811, l’arciduca Rodolfo suonò in uno dei concerti in abbonamento organizzati dal principe Lobkowitz nel suo palazzo, „eine Sonate von Beethoven welche nicht lang war und sehr neue wenn auch nicht immer schöne Sätze enthielt“ come registrò Johann Nepomuk Chotek nel suo diario. Rita Steblin sospetta che potrebbe essere stata la Sonata op.78, piuttosto breve e relativamente nuova (Steblin/Chotek p. 125).
Abbozzi perduti. Trascrizione in bella copia dell’ opera: D-BNba, collezione H. C. Bodmer, HCB Mh 9. Datazione: “1809”. Titolo: foglio 1 recto “Sonata / 1809 / N= 2”. 8 fogli; foglio 1 recto titolo, 15 pagine di testo musicale. Carta: formato orizzontale, 22,5 x 31 cm, 8 righe. Provenienza: Verlagsarchiv Breitkopf & Härtel, Lipsia. — Hedwig von Holstein, nata Salomon, Lipsia. – Max Kalbeck, Vienna (Frimmel/Kalbeck p. 113 n. 3). – C. G. Boerner, Lipsia (Catalogo d’asta 92, maggio 1908, n. 11). – Collezione Wilhelm Heyer, Colonia (Kinsky/Heyer n. 219). – Karl Ernst Henrici & Leo Liepmannssohn, Berlino (Catalogo d’asta Heyer I, 6/7 dicembre 1926, n. 26). – Hans Conrad Bodmer, Zurigo. – Acquisito nel 1956.
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