Opus 35 Variazioni (15) con una Fuga, in mi bemolle maggiore per pianoforte
Opus 35 Variazioni (15) con una Fuga, in mi bemolle maggiore per pianoforte op. 35, dedicate al conte Moritz Lichnowsky, autunno 1802, pubblicate a Lipsia, Breitkopf e Härtel, agosto 1803. G.A. numero 163 (serie 17/2) – Bruers 35, – KH. 35, – L.II, pagina 198 – Nottebhom 35, – Thayer 100.
Queste Variazioni dovevano in un primo tempo essere dedicate all’abate Maximilian Stadler, musicista e compositore viennese, il quale, benché poco ammiratore, per le sue idee arretrate, dell’arte di Beethoven, era tuttavia con lui in un certo rapporto d’amicizia. Ma nella lettera dell’8 aprile 1803 il maestro chiese agli editori Breitkopf e Härtel di sostituirne il nome con quello del conte Moritz Lichnowsky. «Si tratta del fratello del principe Lichnowsky e solo di recente mi ha reso un favore che non mi aspettavo; ed io non ho, per il momento, altro modo di fargli cosa gradita».
Molte delle variazioni hanno un carattere prevalentemente ornamentale e rispondono ad intendimenti brillanti e concertistici. Ma non vi mancano certo elementi di originalità, come il gentile canone all’ottava della sesta, la levità degli arpeggi legati che avvolgono la semplice linea melodica dell’ottava, l’incisività dei pedali di dominante della nona, decima (tanto ruvidamente alterato qui col ritmo in do bemolle ribattuti: fortissimo in quattro ottave) e tredicesima, la desolata frase in minore della quattordicesima sulla traccia della figurazione del basso del tema trasportata nella riga superiore. La quindicesima (Largo 6/8) torna al modo maggiore presentando il tema nella sua genuina forma melodica in valori ingranditi, più fiorito e ricco di armonie, senza peraltro che l’elementare costituzione ed espressione ne vengano interiormente potenziate.
La Fuga a tre voci, che segue (basata, come avverrà nei due fugati del Finale della Sinfonia, sulle prime quattro note del basso), dimostra quale importanza Beethoven abbia qui voluto dare all’opera concludendo, sul modello di classici autori precedenti, il lavoro della fantasia con una severa forma costruttiva coronata ancora (e più nello spirito di solennità festosa delle ultime pagine della Sinfonia) da una ulteriore magnificazione del tema melodico.
Il manoscritto è conservato nell’archivio della Beethovenhaus (fondo Bodmer). Parecchi abbozzi, frammisti a qualche spunto tematico delle Variazioni op. 34, cui al numero precedente, si trovano nel quaderno Kessler fra quelli delle Sonate op. 30 n. 1 per pianoforte e violino e op. 31 n. 1 per pianoforte. Altri vari abbozzi sono contenuti nel quaderno Wielhorsky. Dell’importanza che Beethoven attribuiva anche a questa sua composizione fa fede il passo della lettera a Breitkopf e Härtel già riportato nel numero precedente a proposito dell’ op. 34.
L’opera ci si presenta come un lavoro preliminare per il Finale della Sinfonia Eroica, del quale ha non soltanto il tema base, introdotto del resto già da Beethoven, in forme più semplici, nel Finale delle Creature di Prometeo (n. 288, XVI) e nella raccolta delle Dodici Contraddanze per due violini e basso (n. 295), ma la stessa maniera di presentazione iniziale con il semplice basso «a due, a tre, a quattro» cioè con progressivo aumento di parti contrappuntistiche, passando da una formazione elementare ad altre più complesse: come una introduzione da cui infine sboccia il tema vero e proprio nella sua realizzazione melodica.
Origine e pubblicazione: abbozzate nell’estate / autunno 1802. Un autografo fu inviato come modello per l’ incisore all’editore Breitkopf & Haertel di Lipsia. L’edizione originale apparve nell’agosto 1803. Non è certo che Beethoven avesse già completato la composizione quando offrì l’opera all’editore nell’ottobre 1802 (BGA 108); Per quanto riguarda gli schizzi conservati alla fine del quadeno “Keßler” – e all’inizio del “Wielhorsky”, rimandiamo agli studi di Sieghard Brandenburg / Keßler Vol. 1 pp. 33f, Kunze / Op35 e Reynolds / Op35.
Il tema è tratto delle Variazioni WoO 14, danza numero 7. Contestualmente nel 1803 Beethoven cominciò nuovamente a lavorare su questo tema adattandolo per il finale della 3a Sinfonia op.55.
Per le trattative con l’ editore Breitkopf & Härtel di Lipsia, vedere quanto detto per l’ op. 34. Nel marzo 1803 entrambi i due cicli di variazioni furono probabilmente già incisi (BGA 128 e 141), secondo i libri mastri dell’editore, l’ op. 34 in aprile, mentre l’ op. 35 non fu stampata almeno sino all’ agosto dello stesso anno.
Per quanto riguarda il numero totale delle variazioni, sembrerebbe che Beethoven inizialmente ne offrì 30, numero corretto poi in 38, (BGA 123, vedere op. 34), ma poi inviò un manoscritto contenente “solo” 15 variazioni. Kaspar Karl van Beethoven scrisse di “24 variazion”i in due lettere del febbraio e del marzo 1803 (BGA 127 e 129). Alla richiesta di Breitkopf & Härtel di “informarci del numero per mezzo posta” (BGA 128), Beethoven scrisse la seguente risposta: “In rispetto
Gli editori non accolsero il desiderio di Beethoven di riportare sul frontespizio l’ origine del tema „bey den großen Variationen ist noch Vergessen worden» daß das Thema davon aus einem von mir kompomrien allegorischen balllet (Op, 43) nemlich: Prometheus oder italienisch Prometeo, welches hatte auf das Titelblatt kommen sollen und wenn es möglich ist, bitte ich sie noch darum» d.h. im fall sie noch nicht herausgekommen, müste das titelblatt geändert werden“; (BGA 140) (“con le grandi variazioni si è dimenticato che il tema è tratto da un balletto allegorico che ho composto: Prometheus , o Prometeo, come si dice in italiano, che avrebbe dovuto essere riportato sul frontespizio; se fosse possibile, se le (variazioni) non fossero ancora uscite, detto frontespizio dovrebbe essere cambiato”; (BGA 140).
Dedica: Moritz Graf von Lichnowsky, nato il 17 ottobre 1771 a Vienna (battezzato), e deceduto ivi il 17 marzo 1837, Fratello della contessa Henriette von Lichnowsky (vedi op.51 n. 2) e il principe Karl von Lichnowsky (vedi op. 1), che fu anche amico e patrono di Beethoven. Musicalmente attivo come pianista (presumibilmente studente di Mozart, come suo fratello) e compositore, di Lichnowsky sono documentate delle variazioni per pianoforte su “Nel cor piü non mi sento” da “Ia Molinara” di Paisiello, stampate nel 1796 (edizione di Johann Tragg a Vienna, senza VN o PN, vedi Weinmann / Traeg p. 19). Beethoven potrebbe aver conosciuto Moritz von Lichnowsky nella casa di suo fratello Karl. Nella lista degli abbonamenti per l’op. 1 di Beethoven, Moritz von Lichnowsky è in elenco come sottoscrittore di con due copie.
La prima menzione postuma è di Anton Schindler, che, secondo la testimonianza di Moritz von Lichnowsky, afferma che Beethoven e Lichnowsky si recarono spesso dall’inviato francese a Vienna, il generale Bernadotte, nel 1798 (Schindler / Beethoven 1840 p. 55, TDR II p. 64) .
[Da Biamonti Giovanni – Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven comprese quelle inedite e gli abbozzi non utilizzati, Torino, ILTE 1968]
Titolo ufficiale: Opus 35 15 Variationen (Es-dur) mit einer Fuge über ein eigenes Thema für Klavier Widmung: Moritz Graf von Lichnowsky NGA VII/5 AGA 163 = Serie 17/2 Beinamen: Eroica-Variationen, Prometheus-Variationen
Origine e pubblicazione: Schizzate nell’estate/autunno del 1802. La trascrizione dell’opera autografa fu inviata a dicembre dello stesso anno come modello per l’incisione agli editori Breitkopf & Härtel di Lipsia. L’edizione originale apparve nell’agosto 1803. È dubbioso che Beethoven avesse già completato la composizione quando offrì l’opera all’editore nell’ottobre 1802 (BGA 108); Per i tantissimi schizzi scritti alla fine del “Keßler” e all’inizio del taccuino “Wielhorsky” vedere gli studi in Brandenburg/Keßler Vol. 1 p.33f, Kunze/Op35 e Reynolds/Op35. Il tema delle variazioni op.35 deriva dal finale (n.16) delle musiche scritte per „Die Geschöpfe des Prometheus“ op. 43 di fine 1800/inizio 1801. Beethoven lo utilizzò una seconda volta tra la fine del 1801 e l’inizio del 1802 per la contraddanza WoO 14 No. 7. Nel 1803 utilizzò nuovamente il tema nel finale della Terza Sinfonia, Op. 55. Per le trattative editoriali con Breitkopf & Härtel a Lipsia, vedere op. 34. Nel marzo 1803 entrambi i cicli di variazioni erano già probabilmente incisi (BGA 128 e 141), secondo i libri stampati dell’editore l’ op. 34 in aprile e l’ op. 35 stampata nell’ agosto. Per quanto riguarda il numero delle variazioni, deve esser accaduta la stessa confusione che si generò per l’ Opus 34. Beethoven inizialmente offrì 30 variazioni (corrette da ben 38!, BGA 123, vedere Op. 34), ma poi inviò un manoscritto che contava solo 15 variazioni. In due lettere del febbraio e del marzo 1803, Kaspar Karl van Beethoven parlò di 24 variazioni (BGA 127 e 129). Alla richiesta di Breitkopf & Härtel di „uns hierüber mit umgehender Post gefällig aufzuklären“ (BGA 128) Beethoven risposte personalmente in questo modo: „in Ansehung der Variationen, daß sie glauben daß nicht so viel seyen [Breitkopf nannte 15], ist wohl ein Irr-thum, nur konnten sie nicht so angezeigt werden, wie z.B. in den großen, wo die Variationen zu-sammengesch[m]olzen sind im adagio, und die Fuge freylich keine Variation genennt werden kann, so wie auch der Eingang von diesen großen Variationen, welcher wie sie selbst schon gesehen mit dem Baß des themas anfängt, dann zu 2 zu 3 und zu vier Stimmen endlich wird und dann erst das thema kömmt, welches man wieder keine Variation nennen kann etc“
Beethoven non corresse l’affermazione di suo fratello e Ferdinand Ries che scrisse in seguito a Nikolaus Simrock „24 große Variationen“ (BGA 152) Gli editori non assecondarono il desiderio di Beethoven di nominare l’origine del tema nel titolo dell’edizione: „bey den großen Variationen ist noch Vergessen worden, daß das Thema davon aus einem von mir komponirten allegorischen Ballet [Op. 43] nemlich: Prometheus oder italienisch prometeo, welches hätte auf das Titelblatt kommen sollen und wenn es möglich ist, bitte ich sie noch darum, d.h. im fall sie noch nicht herausgekommen, müste das Titelblatt geändert werden“; BGA 140). Inoltre, nonostante il suo espresso desiderio, probabilmente non ricevette alcuna copia di prova (BGA 140).
Il 12 febbraio 1803, Kaspar Karl van Beethoven inviò le dediche a Breitkopf & Härtel da apporre sui frontespizi dell’ op. 34 e 35. Da quanto risulta, l’ op. 35 dovrebbe dovuto esser dedicata all’ Abate Maximilian Stadler (BGA 127). Tuttavia Beethoven revocò la dedica l’8 aprile 1803 con queste e parole: „überhaupt würden sie mir eine große Gefälligkeit erweisen, wenn sie die dedjcation an abbe Stadler auf den großen Variationen ganz weglaßen wollten, und statt deßen diese, die ich hier beyfüge, machen Wollten nemlich; dediees etc A Monsieur le Comte Maurice Lichnowsky. Er ist der Bruder des fürsten Lichnowski. und hat mir erst kürzlich eine unerwartete Gefälligkeit erzeigt, und anders habe ich keine Gelegenheit jezt ihm etwas angenehmes zu erzeigen“ (BGA 133).
“In generale mi farebbe un grande favore se potesse omettere completamente la dedica all’abate Stadler sulle grandi variazioni, e se potesse mettere le seguenti parole di dedica: dediées etc A Monsieur le Comte Maurice Lichnowsky. È il fratello del principe Lichnowsky e solo di recente mi ha fatto un favore inaspettato, altrimenti non avrei altra possibilità di dimostrargli la mia riconoscenza ”(BGA 133). Non si sa che tipo di favore sia stato. Nel 1814 Beethoven invitò Moritz von Lichnowsky a partecipare a una riunione con il bassista Karl Friedrich Weinmüller, che riguardava una delle accademie di Beethoven, o forse anche la ripresa del “Fidelio” (BGA 686; per la ripresa di “Fidelio”) vedere anche BGA 695). Quando il pianista Thomas Broadwood diede a Beethoven un pianoforte a coda a fine 1817, Beethoven chiese aiuto a Moritz von Lichnowsky per ottenere un’esenzione dai dazi doganali per l’importazione dello strumento (BGA 1238), che gli fu effettivamente concessa (vedi Wiener Zeitung, 8 giugno 1818, p. 509). Nel 1823 e nel 1824 il nome Moritz von Lichnowsky si trovava sempre più spesso nei libri di conversazione di Beethoven. Durante questo periodo cercò di convincere Beethoven a comporre un’altra opera (vedi progetti di opere e di oratori). Nel febbraio 1823, Beethoven discusse anche con Lichnowsky dei suoi progetti per comporre una messa per l’imperatore Francesco I al fine di ottenere possibilmente il posto vacante di compositore di corte (vedi BKh 2 p. 355f e BGA 1578). Nella primavera del 1823 Beethoven e Lichnowsky gareggiarono per lo stesso appartamento per il soggiorno estivo a Hetzendorf (BKh 3 p. 221, 244f e 249 nonché BGA 1640). Moritz von Lichnowsky si informò regolarmente sullo stato di avanzamento della composizione della 9a sinfonia. Fu significativamente coinvolto nei preparativi per il concerto del 7 maggio 1824, ma si ritirò a causa delle molteplici difficoltà di organizzazione del concerto.
Oltre all’op. 35, nel 1815 fu dedicata a Moritz von Lichnowsky la Sonata per pianoforte op.90 1 e lo scherzo canonico WoO 183, come prova di amicizia reciproca.
La prima esecuzione non è nota, Beethoven suonò le Variazioni op.34 e 35, direttamente dal manoscritto a Georg August Griesinger nel dicembre 1802 (BGA 120).
Abbozzi conservati in A-Wgm, A34 (“Keßler”), pagine 82v-88v e 89. Data: giugno / luglio 1802 (Brandenburg / Keßler p. 150, forse fino all’autunno (Revnolds / Op35 p. 71 f), Facsimile e trascrizione: Brandenburg / Keßler. RUS-Mcm, F. 155 n ° 1 (“Wielhorskv”), pagg. 12-14 e 22-43. Data: autunno 1802, facsimile e trascrizione: Fisman / Wielhorsky.
Gli abbozzi saranno trattati in un articolo appositamente creato per il Centro Ricerche Musicali www.lvbeethoven.it
Opus 35 fa parte del progetto “La ricerca diventa Arte”
Una nuova vita per le opere sconosciute di Ludwig van Beethoven: Un’ esplorazione artistica a cura del pianista maestro Giuseppe Bruno
Le musiche ed i testi di questa pagina sono stati curati da Giuseppe Bruno . Chi volesse contattare il curatore, lo può fare tramite il nostro modulo di contatto.